The scope of this master thesis is the concept of fiction in aesthetics, approached from the perspective of ontology of art and through a discussion of Mimesis as Make-Believe, by K. Walton. Contrary to the paradigm that identifies mimesis as imitation, Walton states that works of art can be recognised by a common role in make-believe, which makes artworks props in imaginative activities and entails a new concept of mimesis, as production of meaning. The first chapter focuses on philosophical premises of make-believe theory, namely Art and Illusion by E. Gombrich, and the debate that follows. After analysing the roots of K. Walton’s work, the theory of make-believe is summarised in the second chapter, with a deep focus on the viewer’s role in shaping aesthetics experiences. The following chapters deal with the weaknesses of Walton’s work, more specifically the participation of viewers in aesthetic fruition. These limits arise both from critiques within ontology of art (Carroll), and from a comparison with other philosophical currents (Sartre, Ingarden). Nonetheless, the latter comparison reveals the productive meaning of imagination involved in aesthetic activities, opposing the paradigm of imagination as merely reproductive.

L’oggetto di studio di questo lavoro di tesi è il concetto di finzione in estetica, osservato in una prospettiva di ontologia dell’arte e a partire da una discussione critica di Mimesi come far finta di K. Walton. Contrariamente all’identificazione della mimesi con l’imitazione del reale, il criterio individuato da Walton nel riconoscimento dell’arte consiste in un comune ruolo nel far finta, che qualifica le opere in quanto supporti ad attività immaginative e determina una nozione di mimesi nuova e corrispondente a una produzione di senso. Nel primo capitolo si rintracciano le premesse teoriche del far finta delle opere, che corrispondono alla pubblicazione di Arte e illusione, di E. Gombrich; a seguito della ricostruzione del contesto teorico, nel secondo capitolo è sintetizzata la teoria del far finta di Walton, con un particolare interesse per il ruolo dello spettatore nella costruzione dell’esperienza estetica. I limiti del lavoro di Walton, soprattutto nella caratterizzazione della partecipazione del fruitore, sono messi in luce attraverso critiche provenienti dalla filosofia dell’arte (Carroll), come anche dal confronto con altre tradizioni filosofiche (Ingarden, Sartre), esaminate nei restanti capitoli. Da tale confronto risulta tuttavia rimarcato il carattere produttivo, e non riproduttivo dell’immaginazione coinvolta nella creazione e nella fruizione estetica, che sta al cuore della proposta del finzionalismo di Walton.

"Mimesi come far finta": finzione e opera d’arte in K. Walton

SCHILLACI, TERESA
2020/2021

Abstract

The scope of this master thesis is the concept of fiction in aesthetics, approached from the perspective of ontology of art and through a discussion of Mimesis as Make-Believe, by K. Walton. Contrary to the paradigm that identifies mimesis as imitation, Walton states that works of art can be recognised by a common role in make-believe, which makes artworks props in imaginative activities and entails a new concept of mimesis, as production of meaning. The first chapter focuses on philosophical premises of make-believe theory, namely Art and Illusion by E. Gombrich, and the debate that follows. After analysing the roots of K. Walton’s work, the theory of make-believe is summarised in the second chapter, with a deep focus on the viewer’s role in shaping aesthetics experiences. The following chapters deal with the weaknesses of Walton’s work, more specifically the participation of viewers in aesthetic fruition. These limits arise both from critiques within ontology of art (Carroll), and from a comparison with other philosophical currents (Sartre, Ingarden). Nonetheless, the latter comparison reveals the productive meaning of imagination involved in aesthetic activities, opposing the paradigm of imagination as merely reproductive.
2020
"Mimesis as Make-Believe": Fiction and Artwork in K. Walton
L’oggetto di studio di questo lavoro di tesi è il concetto di finzione in estetica, osservato in una prospettiva di ontologia dell’arte e a partire da una discussione critica di Mimesi come far finta di K. Walton. Contrariamente all’identificazione della mimesi con l’imitazione del reale, il criterio individuato da Walton nel riconoscimento dell’arte consiste in un comune ruolo nel far finta, che qualifica le opere in quanto supporti ad attività immaginative e determina una nozione di mimesi nuova e corrispondente a una produzione di senso. Nel primo capitolo si rintracciano le premesse teoriche del far finta delle opere, che corrispondono alla pubblicazione di Arte e illusione, di E. Gombrich; a seguito della ricostruzione del contesto teorico, nel secondo capitolo è sintetizzata la teoria del far finta di Walton, con un particolare interesse per il ruolo dello spettatore nella costruzione dell’esperienza estetica. I limiti del lavoro di Walton, soprattutto nella caratterizzazione della partecipazione del fruitore, sono messi in luce attraverso critiche provenienti dalla filosofia dell’arte (Carroll), come anche dal confronto con altre tradizioni filosofiche (Ingarden, Sartre), esaminate nei restanti capitoli. Da tale confronto risulta tuttavia rimarcato il carattere produttivo, e non riproduttivo dell’immaginazione coinvolta nella creazione e nella fruizione estetica, che sta al cuore della proposta del finzionalismo di Walton.
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