All’interno del mio lavoro di tesi ho analizzato l’importanza dell’attività sportiva, in modo particolare del Karate, in atleti con disabilità intellettiva e come un ambiente inclusivo sia un mezzo per il miglioramento tecnico e personale, non solo di atleti ma anche di tecnici, arbitri, famiglie e mondo sportivo circostante. L’obiettivo della tesi è quindi quello di definire i benefici psicofisici della pratica del Karate in atleti affetti da diversi tipi di disabilità intellettiva. Per rispondere alla domanda della tesi ho utilizzato diverse fonti provenienti da diversi trattati che analizzano l’efficacia della pratica sportiva, soffermandosi soprattutto sulla la sfera dell’inclusione. Per quanto riguarda il Karate in particolare, ho avuto modo di approfondire il tema grazie a numerose ricerche che studiano l’efficacia di questa disciplina in relazione alla disabilità. Inoltre, grazie alla mia esperienza di tirocinio trascorsa presso l’associazione sportiva ASD No Limits Lodi ho avuto modo di rafforzare la convinzione che la disabilità non è un limite nella pratica di nessuno sport, ma è solo una risorsa per chi la sa vedere e sfruttare. Ciò che è scaturito dal lavoro di tesi è che il vero allenatore o, in questo caso, il maestro di Karate, è colui che è capace di ascoltare e conoscere i bisogni dei propri atleti e mette in pratica le sue conoscenze per poter far ottenere loro il massimo rendimento, a prescindere dal tipo e dal grado di disabilità. Vivere un contesto inclusivo non significa non prestare attenzione ai bisogni di ogni atleta con disabilità, ma significa adattare il proprio linguaggio e i metodi di insegnamento per porsi in ascolto e permettere ad ogni allievo di poter esprimere la sua massima capacità prestativa.
Karate: sport come mezzo di inclusione in atleti con disabilità intellettiva
BORLINI, LAURA
2020/2021
Abstract
All’interno del mio lavoro di tesi ho analizzato l’importanza dell’attività sportiva, in modo particolare del Karate, in atleti con disabilità intellettiva e come un ambiente inclusivo sia un mezzo per il miglioramento tecnico e personale, non solo di atleti ma anche di tecnici, arbitri, famiglie e mondo sportivo circostante. L’obiettivo della tesi è quindi quello di definire i benefici psicofisici della pratica del Karate in atleti affetti da diversi tipi di disabilità intellettiva. Per rispondere alla domanda della tesi ho utilizzato diverse fonti provenienti da diversi trattati che analizzano l’efficacia della pratica sportiva, soffermandosi soprattutto sulla la sfera dell’inclusione. Per quanto riguarda il Karate in particolare, ho avuto modo di approfondire il tema grazie a numerose ricerche che studiano l’efficacia di questa disciplina in relazione alla disabilità. Inoltre, grazie alla mia esperienza di tirocinio trascorsa presso l’associazione sportiva ASD No Limits Lodi ho avuto modo di rafforzare la convinzione che la disabilità non è un limite nella pratica di nessuno sport, ma è solo una risorsa per chi la sa vedere e sfruttare. Ciò che è scaturito dal lavoro di tesi è che il vero allenatore o, in questo caso, il maestro di Karate, è colui che è capace di ascoltare e conoscere i bisogni dei propri atleti e mette in pratica le sue conoscenze per poter far ottenere loro il massimo rendimento, a prescindere dal tipo e dal grado di disabilità. Vivere un contesto inclusivo non significa non prestare attenzione ai bisogni di ogni atleta con disabilità, ma significa adattare il proprio linguaggio e i metodi di insegnamento per porsi in ascolto e permettere ad ogni allievo di poter esprimere la sua massima capacità prestativa.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/13358