Il carcinoma ovarico è il quinto tumore femminile per incidenza globale e rappresenta in Italia la causa di morte più comune per neoplasia ginecologica. L’elevata mortalità del tumore è legata verosimilmente alla sua scoperta tardiva poiché circa il 75% di queste neoplasie viene diagnosticato in stadio avanzato, compromettendo la possibilità di remissione totale. Il carcinoma ovarico è considerato infatti una malattia molto insidiosa a causa della aspecificità della sua sintomatologia, spesso erroneamente confusa con quella di disturbi di minore entità: la malattia può infatti non destare alcun sintomo nelle sue fasi iniziali, rendendone l’individuazione dilatata nel tempo. I primi farmaci ad essere stati impiegati, utilizzati tuttora nella terapia di prima linea, sono il paclitaxel e alcuni derivati organici del platino (principalmente carboplatino) somministrati per via endovenosa ogni 21 giorni per 6 mesi totali di terapia. Questi farmaci presentano meccanismi d’azione differenti e usati in associazione permettono di ottenere l’eliminazione delle cellule neoplastiche residue dopo l’intervento chirurgico nella maggior parte delle pazienti. Lo studio più approfondito dei meccanismi fisio-patologici e molecolari della malattia ha permesso di affiancare a queste terapie classiche, farmaci di nuova generazione in grado di controllare più efficacemente il progredire della neoplasia e garantire alla paziente un aumento della sopravvivenza libera da progressione. Un’ulteriore problematica attribuibile al carcinoma ovarico è la sua tendenza a recidivare nel tempo. Questo fenomeno ha spinto i ricercatori ad escogitare nuove strategie terapeutiche, in quanto la chemioterapia tradizionale risulterebbe, per molte pazienti, di scarsa utilità per trattare il ripresentarsi della patologia. Durante l’ultimo congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) è stata ribadita l’importanza di una target therapy, somministrata impiegando agenti antitumorali selettivi per determinati recettori overespressi nelle cellule tumorali. I pesanti effetti collaterali della chemioterapia tradizionale risultano essere debilitanti a lungo termine per l’organismo, a causa della scarsa selettività degli agenti citotossici per le cellule tumorali e l’instaurarsi di meccanismi di chemio resistenza a seguito di somministrazione prolungata; la resistenza è osservabile soprattutto per i platino derivati e ha portato i ricercatori allo studio di nuove associazioni terapeutiche di seconda linea per cercare di ovviare a questo importante problema clinico. La nuova frontiera della lotta al carcinoma ovarico è rappresentata quindi dall’utilizzo di agenti chemioterapici il più possibile selettivi verso recettori molecolari espressi dalle cellule neoplastiche e dalla terapia di associazione per permettere di cronicizzare la patologia e consentire alla paziente una convivenza quanto più pacifica e duratura possibile con la malattia.
Trattamento del carcinoma ovarico: farmaci tradizionali e target therapy
BREGNI, PAOLO
2020/2021
Abstract
Il carcinoma ovarico è il quinto tumore femminile per incidenza globale e rappresenta in Italia la causa di morte più comune per neoplasia ginecologica. L’elevata mortalità del tumore è legata verosimilmente alla sua scoperta tardiva poiché circa il 75% di queste neoplasie viene diagnosticato in stadio avanzato, compromettendo la possibilità di remissione totale. Il carcinoma ovarico è considerato infatti una malattia molto insidiosa a causa della aspecificità della sua sintomatologia, spesso erroneamente confusa con quella di disturbi di minore entità: la malattia può infatti non destare alcun sintomo nelle sue fasi iniziali, rendendone l’individuazione dilatata nel tempo. I primi farmaci ad essere stati impiegati, utilizzati tuttora nella terapia di prima linea, sono il paclitaxel e alcuni derivati organici del platino (principalmente carboplatino) somministrati per via endovenosa ogni 21 giorni per 6 mesi totali di terapia. Questi farmaci presentano meccanismi d’azione differenti e usati in associazione permettono di ottenere l’eliminazione delle cellule neoplastiche residue dopo l’intervento chirurgico nella maggior parte delle pazienti. Lo studio più approfondito dei meccanismi fisio-patologici e molecolari della malattia ha permesso di affiancare a queste terapie classiche, farmaci di nuova generazione in grado di controllare più efficacemente il progredire della neoplasia e garantire alla paziente un aumento della sopravvivenza libera da progressione. Un’ulteriore problematica attribuibile al carcinoma ovarico è la sua tendenza a recidivare nel tempo. Questo fenomeno ha spinto i ricercatori ad escogitare nuove strategie terapeutiche, in quanto la chemioterapia tradizionale risulterebbe, per molte pazienti, di scarsa utilità per trattare il ripresentarsi della patologia. Durante l’ultimo congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO) è stata ribadita l’importanza di una target therapy, somministrata impiegando agenti antitumorali selettivi per determinati recettori overespressi nelle cellule tumorali. I pesanti effetti collaterali della chemioterapia tradizionale risultano essere debilitanti a lungo termine per l’organismo, a causa della scarsa selettività degli agenti citotossici per le cellule tumorali e l’instaurarsi di meccanismi di chemio resistenza a seguito di somministrazione prolungata; la resistenza è osservabile soprattutto per i platino derivati e ha portato i ricercatori allo studio di nuove associazioni terapeutiche di seconda linea per cercare di ovviare a questo importante problema clinico. La nuova frontiera della lotta al carcinoma ovarico è rappresentata quindi dall’utilizzo di agenti chemioterapici il più possibile selettivi verso recettori molecolari espressi dalle cellule neoplastiche e dalla terapia di associazione per permettere di cronicizzare la patologia e consentire alla paziente una convivenza quanto più pacifica e duratura possibile con la malattia.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/13958