Com’è noto, Brahms distrusse gran parte dei suoi manoscritti, facendo sparire con essi molte tracce della sua attività creativa. Lo studio del processo compositvo in Brahms non poggia quindi su quella grande quantità di materiali preparatori che invece supporta gli studi genetici per compositori come Schumann e Beethoven. Le prospettive sulla ricerca del processo creativo di Brahms rimangono però aperte grazie alle numerose revisioni autografe presenti sui manoscritti di lavoro e, spesso, sulle prime bozze di stampa. Si tratta di revisioni riconducibili a diverse fasi del lavoro di composizione, analizzabili secondo la teoria dei metatesti elaborata da Bernhard R. Appel all’interno della genetische Textkritik. Il Quartetto per pianoforte e archi, op. 26 di Johannes Brahms, composto nel 1861-1862 a Hamm, è una delle ultime opere del periodo giovanile. La prima esecuzione ebbe luogo a Vienna, nell’autunno del 1862, e la pubblicazione avvenne pochi mesi più tardi, nel 1863 per la casa editrice Simrock. Il Quartetto rappresenta un caso non comune per gli studi brahmsiani, in quanto sono presenti testimoni per diverse fasi del processo creativo: un breve schizzo per il secondo movimento, il manoscritto autografo e le relative parti per gli archi, entrambi sottoposti a diverse revisioni, la prima bozza di stampa con correzioni autografe e la prima edizione a stampa. Lo studio dello schizzo fa luce su una delle fasi meno studiate del processo creativo di Brahms, quella coincidente con i momenti iniziali della composizione di un’opera. Sono state avanzate delle teorie sul fatto che Brahms scrivesse molto poco durante la nascita di una composizione elaborando tutto nella sua mente; ebbene la presenza di questo e di altri schizzi, unitamente ad altre evidenze emerse dallo studio, ci hanno restituito l’idea di un compositore che riflette meticolosamente in ogni fase della creazione di una nuova opera. Dallo studio del manoscritto autografo è emersa una grande quantità di varianti di lettura effettuate in un momento in cui le parti per gli archi erano già state vergate. Lo studio comparato dei due testimoni - notevolmente agevolato grazie all’utilizzo del software Edirom con cui è stato elaborato l’archivio digitale in allegato - ci ha fornito importanti prove che, in combinazione allo studio dell’epistolario, ci hanno permesso di collocare temporalmente queste revisioni, di comprendere le ragioni per cui sono state effettuate, e di formulare delle ipotesi sulla possibile datazione della stesura delle parti staccate.

I testimoni per il Quartetto per pianoforte e archi, op. 26 di Johannes Brahms: una ricognizione genetica

RAUNISI, CECILIA
2020/2021

Abstract

Com’è noto, Brahms distrusse gran parte dei suoi manoscritti, facendo sparire con essi molte tracce della sua attività creativa. Lo studio del processo compositvo in Brahms non poggia quindi su quella grande quantità di materiali preparatori che invece supporta gli studi genetici per compositori come Schumann e Beethoven. Le prospettive sulla ricerca del processo creativo di Brahms rimangono però aperte grazie alle numerose revisioni autografe presenti sui manoscritti di lavoro e, spesso, sulle prime bozze di stampa. Si tratta di revisioni riconducibili a diverse fasi del lavoro di composizione, analizzabili secondo la teoria dei metatesti elaborata da Bernhard R. Appel all’interno della genetische Textkritik. Il Quartetto per pianoforte e archi, op. 26 di Johannes Brahms, composto nel 1861-1862 a Hamm, è una delle ultime opere del periodo giovanile. La prima esecuzione ebbe luogo a Vienna, nell’autunno del 1862, e la pubblicazione avvenne pochi mesi più tardi, nel 1863 per la casa editrice Simrock. Il Quartetto rappresenta un caso non comune per gli studi brahmsiani, in quanto sono presenti testimoni per diverse fasi del processo creativo: un breve schizzo per il secondo movimento, il manoscritto autografo e le relative parti per gli archi, entrambi sottoposti a diverse revisioni, la prima bozza di stampa con correzioni autografe e la prima edizione a stampa. Lo studio dello schizzo fa luce su una delle fasi meno studiate del processo creativo di Brahms, quella coincidente con i momenti iniziali della composizione di un’opera. Sono state avanzate delle teorie sul fatto che Brahms scrivesse molto poco durante la nascita di una composizione elaborando tutto nella sua mente; ebbene la presenza di questo e di altri schizzi, unitamente ad altre evidenze emerse dallo studio, ci hanno restituito l’idea di un compositore che riflette meticolosamente in ogni fase della creazione di una nuova opera. Dallo studio del manoscritto autografo è emersa una grande quantità di varianti di lettura effettuate in un momento in cui le parti per gli archi erano già state vergate. Lo studio comparato dei due testimoni - notevolmente agevolato grazie all’utilizzo del software Edirom con cui è stato elaborato l’archivio digitale in allegato - ci ha fornito importanti prove che, in combinazione allo studio dell’epistolario, ci hanno permesso di collocare temporalmente queste revisioni, di comprendere le ragioni per cui sono state effettuate, e di formulare delle ipotesi sulla possibile datazione della stesura delle parti staccate.
2020
The sources for Johannes Brahms' Piano Quartet, op. 26: a genetic survey
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/13904