Supraventricular tachycardias are a condition frequently encountered in childhood, from the fetal era to adolescence. They have varied onsets, with specific symptoms in the various age groups. However, the clinic alone is not enough to make a definitive diagnosis: an accurate and in-depth collection of the history of the disease is essential, and of course the same electrocardiography recorded during a crisis. The fundamental importance is the strict control of the trend: a child in antiarrhythmic therapy must be visited frequently, and the ECG must be performed equally frequently; the same echocardiography, although not necessary for the discrimination between the numerous forms of arrhythmia, appears to have a key role in the early detection of possible cardiac dysfunctions, and in their monitoring. Finally, the Holter ECG becomes, in the child above all, a fundamental resource both in the diagnosis and in the stratification of the risk. A peculiar characteristic of some of these arrhythmias is the possibility of experiencing spontaneous regression: analyzing the literature it has been possible to notice that regression is more frequent the more a tachycardia has an early onset. This finding is fundamental in the management of the patient: in fact, after cardioversion, antiarrhythmic prophylaxis must be continued for at least 1 year even in the absence of recurrence, both for the child's inability to manifest the appearance of arrhythmias, and for the known ability of the therapy to favor the regression of the accessory pathway. In case of incessant TSV, more than in the risks related to the arrhythmia itself, the relationship of antiarrhythmic prophylaxis consists in the prevention of the development of tachycardiomyopathy with dilation of the left ventricle and reduction of the contractual capacity, serious but avoidable with antiarrhythmic drugs often very well known. A final point to consider is the progressively dominant role that the qualification has assumed. Currently in treatment of a safe and very often curative intervention, as it is able to eliminate the anatomical substrate underlying the pathology. However, the doubt remains on the timing with which the pediatric patient submits an intervention report, a cause both of the aforementioned possibility of spontaneous regression, and of the greater procedural risk in subjects with reduced body surface area and more difficult vascular access. The aim of this study was to evaluate the risk of recurrence in pediatric TSV forms according to age of onset, duration and type of prophylactic therapy, and then to evaluate which forms have an indication for ablation already in pediatric age.

Le tachicardie sopraventricolari sono un’affezione di frequente riscontro durante l’infanzia, dall’epoca fetale all’adolescenza. Hanno presentazioni spesso variegate, con sintomi specifici nelle varie fasce di età. Ciononostante la sola clinica non è sufficiente per formulare una diagnosi definitiva: sono essenziali una corretta e approfondita raccolta della storia di malattia, e naturalmente l’esame elettrocardiografico registrato durante una crisi. Di importanza fondamentale è lo stretto controllo dell’andamento: un bambino in terapia antiaritmica deve essere visitato frequentemente, e altrettanto frequentemente va eseguito l’ECG; l’esame ecocardiografico, pur non necessario per la discriminazione tra le numerose forme di aritmia, risulta avere un ruolo chiave nell’individuazione precoce di eventuali disfunzioni cardiache, e nel loro monitoraggio. Infine l’Holter ECG diventa, nel bambino soprattutto, una risorsa fondamentale sia nella diagnosi che nella stratificazione del rischio. Una caratteristica peculiare di alcune di queste aritmie è la possibilità di andare incontro a regressione spontanea: analizzando la letteratura si è riusciti a notare che tale regressione è tanto più frequente quanto più una tachicardia ha esordio precoce. Questa consapevolezza risulta fondamentale nella gestione del paziente: infatti, dopo la cardioversione, la profilassi antiaritmica deve essere proseguita per almeno 1 anno anche in assenza di recidive, sia per l’incapacità del bambino di manifestare la comparsa di aritmie, che per la nota capacità della terapia di favorire la regressione della via accessoria. In caso di TSV incessanti, più che nei rischi connessi all’aritmia in sé stessa, la ratio della profilassi antiaritmica consiste nella prevenzione dello sviluppo di tachicardiomiopatia con dilatazione del ventricolo sinistro e riduzione della capacità contrattile, situazioni gravi ma evitabili con farmaci antiaritmici ormai molto ben conosciuti. Un ultimo punto da considerare è il ruolo progressivamente dominante che ha assunto l’ablazione. Attualmente di tratta di un intervento sicuro e molto spesso curativo, in quanto in grado di eliminare il substrato anatomico alla base della patologia. Tuttavia resta il dubbio sulla tempistica con cui sottoporre il paziente pediatrico a tale intervento, a causa sia della già citata possibilità di regressione spontanea, che del maggior rischio procedurale in soggetti con superficie corporea ridotta e conseguente accesso vascolare più difficile. Lo scopo di questo studio è stato valutare il rischio di recidiva nelle forme di TSV pediatriche in funzione dell’età di insorgenza, della durata e del tipo di terapia profilattica, e in seguito valutare quali forme hanno l’indicazione all’ablazione già in età pediatrica.

Tachicardie sopraventricolari in età pediatrica: valore dell'età di esordio nell'iter diagnostico e nella prognosi

MANGIACAVALLO, FRANCESCO
2019/2020

Abstract

Supraventricular tachycardias are a condition frequently encountered in childhood, from the fetal era to adolescence. They have varied onsets, with specific symptoms in the various age groups. However, the clinic alone is not enough to make a definitive diagnosis: an accurate and in-depth collection of the history of the disease is essential, and of course the same electrocardiography recorded during a crisis. The fundamental importance is the strict control of the trend: a child in antiarrhythmic therapy must be visited frequently, and the ECG must be performed equally frequently; the same echocardiography, although not necessary for the discrimination between the numerous forms of arrhythmia, appears to have a key role in the early detection of possible cardiac dysfunctions, and in their monitoring. Finally, the Holter ECG becomes, in the child above all, a fundamental resource both in the diagnosis and in the stratification of the risk. A peculiar characteristic of some of these arrhythmias is the possibility of experiencing spontaneous regression: analyzing the literature it has been possible to notice that regression is more frequent the more a tachycardia has an early onset. This finding is fundamental in the management of the patient: in fact, after cardioversion, antiarrhythmic prophylaxis must be continued for at least 1 year even in the absence of recurrence, both for the child's inability to manifest the appearance of arrhythmias, and for the known ability of the therapy to favor the regression of the accessory pathway. In case of incessant TSV, more than in the risks related to the arrhythmia itself, the relationship of antiarrhythmic prophylaxis consists in the prevention of the development of tachycardiomyopathy with dilation of the left ventricle and reduction of the contractual capacity, serious but avoidable with antiarrhythmic drugs often very well known. A final point to consider is the progressively dominant role that the qualification has assumed. Currently in treatment of a safe and very often curative intervention, as it is able to eliminate the anatomical substrate underlying the pathology. However, the doubt remains on the timing with which the pediatric patient submits an intervention report, a cause both of the aforementioned possibility of spontaneous regression, and of the greater procedural risk in subjects with reduced body surface area and more difficult vascular access. The aim of this study was to evaluate the risk of recurrence in pediatric TSV forms according to age of onset, duration and type of prophylactic therapy, and then to evaluate which forms have an indication for ablation already in pediatric age.
2019
Supraventricular tachycardias in paedriatric age: importance of the age of onset for diagnosis and prognosis
Le tachicardie sopraventricolari sono un’affezione di frequente riscontro durante l’infanzia, dall’epoca fetale all’adolescenza. Hanno presentazioni spesso variegate, con sintomi specifici nelle varie fasce di età. Ciononostante la sola clinica non è sufficiente per formulare una diagnosi definitiva: sono essenziali una corretta e approfondita raccolta della storia di malattia, e naturalmente l’esame elettrocardiografico registrato durante una crisi. Di importanza fondamentale è lo stretto controllo dell’andamento: un bambino in terapia antiaritmica deve essere visitato frequentemente, e altrettanto frequentemente va eseguito l’ECG; l’esame ecocardiografico, pur non necessario per la discriminazione tra le numerose forme di aritmia, risulta avere un ruolo chiave nell’individuazione precoce di eventuali disfunzioni cardiache, e nel loro monitoraggio. Infine l’Holter ECG diventa, nel bambino soprattutto, una risorsa fondamentale sia nella diagnosi che nella stratificazione del rischio. Una caratteristica peculiare di alcune di queste aritmie è la possibilità di andare incontro a regressione spontanea: analizzando la letteratura si è riusciti a notare che tale regressione è tanto più frequente quanto più una tachicardia ha esordio precoce. Questa consapevolezza risulta fondamentale nella gestione del paziente: infatti, dopo la cardioversione, la profilassi antiaritmica deve essere proseguita per almeno 1 anno anche in assenza di recidive, sia per l’incapacità del bambino di manifestare la comparsa di aritmie, che per la nota capacità della terapia di favorire la regressione della via accessoria. In caso di TSV incessanti, più che nei rischi connessi all’aritmia in sé stessa, la ratio della profilassi antiaritmica consiste nella prevenzione dello sviluppo di tachicardiomiopatia con dilatazione del ventricolo sinistro e riduzione della capacità contrattile, situazioni gravi ma evitabili con farmaci antiaritmici ormai molto ben conosciuti. Un ultimo punto da considerare è il ruolo progressivamente dominante che ha assunto l’ablazione. Attualmente di tratta di un intervento sicuro e molto spesso curativo, in quanto in grado di eliminare il substrato anatomico alla base della patologia. Tuttavia resta il dubbio sulla tempistica con cui sottoporre il paziente pediatrico a tale intervento, a causa sia della già citata possibilità di regressione spontanea, che del maggior rischio procedurale in soggetti con superficie corporea ridotta e conseguente accesso vascolare più difficile. Lo scopo di questo studio è stato valutare il rischio di recidiva nelle forme di TSV pediatriche in funzione dell’età di insorgenza, della durata e del tipo di terapia profilattica, e in seguito valutare quali forme hanno l’indicazione all’ablazione già in età pediatrica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/11881