L’attività fisica è una presenza fissa nella routine quotidiana di bambini e bambine in età scolare, con benefici comprovati alla salute di corpo e mente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce attività fisica ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico superiore a quello in condizione di riposo. Sono incluse tutte le forme di movimento realizzate in diversi ambiti: attività lavorative, di trasporto e ricreazionale. Uno studio pubblicato da Lancet nel 2016, condotto su 1,6 milioni di ragazzi in età compresa tra gli 11 e i 17 anni, ha determinato che l’81,0 % dei giovani nel mondo non pratica abbastanza attività fisica. Analizzando nel dettaglio lo studio di evince che in Italia il valore è dell’88,6%. Confrontando i dati del 2001 con quelli del 2016 si nota un incremento: si passa dall’ 82,9% di bambini inattivi del 2001 all’ 85,9% del 2016; per le bambine i valori sono ancor più alti: da un 90,6% del 2001 a un 91,5% del 2016. A livello globale il 6-10% delle morti per malattie non trasmissibili può essere attribuito ad una insufficiente attività fisica. Questi livelli inadeguati di attività portano allo sviluppo di malattie non trasmissibili di varia natura. Mi sono soffermato su quattro patologie in particolare: Diabete Mellito tipo 2, Malattia Coronarica, Tumore al Colon, Tumore al Seno, universalmente riconosciute per provocare seri danni all’individuo e richiedere ingenti interventi da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Studi specifici, compresi molti altri di natura osservazionale, hanno studiato la relazione dose-risposta tra attività fisica e salute, suggerendo che all’aumentare della prima aumenti di conseguenza anche la seconda. L’inattività ha uno sviluppo pandemico in tutti i continenti e rappresenta un problema per il sistema assistenzialistico e sanitario. Per stimare di quanto si ridurrebbe il rischio di sviluppare malattie non trasmissibili praticando sufficiente attività fisica si utilizzano i PAFs (Population Attributable Fraction), usato dagli epidemiologi per stimare l’incidenza di un fattore di rischio nella popolazione. Il PAF serve sostanzialmente a determinare la porzione di nuovi casi che non si svilupperebbero se un particolare fattore di rischio venisse escluso ed è legato alla prevalenza di questo specifico fattore di rischio. Per le quattro malattie non trasmissibili prese in analisi è stata calcolata la probabilità che si sviluppino qualora non si praticasse una sufficiente attività fisica, come raccomandato dall’OMS. Successivamente è stata calcolata la spesa annuale media di ognuna di esse, con valori attualizzati all’anno 2020, calcolati tramite le indicazioni ISTAT. L’articolo del Lancet stimava che l’88,6% dei giovani italiani non praticasse sufficiente attività fisica, assumendo che il valore sia rimasto invariato, il numero di ragazzi inattivi, tra gli 11 e 17 anni, in Italia nel 2020 è pari a 3’562'423. Il diabete tipo 2 costerebbe 1,5 miliardi di euro ogni anno. La malattia coronarica, quella con il costo medio più alto, porterebbe ad una spesa di 5,1 miliardi di euro. Il tumore al colon, quello con il rischio di insorgenza maggiore, costerebbe alle tasche dello Stato ben 2,9 miliardi di euro. Infine il tumore al seno avrebbe una costo annuo di 1,3 miliardi di euro. Quasi 11 miliardi di euro saranno necessari ogni anno per trattare pazienti affetti da malattie insorte a causa della loro scarsa attività fisica durante la loro età scolare. Questo dato fa riferimento esclusivamente ai costi diretti, quindi trattamenti farmacologici o ricoveri ospedalieri ad esempio, e non tiene conto di tutta la perdita di produzione derivante dall’assenteismo o il pensionamento anticipato di questi individui.
Il costo sociale e sanitario dell'inattività fisica in età scolare
MARCHI, RICCARDO MARCO
2019/2020
Abstract
L’attività fisica è una presenza fissa nella routine quotidiana di bambini e bambine in età scolare, con benefici comprovati alla salute di corpo e mente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce attività fisica ogni movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che comporti un dispendio energetico superiore a quello in condizione di riposo. Sono incluse tutte le forme di movimento realizzate in diversi ambiti: attività lavorative, di trasporto e ricreazionale. Uno studio pubblicato da Lancet nel 2016, condotto su 1,6 milioni di ragazzi in età compresa tra gli 11 e i 17 anni, ha determinato che l’81,0 % dei giovani nel mondo non pratica abbastanza attività fisica. Analizzando nel dettaglio lo studio di evince che in Italia il valore è dell’88,6%. Confrontando i dati del 2001 con quelli del 2016 si nota un incremento: si passa dall’ 82,9% di bambini inattivi del 2001 all’ 85,9% del 2016; per le bambine i valori sono ancor più alti: da un 90,6% del 2001 a un 91,5% del 2016. A livello globale il 6-10% delle morti per malattie non trasmissibili può essere attribuito ad una insufficiente attività fisica. Questi livelli inadeguati di attività portano allo sviluppo di malattie non trasmissibili di varia natura. Mi sono soffermato su quattro patologie in particolare: Diabete Mellito tipo 2, Malattia Coronarica, Tumore al Colon, Tumore al Seno, universalmente riconosciute per provocare seri danni all’individuo e richiedere ingenti interventi da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Studi specifici, compresi molti altri di natura osservazionale, hanno studiato la relazione dose-risposta tra attività fisica e salute, suggerendo che all’aumentare della prima aumenti di conseguenza anche la seconda. L’inattività ha uno sviluppo pandemico in tutti i continenti e rappresenta un problema per il sistema assistenzialistico e sanitario. Per stimare di quanto si ridurrebbe il rischio di sviluppare malattie non trasmissibili praticando sufficiente attività fisica si utilizzano i PAFs (Population Attributable Fraction), usato dagli epidemiologi per stimare l’incidenza di un fattore di rischio nella popolazione. Il PAF serve sostanzialmente a determinare la porzione di nuovi casi che non si svilupperebbero se un particolare fattore di rischio venisse escluso ed è legato alla prevalenza di questo specifico fattore di rischio. Per le quattro malattie non trasmissibili prese in analisi è stata calcolata la probabilità che si sviluppino qualora non si praticasse una sufficiente attività fisica, come raccomandato dall’OMS. Successivamente è stata calcolata la spesa annuale media di ognuna di esse, con valori attualizzati all’anno 2020, calcolati tramite le indicazioni ISTAT. L’articolo del Lancet stimava che l’88,6% dei giovani italiani non praticasse sufficiente attività fisica, assumendo che il valore sia rimasto invariato, il numero di ragazzi inattivi, tra gli 11 e 17 anni, in Italia nel 2020 è pari a 3’562'423. Il diabete tipo 2 costerebbe 1,5 miliardi di euro ogni anno. La malattia coronarica, quella con il costo medio più alto, porterebbe ad una spesa di 5,1 miliardi di euro. Il tumore al colon, quello con il rischio di insorgenza maggiore, costerebbe alle tasche dello Stato ben 2,9 miliardi di euro. Infine il tumore al seno avrebbe una costo annuo di 1,3 miliardi di euro. Quasi 11 miliardi di euro saranno necessari ogni anno per trattare pazienti affetti da malattie insorte a causa della loro scarsa attività fisica durante la loro età scolare. Questo dato fa riferimento esclusivamente ai costi diretti, quindi trattamenti farmacologici o ricoveri ospedalieri ad esempio, e non tiene conto di tutta la perdita di produzione derivante dall’assenteismo o il pensionamento anticipato di questi individui.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/12135