La Policitemia Vera (PV) o “malattia di Vaquez” è una neoplasia mieloproliferativa cronica Philadelphia-negativa, contraddistinta da una proliferazione incessante di eritrociti, indipendente dai meccanismi di regolazione dell’eritropoiesi; e da una o più mutazioni genetiche presenti a livello della cellula progenitrice emopoietica da cui derivano tutte le cellule sanguigne. Ne consegue un’aumentata viscosità del sangue causata da eritrocitosi, e in parte anche da leucocitosi e trombocitosi. Il decorso clinico della PV, seppur indolente, è dominato da un alto rischio trombotico e da una potenziale evoluzione tardiva in mielofibrosi (MF) post-PV oppure in leucemia mieloide acuta (AML), che ne influenzano negativamente la sopravvivenza, aumentando le morbilità e la mortalità. Altre tipiche manifestazioni, oltre ad una serie di disturbi micro e macrovascolari, sono rappresentate dalla difficoltà a controllare il prurito e da un’eventuale progressiva splenomegalia. L’individuazione della mutazione driver JAK2 V617F, avvenuta nel 2005, ha rivoluzionato la diagnosi e la terapia della Policitemia Vera. Infatti, questa mutazione insieme a quella dell’esone 12 del gene JAK2 (scoperta successivamente), sono state introdotte nei criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2008, semplificando in tal modo il percorso diagnostico dell’eritrocitosi grazie all’associazione quasi perfetta della mutazione driver con la PV (95% dei casi). Altri parametri diagnostici fondamentali sono costituiti da: emocromo (CBC), ematocrito (Ht), emoglobina (Hb), biopsia del midollo osseo (BM), massa eritrocitaria (RMC) e livelli di eritropoietina (EPO). L’attuale terapia della PV si pone l’obbiettivo di ridurre l’incidenza di eventi trombotici e, in secondo luogo, migliorare la sintomatologia. Il trattamento di prima linea, applicato ai pazienti a basso rischio di trombosi, prevede la combinazione di flebotomia e bassi dosaggi di aspirina; seguito dalla terapia citoriduttiva nei pazienti a più alto rischio trombotico. In seguito alla scoperta della mutazione driver, nel 2014 è stato approvato il primo farmaco inibitore diretto della proteina JAK1 o 2, ruxolitinib; mentre altri due farmaci con inibizione indiretta sono tuttora in fase di sperimentazione.
La mutazione JAK2 V617F nella Policitemia Vera (PV) o “Malattia di Vaquez”: evoluzione e terapia adattata al rischio.
BERNI, ROMINA
2020/2021
Abstract
La Policitemia Vera (PV) o “malattia di Vaquez” è una neoplasia mieloproliferativa cronica Philadelphia-negativa, contraddistinta da una proliferazione incessante di eritrociti, indipendente dai meccanismi di regolazione dell’eritropoiesi; e da una o più mutazioni genetiche presenti a livello della cellula progenitrice emopoietica da cui derivano tutte le cellule sanguigne. Ne consegue un’aumentata viscosità del sangue causata da eritrocitosi, e in parte anche da leucocitosi e trombocitosi. Il decorso clinico della PV, seppur indolente, è dominato da un alto rischio trombotico e da una potenziale evoluzione tardiva in mielofibrosi (MF) post-PV oppure in leucemia mieloide acuta (AML), che ne influenzano negativamente la sopravvivenza, aumentando le morbilità e la mortalità. Altre tipiche manifestazioni, oltre ad una serie di disturbi micro e macrovascolari, sono rappresentate dalla difficoltà a controllare il prurito e da un’eventuale progressiva splenomegalia. L’individuazione della mutazione driver JAK2 V617F, avvenuta nel 2005, ha rivoluzionato la diagnosi e la terapia della Policitemia Vera. Infatti, questa mutazione insieme a quella dell’esone 12 del gene JAK2 (scoperta successivamente), sono state introdotte nei criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 2008, semplificando in tal modo il percorso diagnostico dell’eritrocitosi grazie all’associazione quasi perfetta della mutazione driver con la PV (95% dei casi). Altri parametri diagnostici fondamentali sono costituiti da: emocromo (CBC), ematocrito (Ht), emoglobina (Hb), biopsia del midollo osseo (BM), massa eritrocitaria (RMC) e livelli di eritropoietina (EPO). L’attuale terapia della PV si pone l’obbiettivo di ridurre l’incidenza di eventi trombotici e, in secondo luogo, migliorare la sintomatologia. Il trattamento di prima linea, applicato ai pazienti a basso rischio di trombosi, prevede la combinazione di flebotomia e bassi dosaggi di aspirina; seguito dalla terapia citoriduttiva nei pazienti a più alto rischio trombotico. In seguito alla scoperta della mutazione driver, nel 2014 è stato approvato il primo farmaco inibitore diretto della proteina JAK1 o 2, ruxolitinib; mentre altri due farmaci con inibizione indiretta sono tuttora in fase di sperimentazione.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/13550