Il tumore polmonare costituisce, a livello mondiale, sia il tipo di neoplasia più frequentemente diagnosticata (costituendo l’11,6% di tutte le diagnosi di tumore) che la principale causa di morte tumore-relata (costituendo il 18,4% di tutte le morti da patologia neoplastica) sia negli uomini che nelle donne. Nonostante l’ingente sviluppo di importanti strumenti terapeutici che ha avuto luogo negli ultimi decenni, la mortalità per tumore polmonare risulta ancora drammaticamente elevata, soprattutto negli stadi più avanzati. Tuttavia, i pazienti diagnosticati con una malattia allo stadio iniziale (stadio IA) hanno dimostrato avere un tasso di sopravvivenza nettamente maggiore e pari al 75% a 5 anni di distanza . Da ciò si evince come la strategia di maggior impatto nel ridurre la mortalità dovuta ai tumori polmonari nel lungo termine sia quella che prevede l’identificazione della malattia il più precocemente possibile, quando essa è ancora limitata allo stadio iniziale. A tal fine, sono stati sviluppati programmi di screening basati sull’impiego di TC a bassa dose (Low Dose Computed Tomography – LDCT), dapprima negli Stati Uniti e successivamente anche in Europa dai quali si è potuto evincere che, in quelle realtà in cui sono stati già stati implementati programmi di screening per tumore polmonare mediante impiego di LDCT, la malattia è stata diagnosticata in una quota di partecipanti variabile dall’1% al 3%: tra questi soggetti a cui a cui è stato diagnosticato un tumore, sorprendentemente, dal 50% al 70% di essi presentava la malattia ancora in fase iniziale (stadio I). Saranno, quindi, proprio i pazienti identificati agli stadi iniziali di malattia tramite screening con LDCT a poter beneficiare di una più amplia gamma di opzioni terapeutiche e, conseguentemente, avere tassi di sopravvivenza notevolmente maggiori con una riduzione di mortalità causa-specifica del 20-30% nei soggetti ad alto rischio. In tal contesto, l’idea di proporre un primo modello di screening per tumore del polmone nella realtà pavese sarà finalizzata a definire un modello per l’implementazione ottimizzata della detezione del tumore polmonare in fase precoce attraverso la valutazione prospettica della prevenzione della salute del polmone che, qualora risultasse efficace a livello locale, sarebbe poi idealmente applicabile su scala nazionale. L’Italia, infatti, si colloca tra i Paesi Europei più attivi in materia di ricerca sulla prevenzione secondaria del tumore polmonare e ha già iniziato a verificare la validità di tale approccio sperimentale di screening del tumore polmonare con tecnica LDCT. Date queste premesse, gli organi nazionali stanno promuovendo la traslazione clinica di tali conoscenze: lo studio presentato si propone quindi di verificare la fattibilità di un programma di prevenzione del tumore polmonare su scala nazionale, secondo metodi validati scientificamente a livello internazionale. In particolare, verranno valutati gli aspetti organizzativi e le eventuali criticità evidenziatesi, sia a livello di popolazione che a livello sanitario. Tali aspetti verranno infatti considerati al fine di stabilire le necessità di un nuovo servizio, anche in relazione alle nuove norme igieniche e organizzative imposte dalla situazione emergenziale legata all’epidemia di Covid19. In ultima istanza, lo studio valuterà il rapporto costo-beneficio che il programma di prevenzione secondaria del tumore polmonare dimostrerà di avere.
Aspetti organizzativi e valutazione di fattibilità di un programma di screening del tumore polmonare mediante TC a bassa dose: una prima esperienza Pavese.
BRAGHIERI, GIAN DOMENICO
2020/2021
Abstract
Il tumore polmonare costituisce, a livello mondiale, sia il tipo di neoplasia più frequentemente diagnosticata (costituendo l’11,6% di tutte le diagnosi di tumore) che la principale causa di morte tumore-relata (costituendo il 18,4% di tutte le morti da patologia neoplastica) sia negli uomini che nelle donne. Nonostante l’ingente sviluppo di importanti strumenti terapeutici che ha avuto luogo negli ultimi decenni, la mortalità per tumore polmonare risulta ancora drammaticamente elevata, soprattutto negli stadi più avanzati. Tuttavia, i pazienti diagnosticati con una malattia allo stadio iniziale (stadio IA) hanno dimostrato avere un tasso di sopravvivenza nettamente maggiore e pari al 75% a 5 anni di distanza . Da ciò si evince come la strategia di maggior impatto nel ridurre la mortalità dovuta ai tumori polmonari nel lungo termine sia quella che prevede l’identificazione della malattia il più precocemente possibile, quando essa è ancora limitata allo stadio iniziale. A tal fine, sono stati sviluppati programmi di screening basati sull’impiego di TC a bassa dose (Low Dose Computed Tomography – LDCT), dapprima negli Stati Uniti e successivamente anche in Europa dai quali si è potuto evincere che, in quelle realtà in cui sono stati già stati implementati programmi di screening per tumore polmonare mediante impiego di LDCT, la malattia è stata diagnosticata in una quota di partecipanti variabile dall’1% al 3%: tra questi soggetti a cui a cui è stato diagnosticato un tumore, sorprendentemente, dal 50% al 70% di essi presentava la malattia ancora in fase iniziale (stadio I). Saranno, quindi, proprio i pazienti identificati agli stadi iniziali di malattia tramite screening con LDCT a poter beneficiare di una più amplia gamma di opzioni terapeutiche e, conseguentemente, avere tassi di sopravvivenza notevolmente maggiori con una riduzione di mortalità causa-specifica del 20-30% nei soggetti ad alto rischio. In tal contesto, l’idea di proporre un primo modello di screening per tumore del polmone nella realtà pavese sarà finalizzata a definire un modello per l’implementazione ottimizzata della detezione del tumore polmonare in fase precoce attraverso la valutazione prospettica della prevenzione della salute del polmone che, qualora risultasse efficace a livello locale, sarebbe poi idealmente applicabile su scala nazionale. L’Italia, infatti, si colloca tra i Paesi Europei più attivi in materia di ricerca sulla prevenzione secondaria del tumore polmonare e ha già iniziato a verificare la validità di tale approccio sperimentale di screening del tumore polmonare con tecnica LDCT. Date queste premesse, gli organi nazionali stanno promuovendo la traslazione clinica di tali conoscenze: lo studio presentato si propone quindi di verificare la fattibilità di un programma di prevenzione del tumore polmonare su scala nazionale, secondo metodi validati scientificamente a livello internazionale. In particolare, verranno valutati gli aspetti organizzativi e le eventuali criticità evidenziatesi, sia a livello di popolazione che a livello sanitario. Tali aspetti verranno infatti considerati al fine di stabilire le necessità di un nuovo servizio, anche in relazione alle nuove norme igieniche e organizzative imposte dalla situazione emergenziale legata all’epidemia di Covid19. In ultima istanza, lo studio valuterà il rapporto costo-beneficio che il programma di prevenzione secondaria del tumore polmonare dimostrerà di avere.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/13280