The policy of openness of the European institutions, in particular the Commission, towards pressure groups is not a recent fact. It has characterised the nature of European decision-making processes since its very origins. The reasons for this are many and often overlapping: from the objective observation that pressure groups are present where the decision-making centres are concentrated, to institutional reasons, linked to the complex architecture of the European decision-making process and the lack of legitimacy that characterises some of the institutions involved in it. Since the 1980s, the centralization of the decision-making process at the European Union records a shift of lobbying activities from the members states to Brussels, "where power is founded", determining a pluralistic opening of institutions towards groups. The first attempt to monitor the work of interest groups in the European Parliament dates back to the initiative of Dutch Socialist MEP Alman Metten in 1989, with the submission of two Written Questions to the Presidency of Parliament on the Shadows of Brussels for the establishment of a regulation and a code of conduct. Indeed, from the beginning it was necessary to regulate a system that required (and continues to do so) high standards of transparency. In March 2007, the Commission published the Communication Follow-up to the Green Paper "European Transparency Initiative", in which it decided to implement its action through new measures, first of all the creation and introduction of the voluntary Register of Interest Representatives by spring 2008. However, the voluntary aspect continues to have a negative impact on the level of transparency. Different discourse for the United States, where the concept of lobbying intersects with the First Amendment and the right of freedom of speech, raising considerably the level of transparency in the activities of lobbyists, causing however quite a few problems - lastly to former President Obama - in an attempt to get his hands on such a strongly protected and entrenched system. The comparative analysis of the two main lobbying systems has shown important shortcomings in the European system in terms of transparency, integrity, and equality of access, stressing once again the need for structural reforms on the part of the European institutions and the Member States.

La politica di apertura da parte delle istituzioni europee, in particolare della Commissione, verso i gruppi di pressione non è un fatto recente, caratterizzando la natura del processo decisionale europeo fin dalle sue origini. Le ragioni di questo sono varie e intersecate tra loro: dall’oggettiva osservazione che i gruppi di pressione sono presenti dove i centri di decisione sono collocati, fino a ragioni istituzionali, legate alla complessa architettura del processo decisionale europeo e la mancanza di legittimazione che caratterizza alcune delle istituzioni che ne fanno parte. A partire dagli anni ’80, la centralizzazione del processo decisionale nell’Unione Europea rilevò uno spostamento delle attività di lobbying dagli stati membri a Bruxelles, determinando un’apertura pluralistica delle istituzioni verso i gruppi stessi. Il primo tentativo di monitorare il lavoro dei gruppi di interesse nelle istituzioni risale al 1989, con la costituzione di un regolamento e un codice di condotta. Infatti, sin dall’inizio sembrava essere chiaro la necessità di regolamentare un sistema che richiedeva (e richiede ancora oggi) un elevato livello di trasparenza. Nel marzo del 2007, la Commissione pubblica una Comunicazione inerente una “Iniziativa Europea per la Trasparenza”, nella quale si formalizza la decisione di istituire un Registro dei Rappresentati di Interessi su base volontaria. Proprio questo aspetto della volontarietà continua ad avere tutt’oggi un impatto negativo sul livello di trasparenza nelle attività di lobbying. Discorso diverso invece per quanto riguarda gli Stati Uniti, dove il lobbying si interseca direttamente con il Primo Emendamento e il diritto alla libertà di espressione, alzando in maniera considerevole il livello di trasparenza nelle attività dei lobbisti, ma causando non pochi problemi- ultimo all’ex Presidente Obama- a chi ha tentato di mettere mano ad un sistema così protetto e radicato nella cultura americana. L’analisi comparata tra i due principali sistemi di lobbying ha svelato importanti lacune nel sistema europeo in termini di trasparenza, integrità ed equità di accesso, sottolineando nuovamente la necessità di riforme strutturali sia da parte delle istituzioni europee che dagli stessi stati membri.

LOBBYING IN BRUSSELS: FUTURE PROSPECTS FOR A BETTER TRANSPARENCY. A COMPARATIVE ANALYSIS BETWEEN THE EU AND THE U.S.

LOPS, ALESSANDRO
2019/2020

Abstract

The policy of openness of the European institutions, in particular the Commission, towards pressure groups is not a recent fact. It has characterised the nature of European decision-making processes since its very origins. The reasons for this are many and often overlapping: from the objective observation that pressure groups are present where the decision-making centres are concentrated, to institutional reasons, linked to the complex architecture of the European decision-making process and the lack of legitimacy that characterises some of the institutions involved in it. Since the 1980s, the centralization of the decision-making process at the European Union records a shift of lobbying activities from the members states to Brussels, "where power is founded", determining a pluralistic opening of institutions towards groups. The first attempt to monitor the work of interest groups in the European Parliament dates back to the initiative of Dutch Socialist MEP Alman Metten in 1989, with the submission of two Written Questions to the Presidency of Parliament on the Shadows of Brussels for the establishment of a regulation and a code of conduct. Indeed, from the beginning it was necessary to regulate a system that required (and continues to do so) high standards of transparency. In March 2007, the Commission published the Communication Follow-up to the Green Paper "European Transparency Initiative", in which it decided to implement its action through new measures, first of all the creation and introduction of the voluntary Register of Interest Representatives by spring 2008. However, the voluntary aspect continues to have a negative impact on the level of transparency. Different discourse for the United States, where the concept of lobbying intersects with the First Amendment and the right of freedom of speech, raising considerably the level of transparency in the activities of lobbyists, causing however quite a few problems - lastly to former President Obama - in an attempt to get his hands on such a strongly protected and entrenched system. The comparative analysis of the two main lobbying systems has shown important shortcomings in the European system in terms of transparency, integrity, and equality of access, stressing once again the need for structural reforms on the part of the European institutions and the Member States.
2019
LOBBYING IN BRUSSELS: FUTURE PROSPECTS FOR A BETTER TRANSPARENCY. A COMPARATIVE ANALYSIS BETWEEN THE EU AND THE U.S.
La politica di apertura da parte delle istituzioni europee, in particolare della Commissione, verso i gruppi di pressione non è un fatto recente, caratterizzando la natura del processo decisionale europeo fin dalle sue origini. Le ragioni di questo sono varie e intersecate tra loro: dall’oggettiva osservazione che i gruppi di pressione sono presenti dove i centri di decisione sono collocati, fino a ragioni istituzionali, legate alla complessa architettura del processo decisionale europeo e la mancanza di legittimazione che caratterizza alcune delle istituzioni che ne fanno parte. A partire dagli anni ’80, la centralizzazione del processo decisionale nell’Unione Europea rilevò uno spostamento delle attività di lobbying dagli stati membri a Bruxelles, determinando un’apertura pluralistica delle istituzioni verso i gruppi stessi. Il primo tentativo di monitorare il lavoro dei gruppi di interesse nelle istituzioni risale al 1989, con la costituzione di un regolamento e un codice di condotta. Infatti, sin dall’inizio sembrava essere chiaro la necessità di regolamentare un sistema che richiedeva (e richiede ancora oggi) un elevato livello di trasparenza. Nel marzo del 2007, la Commissione pubblica una Comunicazione inerente una “Iniziativa Europea per la Trasparenza”, nella quale si formalizza la decisione di istituire un Registro dei Rappresentati di Interessi su base volontaria. Proprio questo aspetto della volontarietà continua ad avere tutt’oggi un impatto negativo sul livello di trasparenza nelle attività di lobbying. Discorso diverso invece per quanto riguarda gli Stati Uniti, dove il lobbying si interseca direttamente con il Primo Emendamento e il diritto alla libertà di espressione, alzando in maniera considerevole il livello di trasparenza nelle attività dei lobbisti, ma causando non pochi problemi- ultimo all’ex Presidente Obama- a chi ha tentato di mettere mano ad un sistema così protetto e radicato nella cultura americana. L’analisi comparata tra i due principali sistemi di lobbying ha svelato importanti lacune nel sistema europeo in termini di trasparenza, integrità ed equità di accesso, sottolineando nuovamente la necessità di riforme strutturali sia da parte delle istituzioni europee che dagli stessi stati membri.
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