La tesi ripercorre le fasi di realizzazione del Broletto di Pavia,dalla sua costituzione sino ad inizio novecento e,attraverso un’analisi del progetto di restauro del 1926,ne valuta criticamente l’esecuzione con particolare riferimento al contesto culturale del tempo e all’evoluzione delle teorie in materia di restauro. In particolare la tesi analizza le modalità con cui,a partire dal XII secolo,il Broletto,in quanto sede di uno dei primi liberi Comuni,venne realizzato sottraendo via via spazi all’edificio episcopale,sino ad allora sede di un potere temporale e giuridico oltre che religioso. Attraverso un’analisi comparativa della nascita dei principali broletti lombardi,si ha la conferma di uno sviluppo del tutto similare a quello pavese. La realizzazione del Broletto fu dunque il risultato di molteplici aggiunte e modifiche, ancora evidenti nell’attuale struttura. Le modifiche furono legate sia all’uso (comunque pubblico) dell’edificio,sia al gusto del tempo: ne è un esempio la realizzazione del doppio loggiato risalente al XVI secolo che oblitera completamente il carattere gotico dell’edificio. La tesi,in proposito,mediante l’approfondimento della documentazione iconografica,evidenzia un’importante modifica nelle quote dell’edificio nel sec. XVI, mai chiaramente rilevata in altri testi. A partire dalle teorie architettoniche ottocentesche,in particolare da quelle più specificatamente legate al restauro degli edifici,la tesi indaga e restituisce l’ambiente culturale pavese entro il quale maturò il progetto di restauro del Broletto. In particolare il sistema di tutela dei monumenti, dopo l’unità d’Italia, comportò una profonda analisi del patrimonio storico-artistico della nazione, non scevra da difficoltà di catalogazione e classificazione. Tale analisi fu effettuata, con le stesse difficoltà, anche a Pavia e, mancando di indicazioni generali a livello nazionale, comportò una complessa analisi, da parte dei maggiori studiosi pavesi, su cosa dovesse avere priorità nella tutela e nel restauro e soprattutto quali fossero i temi alla base dell’attività di tutela (la memoria, il senso di unità nazionale, l’identità locale, il monumento come “testimonianza di valori documentari, di verità storica”). La maturazione di tale consapevolezza in ambito storico-architettonico consentì di evitare la demolizione del Broletto che,a fine ottocento,risultava essere in condizioni estremamente precarie. Fu dunque richiesto un primo parere sulle modalità di restauro del Broletto a Luca Beltrami che evidenziò la necessità di restaurare l’edificio mantenendo le sue stratificazioni storiche, senza ricercarne un’unitarietà di stile. I lavori furono infine affidati a Ambrogio Annoni, allievo di Beltrami e della scuola milanese. Inoltre la tesi mostra le principali opere di restauro realizzate da Annoni tra la Lombardia e l’Emilia Romagna,partendo dai primi restauri realizzati con ampie ricostruzioni in stile,fino ai lavori che andarono via via maturando verso un restauro sempre meno ricostruttivo e maggiormente conservativo. L’approccio che egli tenne nel restauro del Broletto del 1928 dovette confrontarsi con le condizioni estremamente precarie dell’edificio che non potevano che comportare ampie ricostruzioni, ma anche con una precisa volontà della cittadinanza di riappropriarsi di un simbolo storico della città, di un luogo carico dell’eco degli eventi che avevano attraversato quasi mille anni di storia pavese. Annoni dovette misurarsi dunque con la memoria prima che con la materia,ricercando le tracce dell’antico palazzo,perdute da oltre quattro secoli, e ricostruendo,sulla base di tali tracce,l’immagine dell’edificio come oggi ci appare. Egli cercò di mantenere,nei limiti di un metodo ancora non totalmente maturo nell’ambito delle teorie del restauro,un approccio sincero,non falsificatorio,che egli definì di “intonazione”,sebbene fortemente ricostruttivo.
Il Broletto di Pavia tra memoria e materia: il restauro del 1926
POZZUTO, INCORONATA
2019/2020
Abstract
La tesi ripercorre le fasi di realizzazione del Broletto di Pavia,dalla sua costituzione sino ad inizio novecento e,attraverso un’analisi del progetto di restauro del 1926,ne valuta criticamente l’esecuzione con particolare riferimento al contesto culturale del tempo e all’evoluzione delle teorie in materia di restauro. In particolare la tesi analizza le modalità con cui,a partire dal XII secolo,il Broletto,in quanto sede di uno dei primi liberi Comuni,venne realizzato sottraendo via via spazi all’edificio episcopale,sino ad allora sede di un potere temporale e giuridico oltre che religioso. Attraverso un’analisi comparativa della nascita dei principali broletti lombardi,si ha la conferma di uno sviluppo del tutto similare a quello pavese. La realizzazione del Broletto fu dunque il risultato di molteplici aggiunte e modifiche, ancora evidenti nell’attuale struttura. Le modifiche furono legate sia all’uso (comunque pubblico) dell’edificio,sia al gusto del tempo: ne è un esempio la realizzazione del doppio loggiato risalente al XVI secolo che oblitera completamente il carattere gotico dell’edificio. La tesi,in proposito,mediante l’approfondimento della documentazione iconografica,evidenzia un’importante modifica nelle quote dell’edificio nel sec. XVI, mai chiaramente rilevata in altri testi. A partire dalle teorie architettoniche ottocentesche,in particolare da quelle più specificatamente legate al restauro degli edifici,la tesi indaga e restituisce l’ambiente culturale pavese entro il quale maturò il progetto di restauro del Broletto. In particolare il sistema di tutela dei monumenti, dopo l’unità d’Italia, comportò una profonda analisi del patrimonio storico-artistico della nazione, non scevra da difficoltà di catalogazione e classificazione. Tale analisi fu effettuata, con le stesse difficoltà, anche a Pavia e, mancando di indicazioni generali a livello nazionale, comportò una complessa analisi, da parte dei maggiori studiosi pavesi, su cosa dovesse avere priorità nella tutela e nel restauro e soprattutto quali fossero i temi alla base dell’attività di tutela (la memoria, il senso di unità nazionale, l’identità locale, il monumento come “testimonianza di valori documentari, di verità storica”). La maturazione di tale consapevolezza in ambito storico-architettonico consentì di evitare la demolizione del Broletto che,a fine ottocento,risultava essere in condizioni estremamente precarie. Fu dunque richiesto un primo parere sulle modalità di restauro del Broletto a Luca Beltrami che evidenziò la necessità di restaurare l’edificio mantenendo le sue stratificazioni storiche, senza ricercarne un’unitarietà di stile. I lavori furono infine affidati a Ambrogio Annoni, allievo di Beltrami e della scuola milanese. Inoltre la tesi mostra le principali opere di restauro realizzate da Annoni tra la Lombardia e l’Emilia Romagna,partendo dai primi restauri realizzati con ampie ricostruzioni in stile,fino ai lavori che andarono via via maturando verso un restauro sempre meno ricostruttivo e maggiormente conservativo. L’approccio che egli tenne nel restauro del Broletto del 1928 dovette confrontarsi con le condizioni estremamente precarie dell’edificio che non potevano che comportare ampie ricostruzioni, ma anche con una precisa volontà della cittadinanza di riappropriarsi di un simbolo storico della città, di un luogo carico dell’eco degli eventi che avevano attraversato quasi mille anni di storia pavese. Annoni dovette misurarsi dunque con la memoria prima che con la materia,ricercando le tracce dell’antico palazzo,perdute da oltre quattro secoli, e ricostruendo,sulla base di tali tracce,l’immagine dell’edificio come oggi ci appare. Egli cercò di mantenere,nei limiti di un metodo ancora non totalmente maturo nell’ambito delle teorie del restauro,un approccio sincero,non falsificatorio,che egli definì di “intonazione”,sebbene fortemente ricostruttivo.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/12619