Il nostro studio riguarda la resezione chirurgica dei GIST gastrici in caso di malattia localizzata o localmente avanzata ed il confronto tra chirurgia laparotomica e mini-invasiva, in particolare ci concentreremo sulla chirurgia laparoscopica facendo menzione anche alla chirurgia robotica come possibile valida alternativa alla chirurgia tradizionale per il futuro. L’analisi è stata effettuata valutando la casistica del Policlinico San Matteo di Pavia dei GIST gastrici nel periodo compreso tra settembre 2003 e novembre 2017. I GIST sono tumori rari che possono occorrere in tutto il tratto gastroenterico. La sede più frequente di localizzazione è lo stomaco, seguita da piccolo intestino, colon-retto ed esofago. Essi derivano dalle cellule interstiziali di Cajal, cellule deputate alla regolazione della peristalsi intestinale, disseminate a livello della tonaca muscolare dei vari organi. La prevalenza del tumore nei due sessi è simile anche se risulta essere lievemente maggiore nel sesso maschile, l’età d’insorgenza si attesta attorno ai 60 anni. Nella maggior parte dei casi (circa l’80%) i GIST sono asintomatici, ciò è dovuto alle ridotte dimensioni con le quali la neoplasia può presentarsi. La sintomatologia insorge all’aumentare delle dimensioni e comprende: sanguinamento del tubo gastroenterico (melena o più raramente ematemesi), nausea, vomito, anemia, calo ponderale, dolore addominale ed anoressia. La particolarità di questa neoplasia risiede nella positività all’immunoistochimica dei marker KIT/CD117 e PDGFRA, due recettori tirosin-chinasici in grado di trasformarsi in proto-oncogeni e promuovere la trasformazione e la crescita tumorale. Grazie a questi due recettori è stato possibile creare una terapia molecolare mirata a base di inibitori tirosin-chinasici. L’approccio terapeutico dipende dall’estensione della malattia. In caso di malattia localizzata o localmente avanzata il gold standard è rappresentato dalla chirurgia in associazione o meno a chemioterapia adiuvante/neoadiuvante. La terapia medica si basa sulla target therapy a base di Imatinib, inibitore tirosin-chinasico di prima linea diretto contro KIT/CD117. La malattia metastatica viene invece trattata in prima linea con la terapia medica previa valutazione all’immunoistochimica delle possibili mutazioni della neoplasia per stimarne l’efficacia terapeutica. Nonostante la casistica ristretta, in particolare per quanto concerne i pazienti sottoposti a resezione laparoscopica, dal nostro studio è emerso che la laparoscopia offre innumerevoli vantaggi in termini di riduzione delle complicanze post-operatorie, riduzione dei tempi operatori, di anestesia e di ospedalizzazione. La laparoscopia ha però dei limiti riguardanti le dimensioni della neoplasia e la localizzazione della stessa. In questi casi la chirurgia laparotomica rappresenta ancora l’approccio ideale. Una valida alternativa alla chirurgia tradizionale però potrebbe essere la chirurgia robotica grazie alla riduzione dei tempi di ospedalizzazione, delle complicanze intra- e post-operatorie e della possibilità di effettuare alcune manovre spesso non eseguibili in sede laparoscopica. Data la ridotta letteratura a riguardo, altri studi sono necessari per definire delle linee guida riguardanti l’approccio chirurgico robotico nel trattamento dei GIST gastrici.
Chirurgia tradizionale e mini-invasiva per il trattamento dei GIST gastrici: quattordici anni di attività al Policlinico San Matteo di Pavia
CABRI, GIULIA FANNY
2017/2018
Abstract
Il nostro studio riguarda la resezione chirurgica dei GIST gastrici in caso di malattia localizzata o localmente avanzata ed il confronto tra chirurgia laparotomica e mini-invasiva, in particolare ci concentreremo sulla chirurgia laparoscopica facendo menzione anche alla chirurgia robotica come possibile valida alternativa alla chirurgia tradizionale per il futuro. L’analisi è stata effettuata valutando la casistica del Policlinico San Matteo di Pavia dei GIST gastrici nel periodo compreso tra settembre 2003 e novembre 2017. I GIST sono tumori rari che possono occorrere in tutto il tratto gastroenterico. La sede più frequente di localizzazione è lo stomaco, seguita da piccolo intestino, colon-retto ed esofago. Essi derivano dalle cellule interstiziali di Cajal, cellule deputate alla regolazione della peristalsi intestinale, disseminate a livello della tonaca muscolare dei vari organi. La prevalenza del tumore nei due sessi è simile anche se risulta essere lievemente maggiore nel sesso maschile, l’età d’insorgenza si attesta attorno ai 60 anni. Nella maggior parte dei casi (circa l’80%) i GIST sono asintomatici, ciò è dovuto alle ridotte dimensioni con le quali la neoplasia può presentarsi. La sintomatologia insorge all’aumentare delle dimensioni e comprende: sanguinamento del tubo gastroenterico (melena o più raramente ematemesi), nausea, vomito, anemia, calo ponderale, dolore addominale ed anoressia. La particolarità di questa neoplasia risiede nella positività all’immunoistochimica dei marker KIT/CD117 e PDGFRA, due recettori tirosin-chinasici in grado di trasformarsi in proto-oncogeni e promuovere la trasformazione e la crescita tumorale. Grazie a questi due recettori è stato possibile creare una terapia molecolare mirata a base di inibitori tirosin-chinasici. L’approccio terapeutico dipende dall’estensione della malattia. In caso di malattia localizzata o localmente avanzata il gold standard è rappresentato dalla chirurgia in associazione o meno a chemioterapia adiuvante/neoadiuvante. La terapia medica si basa sulla target therapy a base di Imatinib, inibitore tirosin-chinasico di prima linea diretto contro KIT/CD117. La malattia metastatica viene invece trattata in prima linea con la terapia medica previa valutazione all’immunoistochimica delle possibili mutazioni della neoplasia per stimarne l’efficacia terapeutica. Nonostante la casistica ristretta, in particolare per quanto concerne i pazienti sottoposti a resezione laparoscopica, dal nostro studio è emerso che la laparoscopia offre innumerevoli vantaggi in termini di riduzione delle complicanze post-operatorie, riduzione dei tempi operatori, di anestesia e di ospedalizzazione. La laparoscopia ha però dei limiti riguardanti le dimensioni della neoplasia e la localizzazione della stessa. In questi casi la chirurgia laparotomica rappresenta ancora l’approccio ideale. Una valida alternativa alla chirurgia tradizionale però potrebbe essere la chirurgia robotica grazie alla riduzione dei tempi di ospedalizzazione, delle complicanze intra- e post-operatorie e della possibilità di effettuare alcune manovre spesso non eseguibili in sede laparoscopica. Data la ridotta letteratura a riguardo, altri studi sono necessari per definire delle linee guida riguardanti l’approccio chirurgico robotico nel trattamento dei GIST gastrici.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/17816