LA LINEA ORIZZONTALE Nicholas Ray e Frank Lloyd Wright: sguardo e racconto fra Cinema e Architettura

Cinema and Architecture are bonded, not just because they depend on one another, meaning that one moves into the other and this one (both real and artificial) hosts it, but also because they have in common the creative process and the sense: they share the double identity of art and merchandise (or function) and they both come from a text or a drawing that is conceived, developped, detailed in the mind of the creator and then accomplished with the help of many individuals so that the creation is both singular and collective. Furthermore Architecture is an essential asset of the film fiction, recreating any sort of locations and being part of the storytelling together with dialogues and soundtrack. We can't forget that both cinema and architecture represent the diverse and evolving connection between man and space: they portray the designed living of man on earth and thus they can be narration, critique, fantasy. The extended relationship between Cinema and Architecture is left aside to follow a tiny and particular path: among the infinite possibilities this thesis chooses to focus on the bond between two aces of these languages to discover if Frank Lloyd Wright and Nicholas Ray, withint their own personality and medium, shared a common feeling and a vision. Nicholas Ray studied with Wright, who could have been his father or grandfather, for less than a year; in his films – anyway - there weren't any settings or details that could be related specifically to architecture. Did the short apprentice with Wright and the following friendship influence Ray's work? His vision, his cinema? This is the question that started this essay, that begins with the biography of the two, explores the connections between Wright and Cinema and then meditates on what in Ray's films seems to be near Wright's universe. The influences are not explicit, they are often invisibile and come from a philosophical attitude and a peculiar outlook, as Ray himself told. This work doesn't want to proof a submission of Ray to Wright (not at all!): it wants to discover the kinship betweend two great authors, knowing that Nicholas Ray had a lot of other extraordinary meetings in his life and was able to learn from everybody; moreover he kept in his memory and in his heart the popular culture of America that he got to know thanks to his jobs across the country dealing with music and theatre.

Cinema e architettura sono indissolubilmente legati. Non solo perché sono interdipendenti, cioè perché l’uno si muove nell’altra e questa (vera o artificiale) lo ospita e gli dà casa, ma perché hanno in comune anche molto del processo creativo e del senso: condividono la doppia identità di arte e merce (o funzione) e insieme discendono da un testo o da un disegno prima concepito, poi elaborato, poi raffinato e immaginato in modo più dettagliato nella mente del creatore, poi realizzato, e di lì perfezionato e finito, con l’aiuto di molti soggetti che - dal committente all’operaio o costumista - partecipano ad una creazione che è sia manifesto del suo primo autore, che collettiva. Inoltre l’architettura è strumento fondamentale della finzione filmica, per il quale ricostruisce spazi di ogni sorta, contribuendo al racconto quanto i dialoghi e la musica. È importante ricordare, inoltre, che architettura e cinema rappresentano entrambi la relazione multiforme, diversificata e sempre in evoluzione fra uomo e spazio: sono entrambe il racconto dell’abitare pensato dell’uomo nel mondo. E in quanto racconto hanno possibilità di cronaca, di critica, di immaginazione. Il vasto terreno del rapporto fra Cinema e Architettura – che è storico, semiotico, tecnologico e molto altro ancora – è lasciato in disparte per seguire un piccolo e specifico sentiero: fra le infinite possibilità di indagine questa tesi sceglie di concentrare l’attenzione sul legame fra due campioni di questi linguaggi, per scoprire se – con le rispettive specificità – Frank Lloyd Wright e Nicholas Ray avessero un comune sentire, che tradussero in costruire e filmare. Nicholas Ray fu allievo di Wright – che avrebbe potuto essere suo padre o suo nonno – per poco meno di un anno; nei suoi film – ad ogni modo - le scenografie non presentavano dettagli tali da far pensare ad un legame specifico e personale con l’architettura. Il breve apprendistato con Wright e la sua successiva sporadica frequentazione hanno inciso sul lavoro di Ray? Sulla sua visione, sul suo cinema? Questo è il quesito che motiva la tesi, che muove dalla conoscenza biografica e artistica di entrambi, esplora il rapporto di Wright con il cinema e poi riflette su ciò che nei film di Ray sembra affine all'universo di Wright. Si tratta di influenze non esplicite, spesso invisibili, legate ad un'attitudine filosofica e un modo comune di posare lo sguardo sulle cose, secondo le parole dello stesso Nick Ray. La tesi non intende dimostrare alcuna subordinazione di Ray all’universo di Wright (tutt’altro!): intende scoprire affinità elettive fra due grandi autori con la consapevolezza che Ray ebbe una vita ricchissima di incontri eccezionali e seppe apprendere da molti e conservare ed elaborare l’esempio di altri Grandi del suo tempo – poiché ne conobbe molti – così come tenne sempre nella memoria e nel cuore quella cultura popolare dell'America profonda che era andato conoscendo nelle sue esperienze di musica e teatro.