"Il lato nascosto della musica": Renato de Grandis, compositore tra Teosofia e Avanguardia

Among the "forgotten authors" of the second half of the twentieth century, Renato de Grandis is one of the most versatile, original and interesting composers. In recent times, the donation of the author's personal fund to the Institute for Music of the Cini Foundation in Venice by Mrs. Brigitte Grossmann de Grandis (June 2018) and the publication of the book "Renato de Grandis - Un compositore veneziano a Darmstadt", edited by Massimo Priori and Franco Ballardini (LIM, Lucca 2018) have finally cast a new light on his figure, establishing the prodromes for a work of rediscovery of a personality of undoubted eminence, talent and charm. This research wants to give a reading of his activity as a composer, especially of his works between 1976 and 1985 from a triple point of view. The first chapter, strictly historiographical, tries to highlight the role of this composer in the European musical context, and is enriched with archive material never consulted before. The second chapter seeks to highlight the poetics and aesthetic conception of this composer, studying his style and the influences that contribute to making his musical language so unique;his research path leads him to partially detach himself from the avant-garde experiences revolving around the Ferienkurse in Darmstadt, of which he was one of the protagonists between 1959 and 1963, but this without ever falling back into reactionary or restorative positions; rather, he turns to the integration of different languages, compositional models, also escaping from post-modernist or polystylist drifts. The encounter with Theosophy, a philosophical thought of esoteric and initiatory influences, is also fundamental, and has deeply influenced his production since the Seventies. His commitment in this field of knowledge occupies a large part of this chapter, in order to highlight how it influences his compositions. In the last chapter we want to propose an analytical reading of two symphonic works, "Memory of the World" and "Memory of the Fire", a true summa of his artistic commitment, highlighting the particularity of the formal aspect, the debts towards extra-western musical cultures (especially Indian and Tibetan), and the symbolic substratum that governs their structure.

Tra gli “autori dimenticati” del secondo Novecento, Renato de Grandis si configura come una delle più poliedriche, originali e interessanti figure di compositore. In tempi recenti, la donazione del fondo personale dell’autore all’ Istituto per la Musica della Fondazione Cini di Venezia da parte della signora Brigitte Grossmann de Grandis (giugno 2018) e la pubblicazione del volume "enato de Grandis – Un compositore veneziano a Darmstadt", a cura di Massimo Priori e Franco Ballardini (LIM, Lucca 2018) hanno finalmente gettato una luce nuova sulla sua figura, stabilendo i prodromi per un lavoro di riscoperta di una personalità di indubbia eminenza, talento e fascino. Questa ricerca vuole restituire una lettura della sua attività come compositore, specialmente dei suoi lavori compresi tra il 1976 e il 1985 da un triplice punto di vista. Il primo capitolo, strettamente storiografico, cerca di evidenziare il ruolo di questo compositore nel contesto musicale europeo, e si arricchisce di materiali d’archivio finora mai consultati. Nel secondo capitolo si cerca di mettere in luce la poetica e la concezione estetica di questo autore, studiandone lo stile e le influenze che contribuiscono a rendere il suo linguaggio musicale così unico; il suo percorso di ricerca lo porta infatti a distaccarsi parzialmente dalle esperienze di avanguardia ruotanti attorno ai Ferienkurse di Darmstadt - di cui, tra il 1959 e il 1963, è stato uno dei protagonisti - ma questo senza mai ripiegare in posizioni reazionarie o restaurative; si volge piuttosto all’integrazione di diversi linguaggi, modelli compositivi, rifuggendo altresì da derive di stampo postmodernista o polistilista. Fondamentale in questo senso è anche l’incontro con la Teosofia, pensiero filosofico di carattere esoterico e iniziatico che influenza profondamente la sua produzione a partire dagli anni Settanta: il suo impegno in questo campo del sapere occupa buona parte di questo capitolo, per evidenziare come esso influenzi le sue composizioni. Nell’ultimo capitolo si vuole proporre una lettura analitica di due lavori sinfonici, “Memory of the World” e “Memory of the Fire”, vera e propria summa del suo impegno artistico, evidenziandone la particolarità dell’aspetto formale, i debiti nei confronti di culture musicali extra-occidentali (specialmente indiane e tibetane), e il substrato simbolico che governa la loro struttura.