Nell’elaborato si affronta la tematica dei beni culturali di interesse religioso. Nel Capitolo I si ricostruisce la disciplina prevista dal diritto canonico universale, soffermandosi sul Codex Iuris Canonici del 1917, rispetto al quale si constata che le norme inerenti alla materia sono frammentarie e disorganiche. Successivamente si tratta del Concilio Vaticano II, che ha posto le premesse per un approfondito e rinnovato approccio alla tematica e ha fatto emergere la necessità di una nuova legislazione universale volta alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio della Chiesa. Si parla poi della lettera circolare Opera Artis, considerata quasi una magna charta in materia di beni culturali. Si rivolge poi l’attenzione al Codex Iuris Canonici del 1983, tuttora vigente, che prevede in materia di beni culturali poche norme che si modellano per lo più sulla precedente legislazione pio-benedettina, non tenendo conto dei mutamenti sociali e culturali intervenuti. Successivamente si tratta del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium del 1990, che costituisce la più recente normativa canonica codificata e che è caratterizzata da una grande affinità con il codice latino. Nell’ultimo paragrafo si prende in considerazione l’operato della Pontificia Commissio de patrimonio artis et historiae conservando, cui era attribuito il compito di presiedere alla tutela del patrimonio storico della Chiesa. Tale Commissione è stata poi trasformata nella Pontificia Commissio de Ecclesiae bonis culturalibus, di cui vengono illustrati i documenti prodotti. Per una migliore tutela dei beni culturali di interesse religioso è necessario sviluppare una collaborazione con le autorità civili stipulando accordi di carattere pattizio da affiancare alla legislazione unilaterale. Proprio in quest'ottica si vuole prendere in considerazione nel Capitolo II lo sviluppo della disciplina concordataria in Italia, partendo dai Patti Lateranensi del 1929 e proseguendo con l’articolo 9 della Costituzione, in cui si sono fatte spazio nuove prospettive nella tutela dei beni culturali. Questo ha posto le basi per l’Accordo di Villa Madama del 1984, di cui bisogna prendere in considerazione l'articolo 12, analizzandone i singoli commi. Si risponde poi a due quesiti: se con il nuovo articolo 12 si crei una nuova res mixta e quali siano i soggetti che devono collaborare per tutela del patrimonio storico-artistico. Si prendono infine in considerazione le intese finora stipulate in materia di beni culturali: l'intesa del 1996, relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche; l'Intesa del 2000 su archivi e biblioteche e l'Intesa del 2005, che sostituisce l'Intesa del 1996. Il sistema concordatario italiano costituisce un caso emblematico del rapporto tra Stato e Chiesa, ma si ritiene opportuno nel Capitolo III considerare anche le disposizioni in materia di beni culturali previste nei concordati stipulati con altri Paesi. Nell'ultima parte della tesi si fa poi un confronto tra l'esperienza concordataria italiana e quella degli altri Paesi in materia di beni culturali.

I BENI CULTURALI DI INTERESSE RELIGIOSO NELL'ORDINAMENTO CANONICO E NELLA RECENTE PRASSI CONCORDATARIA DELLA SANTA SEDE

ZANINETTI, MICHELA
2017/2018

Abstract

Nell’elaborato si affronta la tematica dei beni culturali di interesse religioso. Nel Capitolo I si ricostruisce la disciplina prevista dal diritto canonico universale, soffermandosi sul Codex Iuris Canonici del 1917, rispetto al quale si constata che le norme inerenti alla materia sono frammentarie e disorganiche. Successivamente si tratta del Concilio Vaticano II, che ha posto le premesse per un approfondito e rinnovato approccio alla tematica e ha fatto emergere la necessità di una nuova legislazione universale volta alla tutela, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio della Chiesa. Si parla poi della lettera circolare Opera Artis, considerata quasi una magna charta in materia di beni culturali. Si rivolge poi l’attenzione al Codex Iuris Canonici del 1983, tuttora vigente, che prevede in materia di beni culturali poche norme che si modellano per lo più sulla precedente legislazione pio-benedettina, non tenendo conto dei mutamenti sociali e culturali intervenuti. Successivamente si tratta del Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium del 1990, che costituisce la più recente normativa canonica codificata e che è caratterizzata da una grande affinità con il codice latino. Nell’ultimo paragrafo si prende in considerazione l’operato della Pontificia Commissio de patrimonio artis et historiae conservando, cui era attribuito il compito di presiedere alla tutela del patrimonio storico della Chiesa. Tale Commissione è stata poi trasformata nella Pontificia Commissio de Ecclesiae bonis culturalibus, di cui vengono illustrati i documenti prodotti. Per una migliore tutela dei beni culturali di interesse religioso è necessario sviluppare una collaborazione con le autorità civili stipulando accordi di carattere pattizio da affiancare alla legislazione unilaterale. Proprio in quest'ottica si vuole prendere in considerazione nel Capitolo II lo sviluppo della disciplina concordataria in Italia, partendo dai Patti Lateranensi del 1929 e proseguendo con l’articolo 9 della Costituzione, in cui si sono fatte spazio nuove prospettive nella tutela dei beni culturali. Questo ha posto le basi per l’Accordo di Villa Madama del 1984, di cui bisogna prendere in considerazione l'articolo 12, analizzandone i singoli commi. Si risponde poi a due quesiti: se con il nuovo articolo 12 si crei una nuova res mixta e quali siano i soggetti che devono collaborare per tutela del patrimonio storico-artistico. Si prendono infine in considerazione le intese finora stipulate in materia di beni culturali: l'intesa del 1996, relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche; l'Intesa del 2000 su archivi e biblioteche e l'Intesa del 2005, che sostituisce l'Intesa del 1996. Il sistema concordatario italiano costituisce un caso emblematico del rapporto tra Stato e Chiesa, ma si ritiene opportuno nel Capitolo III considerare anche le disposizioni in materia di beni culturali previste nei concordati stipulati con altri Paesi. Nell'ultima parte della tesi si fa poi un confronto tra l'esperienza concordataria italiana e quella degli altri Paesi in materia di beni culturali.
2017
CULTURAL HERITAGE OF RELIGIOUS INTEREST IN CANON LAW AND IN THE RECENT AGREEMENTS OF THE HOLY SEE
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/10737