Le argille sono materiali di origine naturale ampliamente diffusi e sfruttati già dal passato con impieghi vari e diversificati. Infatti, le argille furono uno tra i materiali più usati con ampia diffusione in ambito cosmetico e medico grazie alle loro capacità di interagire con molecole attive, alla loro buona biocompatibilità e proprietà di rigonfiamento e alla bassa tossicità. Le argille, inoltre, sono un materiale d’elezione nell’ingegneria tissutale, ovvero una branca importante della medicina rigenerativa finalizzata alla sostituzione di tessuti e organi invecchiati o danneggiati. L’ingegneria tissutale opera con cellule specifiche associate ad una componente che funge da supporto strutturale, chiamata scaffold. Questi vengono caricati con argille che forniscono segnali che promuovono la proliferazione cellulare e quindi la rigenerazione tissutale. In questo ambito le argille vengono utilizzate in quanto possiedono un’elevata biocompatibilità e caratteristiche strutturali e biologiche favorevoli. Inoltre, sono vantaggiose poiché l’associazione con una componente organica porta a ottenere benefici sull’adesione, proliferazione e differenziazione cellulare, stimolando la crescita di tessuto. Nel corso degli anni, diversi studi hanno evidenziato l’enorme potenziale d’impiego di questi nanomateriali in ambito farmaceutico. Infatti, le nanostrutture argillose sono state sfruttate per contenere, veicolare e rilasciare farmaci secondo sistemi a rilascio controllato per migliorarne la biodisponibilità e ridurre gli effetti collaterali. Due tra le più promettenti argille sintetiche utilizzate sono i layered double hydroxides (LDH), conosciuti come argille anioniche, definibili come solidi inorganici bidimensionali aventi una struttura lamellare, e le zeoliti, ovvero alluminosilicati con struttura cristallina distinguibile in due porzioni, framework ed extraframework. È stato dimostrato che le argille sintetiche quali LDH o zeoliti da un punto di vista economico e sono in grado di garantire l’ottenimento di materiali aventi un grado di purezza più elevato. In questi anni l’attenzione nei confronti del potenziale applicativo delle argille è cresciuta e sono numerosi gli studi in ambito biomedico. È facile dunque ipotizzare che saranno ancora oggetto di studi per ampliare le conoscenze riguardo alla riparazione di tessuti ed organi danneggiati.
Argille inorganiche in ingegneria tissutale: stato dell'arte
PALTRINIERI, ALFONSO
2021/2022
Abstract
Le argille sono materiali di origine naturale ampliamente diffusi e sfruttati già dal passato con impieghi vari e diversificati. Infatti, le argille furono uno tra i materiali più usati con ampia diffusione in ambito cosmetico e medico grazie alle loro capacità di interagire con molecole attive, alla loro buona biocompatibilità e proprietà di rigonfiamento e alla bassa tossicità. Le argille, inoltre, sono un materiale d’elezione nell’ingegneria tissutale, ovvero una branca importante della medicina rigenerativa finalizzata alla sostituzione di tessuti e organi invecchiati o danneggiati. L’ingegneria tissutale opera con cellule specifiche associate ad una componente che funge da supporto strutturale, chiamata scaffold. Questi vengono caricati con argille che forniscono segnali che promuovono la proliferazione cellulare e quindi la rigenerazione tissutale. In questo ambito le argille vengono utilizzate in quanto possiedono un’elevata biocompatibilità e caratteristiche strutturali e biologiche favorevoli. Inoltre, sono vantaggiose poiché l’associazione con una componente organica porta a ottenere benefici sull’adesione, proliferazione e differenziazione cellulare, stimolando la crescita di tessuto. Nel corso degli anni, diversi studi hanno evidenziato l’enorme potenziale d’impiego di questi nanomateriali in ambito farmaceutico. Infatti, le nanostrutture argillose sono state sfruttate per contenere, veicolare e rilasciare farmaci secondo sistemi a rilascio controllato per migliorarne la biodisponibilità e ridurre gli effetti collaterali. Due tra le più promettenti argille sintetiche utilizzate sono i layered double hydroxides (LDH), conosciuti come argille anioniche, definibili come solidi inorganici bidimensionali aventi una struttura lamellare, e le zeoliti, ovvero alluminosilicati con struttura cristallina distinguibile in due porzioni, framework ed extraframework. È stato dimostrato che le argille sintetiche quali LDH o zeoliti da un punto di vista economico e sono in grado di garantire l’ottenimento di materiali aventi un grado di purezza più elevato. In questi anni l’attenzione nei confronti del potenziale applicativo delle argille è cresciuta e sono numerosi gli studi in ambito biomedico. È facile dunque ipotizzare che saranno ancora oggetto di studi per ampliare le conoscenze riguardo alla riparazione di tessuti ed organi danneggiati.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/15342