Il problema più urgente ad oggi che l’ortodontista deve affrontare è una migliore comprensione dell’eziologia delle malocclusioni e dei cambiamenti che si verificano durante il trattamento e nel periodo post-terapia attiva. È ormai riconosciuto che gli influssi muscolari siano un fattore importante per lo sviluppo delle arcate dentarie e per la stabilità del risultato finale; pertanto, uno studio della loro funzione sarebbe utile per una migliore diagnosi ed un migliore piano di terapia. Per questo scopo, al fine di aumentare la predicibilità del trattamento ortodontico, si è ricorsi all’elettromiografia di superficie che ci fornisce un’analisi obiettiva dell’attività dei principali muscoli masticatori e di come questi vengano influenzati o meno dai differenti biotipi facciali dei pazienti. Questo studio clinico osservazionale ha analizzato un campione di 37 pazienti (17 maschi e 20 femmine), reclutati presso l’UDA di Ortognatodonzia e Odontoiatria Infantile del Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche dell’Università degli Studi di Pavia, con un’età media di 13 anni e 3 mesi ed una deviazione standard di 7 anni e 6 mesi che rientravano nei criteri di inclusione ed esclusione dello studio. Per ogni paziente sono stati ottenuti, prima dell’inizio di una terapia ortodontica (t0), tutti i records diagnostici e, in seguito, si è andati a registrare le attività dei muscoli masticatori (temporali anteriori di destra e sinistra, masseteri di destra e sinistra, sovraioidei di destra e di sinistra) durante il massimo serramento volontario con e senza rulli di cotone impiegando l’elettromiografia di superficie (sEMG). Per ogni sessione di acquisizione e per ogni muscolo, sono state analizzate le onde sEMG andando a calcolare i seguenti indici: IMPACT, POC e ATTIV. Successivamente, si è eseguita l’analisi statistica dei dati rilevati tramite il software R (R version 3.1.3, R Development Core Team, R Foundation for Statistical Computing, Wien, Austria) per individuare una differenza di attività muscolare nei pazienti suddivisi in clusters in base alla loro dimensione verticale scheletrica, calcolata tramite il tracciato cefalometrico. Per tutti i parametri testati, è stato applicato un test ANOVA seguito dal test post hoc di Tukey. Sono state effettuate delle regressioni lineari per valutare l’effetto dei differenti valori cefalometrici sui parametri elettromiografici e per tutti i test la significatività è stata posta per P<0.05. Sono state evidenziate differenze significative tra i vari gruppi, in particolar modo per quanto riguarda i soggetti ipo- e iper-divergenti, per il POC dei masseteri ed una debolissima significatività per il POC medio. Tuttavia, non si sono evidenziate differenze significative nell’attività muscolare di masseteri e temporali durante il massimo serramento con e senza rulli di cotone nei soggetti normo-divergenti confrontati rispettivamente con pazienti ipo- e iper-divergenti. Dalle analisi statistiche sembra quindi che non sia tanto la divergenza scheletrica ad influenzare la differenza di segnale EMG, quanto piuttosto la classe scheletrica sagittale. Tali considerazioni sono fondamentali nella valutazione di adeguate scelte terapeutiche, che possono essere intraprese nei pazienti ortodontici e nel loro follow-up; tuttavia, essendo presenti numerose variabili, sono consigliabili ulteriori studi incrementando il campione d’indagine.
Divergenza scheletrica ed attività elettromiografica dei muscoli masticatori: studio clinico.
SAETTA, VALENTINA
2021/2022
Abstract
Il problema più urgente ad oggi che l’ortodontista deve affrontare è una migliore comprensione dell’eziologia delle malocclusioni e dei cambiamenti che si verificano durante il trattamento e nel periodo post-terapia attiva. È ormai riconosciuto che gli influssi muscolari siano un fattore importante per lo sviluppo delle arcate dentarie e per la stabilità del risultato finale; pertanto, uno studio della loro funzione sarebbe utile per una migliore diagnosi ed un migliore piano di terapia. Per questo scopo, al fine di aumentare la predicibilità del trattamento ortodontico, si è ricorsi all’elettromiografia di superficie che ci fornisce un’analisi obiettiva dell’attività dei principali muscoli masticatori e di come questi vengano influenzati o meno dai differenti biotipi facciali dei pazienti. Questo studio clinico osservazionale ha analizzato un campione di 37 pazienti (17 maschi e 20 femmine), reclutati presso l’UDA di Ortognatodonzia e Odontoiatria Infantile del Dipartimento di Scienze Clinico-Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche dell’Università degli Studi di Pavia, con un’età media di 13 anni e 3 mesi ed una deviazione standard di 7 anni e 6 mesi che rientravano nei criteri di inclusione ed esclusione dello studio. Per ogni paziente sono stati ottenuti, prima dell’inizio di una terapia ortodontica (t0), tutti i records diagnostici e, in seguito, si è andati a registrare le attività dei muscoli masticatori (temporali anteriori di destra e sinistra, masseteri di destra e sinistra, sovraioidei di destra e di sinistra) durante il massimo serramento volontario con e senza rulli di cotone impiegando l’elettromiografia di superficie (sEMG). Per ogni sessione di acquisizione e per ogni muscolo, sono state analizzate le onde sEMG andando a calcolare i seguenti indici: IMPACT, POC e ATTIV. Successivamente, si è eseguita l’analisi statistica dei dati rilevati tramite il software R (R version 3.1.3, R Development Core Team, R Foundation for Statistical Computing, Wien, Austria) per individuare una differenza di attività muscolare nei pazienti suddivisi in clusters in base alla loro dimensione verticale scheletrica, calcolata tramite il tracciato cefalometrico. Per tutti i parametri testati, è stato applicato un test ANOVA seguito dal test post hoc di Tukey. Sono state effettuate delle regressioni lineari per valutare l’effetto dei differenti valori cefalometrici sui parametri elettromiografici e per tutti i test la significatività è stata posta per P<0.05. Sono state evidenziate differenze significative tra i vari gruppi, in particolar modo per quanto riguarda i soggetti ipo- e iper-divergenti, per il POC dei masseteri ed una debolissima significatività per il POC medio. Tuttavia, non si sono evidenziate differenze significative nell’attività muscolare di masseteri e temporali durante il massimo serramento con e senza rulli di cotone nei soggetti normo-divergenti confrontati rispettivamente con pazienti ipo- e iper-divergenti. Dalle analisi statistiche sembra quindi che non sia tanto la divergenza scheletrica ad influenzare la differenza di segnale EMG, quanto piuttosto la classe scheletrica sagittale. Tali considerazioni sono fondamentali nella valutazione di adeguate scelte terapeutiche, che possono essere intraprese nei pazienti ortodontici e nel loro follow-up; tuttavia, essendo presenti numerose variabili, sono consigliabili ulteriori studi incrementando il campione d’indagine.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/14357