George Enescu fa risalire all’alba del Novecento la sua svolta stilistica: «Con la seconda Sonata per violino e pianoforte e l’Ottetto per archi, sentivo di crescere in fretta, diventavo me stesso» (Gavoty 2021, 36). La maturità compositiva supera esotismi e contrappunto giovanili per riformulare le leggi della forma. Servendosi dei principi della Formenlehre, lo studio indaga mezzi e prospettive del cammino eneschiano. La Sonata è l’incarnazione di un laboratorio compositivo ad alta densità sperimentale. I due gruppi tematici iniziali integrano il sistema modale in quello tonale derivando dall’unisono introduttivo una testura densamente cromatica. I due blocchi morfologici condividono la liquidazione schönberghiana nonostante le forti deviazioni dal modello della frase. La spinta all’elaborazione rimanda lo Sviluppo nel cuore della Ripresa spezzando il tradizionale equilibrio Ruhe-Bewegung-Ruhe. La continuità tematica dei movimenti della Sonata preconizza la ciclicità dell’Ottetto, forse ispirato alla Sonata in si minore di Liszt. L’imponente unisono introduttivo ritorna più volte come l’agent motiv di Bartók sostenendo micro- e macro-forma sonata. La flessibilità necessaria alla complessa impalcatura contesta alcuni capisaldi formali: i piani tonali tematici Do-Si sono influenzati dal cromatismo dei segmenti più piccoli e l’assenza della Ripresa nella microforma favorisce la continuità con le sezioni successive. Contro la ciclicità di Enescu, la corrente conservatrice ammette l’uniformità gerarchica tra i due livelli formali solo nella sonata lisztiana, tuttavia la Funktionelle Formenlehre di Ratz permette di riqualificare le funzioni dei tasselli morfologici in rapporto al pensiero compositivo ottocentesco. Emergono alcune convergenze tra le due composizioni: l’unisono che custodisce l’idea generatrice; la modalità al servizio dei futuri stilemi folkloristici, senza però negare la tonalità; la “forma ad arco” delle Esposizioni e l’ossessiva tendenza allo sviluppo che esautorano la sintesi dialettica. Sonata e Ottetto migrano dalla tradizione austro-francese a una poetica arricchita di nuovi elementi plastici come quello folkloristico, svelando infine i cardini dello stile eneschiano.

La seconda Sonata per violino e pianoforte in fa minore, op. 6 e l’Ottetto per archi in do maggiore, op. 7 di George Enescu Modelli, innovazioni e obiettivi per una svolta stilistica

RUSSO, MICHELE
2021/2022

Abstract

George Enescu fa risalire all’alba del Novecento la sua svolta stilistica: «Con la seconda Sonata per violino e pianoforte e l’Ottetto per archi, sentivo di crescere in fretta, diventavo me stesso» (Gavoty 2021, 36). La maturità compositiva supera esotismi e contrappunto giovanili per riformulare le leggi della forma. Servendosi dei principi della Formenlehre, lo studio indaga mezzi e prospettive del cammino eneschiano. La Sonata è l’incarnazione di un laboratorio compositivo ad alta densità sperimentale. I due gruppi tematici iniziali integrano il sistema modale in quello tonale derivando dall’unisono introduttivo una testura densamente cromatica. I due blocchi morfologici condividono la liquidazione schönberghiana nonostante le forti deviazioni dal modello della frase. La spinta all’elaborazione rimanda lo Sviluppo nel cuore della Ripresa spezzando il tradizionale equilibrio Ruhe-Bewegung-Ruhe. La continuità tematica dei movimenti della Sonata preconizza la ciclicità dell’Ottetto, forse ispirato alla Sonata in si minore di Liszt. L’imponente unisono introduttivo ritorna più volte come l’agent motiv di Bartók sostenendo micro- e macro-forma sonata. La flessibilità necessaria alla complessa impalcatura contesta alcuni capisaldi formali: i piani tonali tematici Do-Si sono influenzati dal cromatismo dei segmenti più piccoli e l’assenza della Ripresa nella microforma favorisce la continuità con le sezioni successive. Contro la ciclicità di Enescu, la corrente conservatrice ammette l’uniformità gerarchica tra i due livelli formali solo nella sonata lisztiana, tuttavia la Funktionelle Formenlehre di Ratz permette di riqualificare le funzioni dei tasselli morfologici in rapporto al pensiero compositivo ottocentesco. Emergono alcune convergenze tra le due composizioni: l’unisono che custodisce l’idea generatrice; la modalità al servizio dei futuri stilemi folkloristici, senza però negare la tonalità; la “forma ad arco” delle Esposizioni e l’ossessiva tendenza allo sviluppo che esautorano la sintesi dialettica. Sonata e Ottetto migrano dalla tradizione austro-francese a una poetica arricchita di nuovi elementi plastici come quello folkloristico, svelando infine i cardini dello stile eneschiano.
2021
The Sonata No. 2 for Violin and Piano in F Minor, Op. 6 and the Octet for Strings in C Major, Op. 7 by George Enescu. Models, Innovations and Goals for a Stilistic Turning
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/14878