La steatosi epatica non alcolica comprende un ampio spettro di patologie caratterizzate dal deposito di lipidi a livello del fegato e da variabili gradi di infiammazione e fibrosi. È una condizione altamente prevalente in tutto il mondo, con un’incidenza in costante aumento e gravata da elevati tassi di morbilità e mortalità, sia in relazione al rischio di progressione verso epatopatie avanzate (fino all’epatocarcinoma), sia in quanto riconosciuto fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari (che ne rappresentano la prima causa di morte). La prevalenza è particolarmente elevata nei pazienti obesi e con diagnosi di diabete mellito di tipo 2 (che rappresentano infatti due dei principali fattori di rischio), in virtù di comuni meccanismi patogenetici sottostanti che fanno capo all’insulino resistenza. Pazienti con steatosi epatica sono spesso asintomatici e in questi casi la diagnosi avviene per riscontro occasionale di alterazioni agli ematochimici in termini di indici di funzionalità epatica o in corso di esami radiologici eseguiti per altro motivo. Pazienti con DMT2 devono quindi essere attivamente valutati e seguiti nel tempo anche per quanto riguarda la funzionalità epatica. L’obiettivo dello studio in oggetto è la dimostrazione dell’efficacia di canagliflozin – farmaco glicosurico inibitore di SGLT2 utilizzato nel trattamento del diabete mellito – nella riduzione della steatosi epatica in questi pazienti e prende avvio a seguito di recenti pubblicazioni che hanno indagati gli effetti antisteatosici e antifibrotici della classe, stimolando un interesse crescente nella comunità scientifica dal momento che non vi è ancora un trattamento farmacologico approvato per la steatosi epatica non alcolica.

Valutazione dell'efficacia di canagliflozin nella riduzione della steatosi epatica in pazienti con diabete mellito di tipo 2

DE LORENZO, VIOLA
2019/2020

Abstract

La steatosi epatica non alcolica comprende un ampio spettro di patologie caratterizzate dal deposito di lipidi a livello del fegato e da variabili gradi di infiammazione e fibrosi. È una condizione altamente prevalente in tutto il mondo, con un’incidenza in costante aumento e gravata da elevati tassi di morbilità e mortalità, sia in relazione al rischio di progressione verso epatopatie avanzate (fino all’epatocarcinoma), sia in quanto riconosciuto fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari (che ne rappresentano la prima causa di morte). La prevalenza è particolarmente elevata nei pazienti obesi e con diagnosi di diabete mellito di tipo 2 (che rappresentano infatti due dei principali fattori di rischio), in virtù di comuni meccanismi patogenetici sottostanti che fanno capo all’insulino resistenza. Pazienti con steatosi epatica sono spesso asintomatici e in questi casi la diagnosi avviene per riscontro occasionale di alterazioni agli ematochimici in termini di indici di funzionalità epatica o in corso di esami radiologici eseguiti per altro motivo. Pazienti con DMT2 devono quindi essere attivamente valutati e seguiti nel tempo anche per quanto riguarda la funzionalità epatica. L’obiettivo dello studio in oggetto è la dimostrazione dell’efficacia di canagliflozin – farmaco glicosurico inibitore di SGLT2 utilizzato nel trattamento del diabete mellito – nella riduzione della steatosi epatica in questi pazienti e prende avvio a seguito di recenti pubblicazioni che hanno indagati gli effetti antisteatosici e antifibrotici della classe, stimolando un interesse crescente nella comunità scientifica dal momento che non vi è ancora un trattamento farmacologico approvato per la steatosi epatica non alcolica.
2019
Canagliflozin's effectiveness in the reduction of hepatic steatosis in DMT2 pazients
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