SARS-CoV-2 è il virus responsabile di una pandemia che ad oggi conta circa 33 milioni di casi nel mondo, con un tasso di mortalità del 3%. La disparità sintomatologica emersa nei pazienti affetti da COVID-19 suggerisce un ruolo della risposta immunitaria dell’ospite nel controllare l’infezione da SARS-CoV-2. Per comprendere i meccanismi alla base di tale variabilità sono stati condotti diversi studi in cui è stata posta l’attenzione sulla risposta immunitaria innata e adattativa il cui ruolo è rilevante nella patogenesi dell’infezione. Un ruolo determinante nella risoluzione dell’infezione SARS-CoV-2 è rivestito dalle cellule T. È stata dimostrata infatti una forte associazione tra un’efficace e precoce risposta T CD4+ SARS-CoV-2 e una progressione più lieve della malattia, suggerendo l’importante impatto che presenta l’attività di queste cellule sul controllo dell’infezione e dunque sulla protezione dell’individuo da un’evoluzione grave della malattia. Ad oggi, solo un esiguo numero di studi ha approfondito gli aspetti relativi allo sviluppo della risposta adattativa durante la fase acuta dell’infezione e scarseggiano lavori incentrati sulla risposta immunitaria di soggetti paucisintomatici, in quanto risulta logisticamente più complessa la loro individuazione e reperibilità, ancor meno durante la fase acuta dell’infezione. In questo lavoro è stata analizzata la risposta T cellulare SARS-CoV-2 specifica in seguito a stimolazione con megapool di tutti i peptidi codificati dal genoma di SARS-CoV- in 20 pazienti con malattia severa e in 32 soggetti paucisintomatici caratterizzati da anosmia e ageusia durante la fase acuta dell’infezione. I dati raccolti mostrano un’incrementata risposta CD4 antigene-specifica nei soggetti con alterazione del gusto e dell’olfatto rispetto a quelli che mostravano manifestazioni cliniche gravi. Per valutare lo sviluppo della risposta umorale nelle due categorie di pazienti, abbiamo inoltre valutato la frequenza delle cellule T helper follicolari deputate alla stimolazione della differenziazione e maturazione delle cellule B nei centri germinativi dei linfonodi e la frequenza sia dei plasmablasti sia delle plasmacellule. Abbiamo rilevato un trend verso un aumento delle cellule Tfh e un incremento significativo dei plasmablasti e plasmacellule nei pazienti con malattia severa rispetto ai soggetti paucisintomatici. Inoltre, i livelli sierici della chemochina CXCL13, considerato un marcatore indiretto della risposta del centro germinativo, erano superiori nei soggetti con malattia severa rispetto ai soggetti paucisintomatici. Questi dati insieme sembrerebbero dimostrare l’esistenza di una dicotomia tra i due bracci dell’immunità adattativa, umorale e cellulare, responsabile dell’incapacità di fermare l’avanzamento dell’infezione virale nei pazienti con una forma grave della patologia.

Studio della risposta T cellulare SARS-CoV-2 specifica in soggetti con infezione paucisintomatica e grave.

D'AGOSTO, MARIA DELIA
2020/2021

Abstract

SARS-CoV-2 è il virus responsabile di una pandemia che ad oggi conta circa 33 milioni di casi nel mondo, con un tasso di mortalità del 3%. La disparità sintomatologica emersa nei pazienti affetti da COVID-19 suggerisce un ruolo della risposta immunitaria dell’ospite nel controllare l’infezione da SARS-CoV-2. Per comprendere i meccanismi alla base di tale variabilità sono stati condotti diversi studi in cui è stata posta l’attenzione sulla risposta immunitaria innata e adattativa il cui ruolo è rilevante nella patogenesi dell’infezione. Un ruolo determinante nella risoluzione dell’infezione SARS-CoV-2 è rivestito dalle cellule T. È stata dimostrata infatti una forte associazione tra un’efficace e precoce risposta T CD4+ SARS-CoV-2 e una progressione più lieve della malattia, suggerendo l’importante impatto che presenta l’attività di queste cellule sul controllo dell’infezione e dunque sulla protezione dell’individuo da un’evoluzione grave della malattia. Ad oggi, solo un esiguo numero di studi ha approfondito gli aspetti relativi allo sviluppo della risposta adattativa durante la fase acuta dell’infezione e scarseggiano lavori incentrati sulla risposta immunitaria di soggetti paucisintomatici, in quanto risulta logisticamente più complessa la loro individuazione e reperibilità, ancor meno durante la fase acuta dell’infezione. In questo lavoro è stata analizzata la risposta T cellulare SARS-CoV-2 specifica in seguito a stimolazione con megapool di tutti i peptidi codificati dal genoma di SARS-CoV- in 20 pazienti con malattia severa e in 32 soggetti paucisintomatici caratterizzati da anosmia e ageusia durante la fase acuta dell’infezione. I dati raccolti mostrano un’incrementata risposta CD4 antigene-specifica nei soggetti con alterazione del gusto e dell’olfatto rispetto a quelli che mostravano manifestazioni cliniche gravi. Per valutare lo sviluppo della risposta umorale nelle due categorie di pazienti, abbiamo inoltre valutato la frequenza delle cellule T helper follicolari deputate alla stimolazione della differenziazione e maturazione delle cellule B nei centri germinativi dei linfonodi e la frequenza sia dei plasmablasti sia delle plasmacellule. Abbiamo rilevato un trend verso un aumento delle cellule Tfh e un incremento significativo dei plasmablasti e plasmacellule nei pazienti con malattia severa rispetto ai soggetti paucisintomatici. Inoltre, i livelli sierici della chemochina CXCL13, considerato un marcatore indiretto della risposta del centro germinativo, erano superiori nei soggetti con malattia severa rispetto ai soggetti paucisintomatici. Questi dati insieme sembrerebbero dimostrare l’esistenza di una dicotomia tra i due bracci dell’immunità adattativa, umorale e cellulare, responsabile dell’incapacità di fermare l’avanzamento dell’infezione virale nei pazienti con una forma grave della patologia.
2020
Study of SARS-CoV-2-specific T cellular response in subjects with paucisymptomatic and severe infection.
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