Questa tesi di laurea tratta la tematica dell’abolizione della pena di morte dai presupposti teorici sino alla sua eliminazione all’interno degli ordinamenti penalisti occidentali. Nel primo capitolo si evidenzia l’impegno europeo nell’eliminare la pena capitale all’interno dell’Unione europea tramite l’imposizione di limiti anche in ambito di estradizione, e in altri Stati del mondo mediante una moratoria universale. La pena di morte è esaminata anche in riferimento al diritto internazionale, nello specifico si indicano le ripercussioni internazionali e l’evoluzione avvenuta grazie alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU del 1948, al Patto internazionale sui diritti civili e politici firmato nel 1966, allo Statuto della Corte penale internazionale del 1998 e infine per merito della moratoria universale da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Alcune considerazioni sono inoltre dedicate al tema della pena capitale in rapporto alla posizione cristiana inizialmente indirizzata verso una tutela dell’innocente e successivamente progredita in una tutela universale dell’essere umano in quanto tale che prescinde dalla colpevolezza del soggetto nei cui confronti la pena è irrogata. Il secondo capitolo si focalizza in particolare sulla pena di morte intesa come sanzione vigente all’interno degli Stati Uniti d’America e analizzata come eccezione rispetto alla regola. Si evidenzia la realtà statunitense dal caso Furman v. Georgia ai giorni d’oggi, il ruolo centrale del federalismo che assume rilevanza in riferimento alla tematica in esame e le modalità attuate dai singoli Stati che rendono la pena ancor più disumana e crudele di quanto già non lo sia in sé. Ciò su cui si vuole porre l’attenzione sono inoltre l’applicazione discriminatoria della pena di morte, le situazioni degradanti in cui vivono i soggetti condannati alla pena e i tempi processuali che fanno sì che di fatto al soggetto sembrino comminate due sanzioni differenti: una la condanna a morte in sé e l’altra gli anni di detenzione in attesa di esecuzione. Il terzo e ultimo capitolo analizza in rassegna alcuni degli Stati del continente asiatico e dell’America Centrale (Giappone, Cina, Iran, Guatemala) in cui ancora tutt’oggi vige la pena di morte e si accenna al fatto che anche a livello extraeuropeo vi sono degli stati che seppur a livello fattuale si impegnano a non applicare la pena capitale come nel caso di Cuba.

L'abolizione della pena di morte in Occidente: la realtà controcorrente degli Stati Uniti d'America

TROIANO, ALESSANDRA
2020/2021

Abstract

Questa tesi di laurea tratta la tematica dell’abolizione della pena di morte dai presupposti teorici sino alla sua eliminazione all’interno degli ordinamenti penalisti occidentali. Nel primo capitolo si evidenzia l’impegno europeo nell’eliminare la pena capitale all’interno dell’Unione europea tramite l’imposizione di limiti anche in ambito di estradizione, e in altri Stati del mondo mediante una moratoria universale. La pena di morte è esaminata anche in riferimento al diritto internazionale, nello specifico si indicano le ripercussioni internazionali e l’evoluzione avvenuta grazie alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU del 1948, al Patto internazionale sui diritti civili e politici firmato nel 1966, allo Statuto della Corte penale internazionale del 1998 e infine per merito della moratoria universale da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Alcune considerazioni sono inoltre dedicate al tema della pena capitale in rapporto alla posizione cristiana inizialmente indirizzata verso una tutela dell’innocente e successivamente progredita in una tutela universale dell’essere umano in quanto tale che prescinde dalla colpevolezza del soggetto nei cui confronti la pena è irrogata. Il secondo capitolo si focalizza in particolare sulla pena di morte intesa come sanzione vigente all’interno degli Stati Uniti d’America e analizzata come eccezione rispetto alla regola. Si evidenzia la realtà statunitense dal caso Furman v. Georgia ai giorni d’oggi, il ruolo centrale del federalismo che assume rilevanza in riferimento alla tematica in esame e le modalità attuate dai singoli Stati che rendono la pena ancor più disumana e crudele di quanto già non lo sia in sé. Ciò su cui si vuole porre l’attenzione sono inoltre l’applicazione discriminatoria della pena di morte, le situazioni degradanti in cui vivono i soggetti condannati alla pena e i tempi processuali che fanno sì che di fatto al soggetto sembrino comminate due sanzioni differenti: una la condanna a morte in sé e l’altra gli anni di detenzione in attesa di esecuzione. Il terzo e ultimo capitolo analizza in rassegna alcuni degli Stati del continente asiatico e dell’America Centrale (Giappone, Cina, Iran, Guatemala) in cui ancora tutt’oggi vige la pena di morte e si accenna al fatto che anche a livello extraeuropeo vi sono degli stati che seppur a livello fattuale si impegnano a non applicare la pena capitale come nel caso di Cuba.
2020
The abolition of death penalty in the West: the counter-current reality of the United States of America
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