Il meccanismo di simbiosi tra la popolazione batterica che colonizza il corpo umano e l’ospite rende possibile la vita di quest’ultimo promuovendone la crescita e la salute. Il microbiota è formato da circa cento trilioni di cellule batteriche, l’80% delle quali si trova all’interno dell’intestino, caratterizzando i diversi fenotipi del microbiota intestinale, che attraverso il microbioma codificano più di 150 geni del genoma umano. Nonostante la tipizzazione batterica sia mantenuta costante per la maggior parte degli individui, le ultime analisi effettuate sui ceppi microbici evidenziano alcune importanti differenze tra la popolazione, i cambiamenti maggiormente osservati riguardano il genere, l’età, la presenza di patologie, l’uso precoce di antibiotici, la genetica e la modalità di nascita. Queste caratteristiche possono ricoprire la causa o la conseguenza di un’alterazione dei fenotipi batterici presenti all’interno del lume intestinale, determinando l’insorgenza del fenomeno di disbiosi. Successivamente questa disfunzione può causare alcune modifiche del sistema immunitario e della struttura della barriera intestinale, alterandone la permeabilità e la selettività delle sostanze e aumentando i processi infiammatori. Negli ultimi anni, ampliando la ricerca sul microbiota intestinale, è stata analizzata la possibilità che queste modificazioni possano essere trasmesse all’interno del sistema nervoso, percorrendo la via del nervo vago, la quale offre una comunicazione diretta tra l’intestino e i sistemi centrali. Questa ipotesi offre uno stimolo importante per lo sviluppo di nuove sperimentazioni, che vedono un coinvolgimento dei batteri intestinali anche nelle malattie neurodegenerative, in particolare Morbo di Alzheimer e Morbo di Parkinson, oltre che all’interno di disturbi ansiogeno-depressivi. Seguendo la linea di queste ricerche, la possibilità di somministrare sostanze psicobiotiche accompagnando le terapie farmacologiche, potrebbe determinare lo sviluppo di un trattamento nuovo, sempre più adatto alla singola persona. Nel complesso, la modulazione del microbiota intestinale ricopre un approccio totalmente diverso come opzione terapeutica, la possibilità di un’associazione con prodotti psicobiotici è ancora oggi in corso di studi, ma le ricerche offrono un importante punto di partenza per future sperimentazioni, con il fine di promuovere la salute in patologie che si discostano anche dai disturbi gastrointestinali.

I probiotici e l'asse intestino-cervello: meccanismi e potenzialità terapeutiche

BIGNAMI, TIZIANA
2020/2021

Abstract

Il meccanismo di simbiosi tra la popolazione batterica che colonizza il corpo umano e l’ospite rende possibile la vita di quest’ultimo promuovendone la crescita e la salute. Il microbiota è formato da circa cento trilioni di cellule batteriche, l’80% delle quali si trova all’interno dell’intestino, caratterizzando i diversi fenotipi del microbiota intestinale, che attraverso il microbioma codificano più di 150 geni del genoma umano. Nonostante la tipizzazione batterica sia mantenuta costante per la maggior parte degli individui, le ultime analisi effettuate sui ceppi microbici evidenziano alcune importanti differenze tra la popolazione, i cambiamenti maggiormente osservati riguardano il genere, l’età, la presenza di patologie, l’uso precoce di antibiotici, la genetica e la modalità di nascita. Queste caratteristiche possono ricoprire la causa o la conseguenza di un’alterazione dei fenotipi batterici presenti all’interno del lume intestinale, determinando l’insorgenza del fenomeno di disbiosi. Successivamente questa disfunzione può causare alcune modifiche del sistema immunitario e della struttura della barriera intestinale, alterandone la permeabilità e la selettività delle sostanze e aumentando i processi infiammatori. Negli ultimi anni, ampliando la ricerca sul microbiota intestinale, è stata analizzata la possibilità che queste modificazioni possano essere trasmesse all’interno del sistema nervoso, percorrendo la via del nervo vago, la quale offre una comunicazione diretta tra l’intestino e i sistemi centrali. Questa ipotesi offre uno stimolo importante per lo sviluppo di nuove sperimentazioni, che vedono un coinvolgimento dei batteri intestinali anche nelle malattie neurodegenerative, in particolare Morbo di Alzheimer e Morbo di Parkinson, oltre che all’interno di disturbi ansiogeno-depressivi. Seguendo la linea di queste ricerche, la possibilità di somministrare sostanze psicobiotiche accompagnando le terapie farmacologiche, potrebbe determinare lo sviluppo di un trattamento nuovo, sempre più adatto alla singola persona. Nel complesso, la modulazione del microbiota intestinale ricopre un approccio totalmente diverso come opzione terapeutica, la possibilità di un’associazione con prodotti psicobiotici è ancora oggi in corso di studi, ma le ricerche offrono un importante punto di partenza per future sperimentazioni, con il fine di promuovere la salute in patologie che si discostano anche dai disturbi gastrointestinali.
2020
Probiotics and the gut-brain axis: mechanisms and therapeutic potentialities
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/13070