Parkinson's disease is the second most common neurodegenerative disease in the world, after Alzheimer's. This is manifested by motor symptoms often associated with cognitive and behavioral impairments. The average age of onset is around 60 years, however, an exception is the 5-10% of affected individuals who manifest the disease as early as 20 to 50 years of age. The etiology of the disease is attributed to degeneration of dopaminergic neurons, implicated in dopamine synthesis and release, located in the substantia nigra pars compacta (snpc). However, the cause of this degeneration is not entirely clear, and the most widely accepted hypothesis is that of a multifactorial origin of the disease, in which environmental and genetic components interact. The typical motor complications of the disease including bradykinesia/kinesia, postural rigidity, resting tremor, and instability (although, generally, the first symptoms of the disease are restlessness, insomnia, drowsiness, and the like) are associated with the manifestation of nonmotor symptoms. Patients with idiopathic Parkinson's disease are joined by a population of patients with PD-MCI (Parkinson Disease - Mild Cognitive Impairment) where MCI is defined as a state of impaired cognitive function and as such is a syndrome defined by clinical, cognitive and functional criteria or, for some patients, a state of transition to dementia. Parkinson's disease is often detected at an advanced stage, at the time when neuronal degeneration has already occurred, hence the importance of useful biomarkers to detect the presence of the disease ensuring early treatment. The aim of the work is based on the study of biochemical markers, which can also be detected by simple blood sampling, such as β-amyloid 40-42 (Aβ40-42), Tau protein, light chain neurofilament (Nf-L) by Single Molecule Array (SiMoA) instrumentation on a cohort of 34 patients with idiopathic Parkinson's disease and a cohort of 34 patients with Parkinson's disease associated with cognitive decline (PD-MCI).

La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo, dopo l’Alzheimer. Questa si manifesta con sintomi motori spesso associati ad alterazioni di tipo cognitivo e comportamentale. L’età media di insorgenza è intorno ai 60 anni, tuttavia fa eccezione il 5-10% di soggetti affetti che manifesta la malattia già tra i 20 e i 50 anni. L’eziologia della malattia è da imputare alla degenerazione dei neuroni dopaminergici, implicati nella sintesi e nel rilascio della dopamina, localizzati nella substantia nigra pars compacta (snpc). Tuttavia, la causa di tale degenerazione non è del tutto chiara e l’ipotesi maggiormente accreditata è quella di un’origine multifattoriale della malattia, in cui interagiscono componenti ambientali e genetiche. Alle complicanze motorie tipiche della malattia tra cui bradicinesia/acinesia, rigidità posturale, tremore a riposo, instabilità (anche se, generalmente, i primi sintomi della malattia sono irrequietezza, insonnia, sonnolenza e similari) si associa la manifestazione di sintomi non motori. Ai pazienti affetti da Parkinson idiopatico si affianca una popolazione di pazienti affetti da PD-MCI (Parkinson Disease – Mild Cognitive Impairment) dove per MCI si intende uno stato di compromissione della funzione cognitiva e come tale è una sindrome definita da criteri clinici, cognitivi e funzionali o, per alcuni pazienti, uno stato di transizione verso la demenza. Il morbo di Parkinson viene spesso rilevato in stadio avanzato, nel momento in cui la degenerazione neuronale è già avvenuta, da ciò deriva l’importanza di biomarkers utili a rilevare la presenza della malattia garantendo cure precoci. Lo scopo del lavoro si basa sullo studio di marcatori biochimici, rilevabili anche mediante semplice prelievo di sangue, come β-amiloide 40-42 (Aβ40-42), proteina Tau, neurofilamento a catena leggera (Nf-L) mediante strumentazione Single Molecule Array (SiMoA) su una coorte di 34 pazienti affetti da Parkinson idiopatico ed una coorte di 34 pazienti affetti da Parkinson associato a declino cognitivo (PD-MCI).

Studio di biormarcatori nella malattia di Parkinson

PREITE, VALERIA
2021/2022

Abstract

Parkinson's disease is the second most common neurodegenerative disease in the world, after Alzheimer's. This is manifested by motor symptoms often associated with cognitive and behavioral impairments. The average age of onset is around 60 years, however, an exception is the 5-10% of affected individuals who manifest the disease as early as 20 to 50 years of age. The etiology of the disease is attributed to degeneration of dopaminergic neurons, implicated in dopamine synthesis and release, located in the substantia nigra pars compacta (snpc). However, the cause of this degeneration is not entirely clear, and the most widely accepted hypothesis is that of a multifactorial origin of the disease, in which environmental and genetic components interact. The typical motor complications of the disease including bradykinesia/kinesia, postural rigidity, resting tremor, and instability (although, generally, the first symptoms of the disease are restlessness, insomnia, drowsiness, and the like) are associated with the manifestation of nonmotor symptoms. Patients with idiopathic Parkinson's disease are joined by a population of patients with PD-MCI (Parkinson Disease - Mild Cognitive Impairment) where MCI is defined as a state of impaired cognitive function and as such is a syndrome defined by clinical, cognitive and functional criteria or, for some patients, a state of transition to dementia. Parkinson's disease is often detected at an advanced stage, at the time when neuronal degeneration has already occurred, hence the importance of useful biomarkers to detect the presence of the disease ensuring early treatment. The aim of the work is based on the study of biochemical markers, which can also be detected by simple blood sampling, such as β-amyloid 40-42 (Aβ40-42), Tau protein, light chain neurofilament (Nf-L) by Single Molecule Array (SiMoA) instrumentation on a cohort of 34 patients with idiopathic Parkinson's disease and a cohort of 34 patients with Parkinson's disease associated with cognitive decline (PD-MCI).
2021
Biomarkers study in Parkinson's disease
La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa al mondo, dopo l’Alzheimer. Questa si manifesta con sintomi motori spesso associati ad alterazioni di tipo cognitivo e comportamentale. L’età media di insorgenza è intorno ai 60 anni, tuttavia fa eccezione il 5-10% di soggetti affetti che manifesta la malattia già tra i 20 e i 50 anni. L’eziologia della malattia è da imputare alla degenerazione dei neuroni dopaminergici, implicati nella sintesi e nel rilascio della dopamina, localizzati nella substantia nigra pars compacta (snpc). Tuttavia, la causa di tale degenerazione non è del tutto chiara e l’ipotesi maggiormente accreditata è quella di un’origine multifattoriale della malattia, in cui interagiscono componenti ambientali e genetiche. Alle complicanze motorie tipiche della malattia tra cui bradicinesia/acinesia, rigidità posturale, tremore a riposo, instabilità (anche se, generalmente, i primi sintomi della malattia sono irrequietezza, insonnia, sonnolenza e similari) si associa la manifestazione di sintomi non motori. Ai pazienti affetti da Parkinson idiopatico si affianca una popolazione di pazienti affetti da PD-MCI (Parkinson Disease – Mild Cognitive Impairment) dove per MCI si intende uno stato di compromissione della funzione cognitiva e come tale è una sindrome definita da criteri clinici, cognitivi e funzionali o, per alcuni pazienti, uno stato di transizione verso la demenza. Il morbo di Parkinson viene spesso rilevato in stadio avanzato, nel momento in cui la degenerazione neuronale è già avvenuta, da ciò deriva l’importanza di biomarkers utili a rilevare la presenza della malattia garantendo cure precoci. Lo scopo del lavoro si basa sullo studio di marcatori biochimici, rilevabili anche mediante semplice prelievo di sangue, come β-amiloide 40-42 (Aβ40-42), proteina Tau, neurofilamento a catena leggera (Nf-L) mediante strumentazione Single Molecule Array (SiMoA) su una coorte di 34 pazienti affetti da Parkinson idiopatico ed una coorte di 34 pazienti affetti da Parkinson associato a declino cognitivo (PD-MCI).
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