Lo scopo di questa Tesi è di valutare criticamente la pericolosità della sindrome del QT lungo, un disturbo ereditario che colpisce la trasmissione elettrica all’interno del cuore, caratterizzato da un intervallo QT prolungato nell'elettrocardiogramma e aumento del rischio di aritmie maligne in pazienti con un cuore strutturalmente normale. Variazioni patologiche dell’intervallo QT possono essere determinate anche da condizioni acquisite e transitorie, quali squilibri elettrolitici e utilizzo di alcuni farmaci, come gli agenti procinetici, gli antiaritmici in associazione agli antidepressivi e gli antibatterici. Queste classi terapeutiche sono state scelte tenendo conto dell'impatto e delle implicazioni rilevanti derivanti da un uso corretto. L’interesse e la preoccupazione sempre crescenti nei confronti dell’importanza della sindrome del QT lungo indotta da farmaci sono da ricondurre alla dimensione multidisciplinare del problema: dalla modellistica molecolare agli studi di farmacovigilanza post-marketing, passando attraverso le indagini genetiche e gli aspetti regolatori. L’obiettivo comune di tale approccio “integrato” consiste nell’identificazione precoce di un rischio, quello della torsione di punta (TdP) indotta da farmaci, estremamente raro, ma non accettabile qualora i benefici non siano ben studiati o esistano alternative terapeutiche più sicure. Il rischio cardiovascolare caratteristico del singolo paziente e quello indotto dal farmaco devono essere sempre considerati congiuntamente e discussi quando si prescrive un medicinale potenzialmente proaritmico (valutazione rischio-beneficio). Inoltre, le cardiopatie congenite (CC) rappresentano il tipo più comune di malformazione congenita alla nascita. Benché rimangano una causa importante di morte nell’infanzia, non tutte le forme si manifestano nel primo periodo neonatale, quindi è importante l’attenzione sinergica dei genitori e dei medici durante la crescita e lo sviluppo dei bambini, qualora si riscontrassero anomalie o sofferenze. Le strutture ospedaliere e di ricerca raccolgono, valutano e classificano sulla base dei criteri precedenti, i rischi e benefici dei farmaci a seconda della classe terapeutica. Il contributo della farmacovigilanza, l’analisi di database internazionali e le indagini sull’aderenza del paziente alle terapie (compliance) hanno permesso di verificare la quota di insorgenza di TdP. La collaborazione tra medici e personale sanitario avrà un ruolo sempre più preponderante nella definizione di nuove strategie integrate di valutazione del rischio e per delineare effettivamente il profilo di sicurezza cardiaca di ogni molecola presente in commercio.
SINDROME DEL QT LUNGO: VALUTAZIONE CLINICA, TERAPIA E RISCHI CORRELATI
DANESI, MARTA
2019/2020
Abstract
Lo scopo di questa Tesi è di valutare criticamente la pericolosità della sindrome del QT lungo, un disturbo ereditario che colpisce la trasmissione elettrica all’interno del cuore, caratterizzato da un intervallo QT prolungato nell'elettrocardiogramma e aumento del rischio di aritmie maligne in pazienti con un cuore strutturalmente normale. Variazioni patologiche dell’intervallo QT possono essere determinate anche da condizioni acquisite e transitorie, quali squilibri elettrolitici e utilizzo di alcuni farmaci, come gli agenti procinetici, gli antiaritmici in associazione agli antidepressivi e gli antibatterici. Queste classi terapeutiche sono state scelte tenendo conto dell'impatto e delle implicazioni rilevanti derivanti da un uso corretto. L’interesse e la preoccupazione sempre crescenti nei confronti dell’importanza della sindrome del QT lungo indotta da farmaci sono da ricondurre alla dimensione multidisciplinare del problema: dalla modellistica molecolare agli studi di farmacovigilanza post-marketing, passando attraverso le indagini genetiche e gli aspetti regolatori. L’obiettivo comune di tale approccio “integrato” consiste nell’identificazione precoce di un rischio, quello della torsione di punta (TdP) indotta da farmaci, estremamente raro, ma non accettabile qualora i benefici non siano ben studiati o esistano alternative terapeutiche più sicure. Il rischio cardiovascolare caratteristico del singolo paziente e quello indotto dal farmaco devono essere sempre considerati congiuntamente e discussi quando si prescrive un medicinale potenzialmente proaritmico (valutazione rischio-beneficio). Inoltre, le cardiopatie congenite (CC) rappresentano il tipo più comune di malformazione congenita alla nascita. Benché rimangano una causa importante di morte nell’infanzia, non tutte le forme si manifestano nel primo periodo neonatale, quindi è importante l’attenzione sinergica dei genitori e dei medici durante la crescita e lo sviluppo dei bambini, qualora si riscontrassero anomalie o sofferenze. Le strutture ospedaliere e di ricerca raccolgono, valutano e classificano sulla base dei criteri precedenti, i rischi e benefici dei farmaci a seconda della classe terapeutica. Il contributo della farmacovigilanza, l’analisi di database internazionali e le indagini sull’aderenza del paziente alle terapie (compliance) hanno permesso di verificare la quota di insorgenza di TdP. La collaborazione tra medici e personale sanitario avrà un ruolo sempre più preponderante nella definizione di nuove strategie integrate di valutazione del rischio e per delineare effettivamente il profilo di sicurezza cardiaca di ogni molecola presente in commercio.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/12192