Della produzione musicale di Gian Francesco Malipiero, quella del primo pianismo è spesso tralasciata negli studi a lui dedicati. Certamente, la comprensione delle intime e fuorvianti scelte adottate dal compositore negli anni, assieme alle incombenti preoccupazioni prebelliche, ha alimentato un ambito di studi segnato dall’incertezza e a molti tutt’ora ignoto. È lo stesso compositore a prendere distanza, negli anni successivi alla pubblicazione, da alcune delle sue composizioni pianistiche, qualificandole come «musica che si riferisce sempre a qualche cosa che non m’interessa più». Lo stesso accade anche per le testimonianze rinvenute, in certi casi volutamente oscurate dal compositore. La tesi intende fare luce sugli esordi pianistici di Malipiero, attraverso un’attenta ricerca storiografica e propone, fra le prime volte, l’analisi di lavori quali le Bizzarrie luminose dell’alba, del meriggio, della notte, i Poemetti Lunari e i Barlumi. I casi di indagine scelti segnano l’evoluzione di un processo che, per citare Bontempelli, procede per «accumulazione di particolari» e sottolinea l’evoluzione del linguaggio del primo pianismo malipieriano. I titoli presi in esame, già rivelatori, esplicitano l’attenzione del compositore nei riguardi di uno scenario in cui i contrasti di luce e ombre concorrono alla rappresentazione del turbinio di forze antagoniste emergenti nel primo decennio del nuovo secolo. Ciò si traduce nel carattere misterioso, a volte macabro e allucinatorio, dei paesaggi ‘lunari’ descritti dal compositore: in particolare, la già citata raccolta dei Poemetti Lunari si configura come l’illustrazione sonora di tali suggestioni coloristiche e, allo stesso tempo, accoglie quelle offerte dalla laguna. È infatti Venezia ad essere custode dell’incontro con il pittore Mario de Maria, con il quale il compositore ne condivise il territorio artistico; attraverso lo studio dei carteggi custoditi presso il Fondo Malipiero dell’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini e il Fondo Mario de Maria conservato presso la biblioteca del Museo Correr (Venezia), oltre ad aver appreso le visioni affini alle due personalità, è stata accertata l’influenza del pittore veneto nella realizzazione dei Lunari di Gian Francesco Malipiero. Accanto all’approfondimento delle presenti questioni, cuore della tesi, nella prima parte si è voluto porre attenzione sul compositore come membro della ‘generazione dell’Ottanta’, in modo da sottolineare l’incisività del suo ruolo nel programma di rinnovamento della musica italiana. La ricerca ha, dunque, ricostruito il profilo musicale di Gian Francesco Malipiero prima nel contesto italiano - attraverso la chiave bastianelliana - e, poi, in quello europeo.
Tra visioni lunari e lagunari: il primo pianismo di Gian Francesco Malipiero
GAINO, SARA
2021/2022
Abstract
Della produzione musicale di Gian Francesco Malipiero, quella del primo pianismo è spesso tralasciata negli studi a lui dedicati. Certamente, la comprensione delle intime e fuorvianti scelte adottate dal compositore negli anni, assieme alle incombenti preoccupazioni prebelliche, ha alimentato un ambito di studi segnato dall’incertezza e a molti tutt’ora ignoto. È lo stesso compositore a prendere distanza, negli anni successivi alla pubblicazione, da alcune delle sue composizioni pianistiche, qualificandole come «musica che si riferisce sempre a qualche cosa che non m’interessa più». Lo stesso accade anche per le testimonianze rinvenute, in certi casi volutamente oscurate dal compositore. La tesi intende fare luce sugli esordi pianistici di Malipiero, attraverso un’attenta ricerca storiografica e propone, fra le prime volte, l’analisi di lavori quali le Bizzarrie luminose dell’alba, del meriggio, della notte, i Poemetti Lunari e i Barlumi. I casi di indagine scelti segnano l’evoluzione di un processo che, per citare Bontempelli, procede per «accumulazione di particolari» e sottolinea l’evoluzione del linguaggio del primo pianismo malipieriano. I titoli presi in esame, già rivelatori, esplicitano l’attenzione del compositore nei riguardi di uno scenario in cui i contrasti di luce e ombre concorrono alla rappresentazione del turbinio di forze antagoniste emergenti nel primo decennio del nuovo secolo. Ciò si traduce nel carattere misterioso, a volte macabro e allucinatorio, dei paesaggi ‘lunari’ descritti dal compositore: in particolare, la già citata raccolta dei Poemetti Lunari si configura come l’illustrazione sonora di tali suggestioni coloristiche e, allo stesso tempo, accoglie quelle offerte dalla laguna. È infatti Venezia ad essere custode dell’incontro con il pittore Mario de Maria, con il quale il compositore ne condivise il territorio artistico; attraverso lo studio dei carteggi custoditi presso il Fondo Malipiero dell’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini e il Fondo Mario de Maria conservato presso la biblioteca del Museo Correr (Venezia), oltre ad aver appreso le visioni affini alle due personalità, è stata accertata l’influenza del pittore veneto nella realizzazione dei Lunari di Gian Francesco Malipiero. Accanto all’approfondimento delle presenti questioni, cuore della tesi, nella prima parte si è voluto porre attenzione sul compositore come membro della ‘generazione dell’Ottanta’, in modo da sottolineare l’incisività del suo ruolo nel programma di rinnovamento della musica italiana. La ricerca ha, dunque, ricostruito il profilo musicale di Gian Francesco Malipiero prima nel contesto italiano - attraverso la chiave bastianelliana - e, poi, in quello europeo.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/15274