Nel dicembre 2019 a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei nella Cina Centrale, diverse strutture sanitarie hanno segnalato pazienti affetti da polmonite ad eziologia sconosciuta. Un nuovo Betacoronavirus denominato SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2) è stato ritenuto responsabile della malattia denominata COVID-19, principalmente caratterizzata da una polmonite interstiziale associata ad una massiva componente infiammatoria. Dopo l’epidemia cinese, l’Italia a oggi è il Paese europeo con il maggior numero di casi clinici. La provincia di Bergamo è stata recentemente individuata come quella a più alta incidenza di malattia e mortalità virus correlata. Le donne in gravidanza risultano anch'esse colpite dal virus con espressioni cliniche della malattia che possono essere anche di grado moderato-severo. Con il progredire della pandemia, le manifestazioni cliniche dell'infezione in gravidanza si sono aggravate: alcune pazienti gravide hanno sviluppato polmonite grave e critica, trombosi, cardiomiopatia, malattia multiorgano, necessità di terapia intensiva e ventilazione artificiale. Tuttavia, la maggior parte dei neonati partoriti è risultata negativa per il virus e solo un piccolo numero è risultato COVID-19 positivo. La trasmissione verticale mamma-feto è stata all'inizio della pandemia considerata improbabile, ma successive segnalazioni e una recente metanalisi su 176 casi pubblicati d'infezione materno-fetale, confermano un rate di trasmissione verticale che può arrivare al 5-6 %, in alcuni casi potrebbe essere associata ad esiti neonatali sfavorevoli. Dall’inizio della pandemia più di 150 fra gravide e puerpere SARS-CoV-2 positive sono state ricoverate nell’unità di Medicina Materno Fetale dell’ASST Papa Giovanni XXIII e fra queste un centinaio hanno poi partorito c/o la Sala Parto di questo nosocomio. Nella quasi totalità dei casi, data la positività al tampone delle puerpere prima del parto, è stato possibile conservare la placenta per successivi studi anatomo-patologici, previo consenso informato delle pazienti. L’obiettivo di questa tesi è dimostrare la trasmissione verticale di SARS-CoV-2 evidenziando gli aspetti patologici comuni alle placente infette analizzate, utilizzando tecniche di indagine quali l’ibridazione in situ e colorazioni immunoistochimiche. Il nostro lavoro ci ha permesso di giungere alle seguenti conclusioni: l'intervillosite istiocitaria cronica e la necrosi del sinciziotrofoblasto, sono indice di possibile presenza di SARS-CoV-2 a livello placentare. La successiva conferma della presenza di SARS-CoV-2 tramite ibridazione in situ con sonda specifica per la proteina spike virale nel sinciziotrofoblasto che è di origine fetale, ha permesso di confermare la trasmissione verticale del virus per via endouterina.

SARS-CoV-2 e trasmissione materno-fetale: intervillosite istiocitaria cronica e necrosi del trofoblasto quali indicatori di presenza virale

FRAU, ANDREA
2019/2020

Abstract

Nel dicembre 2019 a Wuhan, capoluogo della provincia di Hubei nella Cina Centrale, diverse strutture sanitarie hanno segnalato pazienti affetti da polmonite ad eziologia sconosciuta. Un nuovo Betacoronavirus denominato SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2) è stato ritenuto responsabile della malattia denominata COVID-19, principalmente caratterizzata da una polmonite interstiziale associata ad una massiva componente infiammatoria. Dopo l’epidemia cinese, l’Italia a oggi è il Paese europeo con il maggior numero di casi clinici. La provincia di Bergamo è stata recentemente individuata come quella a più alta incidenza di malattia e mortalità virus correlata. Le donne in gravidanza risultano anch'esse colpite dal virus con espressioni cliniche della malattia che possono essere anche di grado moderato-severo. Con il progredire della pandemia, le manifestazioni cliniche dell'infezione in gravidanza si sono aggravate: alcune pazienti gravide hanno sviluppato polmonite grave e critica, trombosi, cardiomiopatia, malattia multiorgano, necessità di terapia intensiva e ventilazione artificiale. Tuttavia, la maggior parte dei neonati partoriti è risultata negativa per il virus e solo un piccolo numero è risultato COVID-19 positivo. La trasmissione verticale mamma-feto è stata all'inizio della pandemia considerata improbabile, ma successive segnalazioni e una recente metanalisi su 176 casi pubblicati d'infezione materno-fetale, confermano un rate di trasmissione verticale che può arrivare al 5-6 %, in alcuni casi potrebbe essere associata ad esiti neonatali sfavorevoli. Dall’inizio della pandemia più di 150 fra gravide e puerpere SARS-CoV-2 positive sono state ricoverate nell’unità di Medicina Materno Fetale dell’ASST Papa Giovanni XXIII e fra queste un centinaio hanno poi partorito c/o la Sala Parto di questo nosocomio. Nella quasi totalità dei casi, data la positività al tampone delle puerpere prima del parto, è stato possibile conservare la placenta per successivi studi anatomo-patologici, previo consenso informato delle pazienti. L’obiettivo di questa tesi è dimostrare la trasmissione verticale di SARS-CoV-2 evidenziando gli aspetti patologici comuni alle placente infette analizzate, utilizzando tecniche di indagine quali l’ibridazione in situ e colorazioni immunoistochimiche. Il nostro lavoro ci ha permesso di giungere alle seguenti conclusioni: l'intervillosite istiocitaria cronica e la necrosi del sinciziotrofoblasto, sono indice di possibile presenza di SARS-CoV-2 a livello placentare. La successiva conferma della presenza di SARS-CoV-2 tramite ibridazione in situ con sonda specifica per la proteina spike virale nel sinciziotrofoblasto che è di origine fetale, ha permesso di confermare la trasmissione verticale del virus per via endouterina.
2019
SARS-CoV-2 and maternal-fetal transmission: chronic histiocytic intervillositis and trophoblast necrosis as indicators of viral presence
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/12902