The Helminthoid Flysch nappes (HF) of the Ligurian Alps correspond to the uppermost portion of the Alpine accretionary wedge. During the Eocene, they were gravitationally transported from the oceanic realm toward the European foreland. Later, the HF were thrust over both Briançonnais units (Decarlis et al., 2013) and the foreland basin succession deposited onto the Dauphinois (Decarlis et al., 2014). The thrusting phase is well constrained at the Early Oligocene by thermochronometric dating (Maino et al., 2012a; Maino et al., 2015b). Before and during the thrusting, chaotic deposits were emplaced forming the Zona dei Lembi Interposti (Vanossi, 1991). It is constituted by a complex tectono-stratigraphic sequence of shales and sandstones, breccias, olistostromes, and tectonic slices of Briançonnais succession. This chaotic complex is well exposed in the Mt. Saccarello area (Italy-France border). While in the Briançonnais zone a renewed attention resulted in several geological maps (e.g. Maino et al., 2012a; Maino et al., 2015a), in the study area only the work of Perotti et al. (2012) was produced. These Authors interpreted the chaotic deposits as fully generated by sedimentary processes and only successively involved into the thrusting. In the present contribution we present new structural and stratigraphic data that enhance the fundamental role of the HF thrusting phase during the generation of the chaotic deposits.

Il presente lavoro di tesi è incentrato sull’analisi, ricostruzione e interpretazione dell’assetto stratigrafico - strutturale e dei reciproci rapporti di alcuni elementi tettonici affioranti nel settore occidentale dell’entroterra ligure, tra i comuni di Triora e Mendatica. Lo studio è stato condotto nella Zona dei lembi interposti, un corpo roccioso costituito da depositi caotici interposti tra i sedimenti dell’avanfossa delfinese (sotto) e le unità dei Flysch ad Elmintoidi (sopra). Quest’area è stata approfonditamente studiata, soprattutto negli aspetti stratigrafici, negli anni ’60 (Lanteaume et al., 1968) ma recentemente è stata oggetto di un rinnovato interesse da parti di diversi autori (Perotti et al., 2012; Maino et al., 2014). Sulla base di tali ricerche due modelli di genesi dei depositi caotici sono stati presentati: 1) un’origine essenzialmente sedimentaria, seppur controllata dalle dinamiche tettoniche (Perotti et al., 2012), 2) un’origine mista, tettono-sedimentaria strettamente legata alla propagazione del thrust basale dei Flysch ad Elmintoidi (Vanossi, 1991). Il riconoscimento tra quale di questi due modelli meglio descrive la genesi dei depositi caotici può essere risolto attraverso la definizione dell’assetto strutturale e lo studio delle deformazioni che però sono tutt’oggi incompleti. La presente tesi si prefigura l’obiettivo di colmare parte di queste lacune affrontando un’analisi strutturale della Zona dei Lembi interposti. Lo strumento fondamentale utilizzato è quello del rilevamento geologico eseguito tramite l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi stratigrafici, dei loro limiti e l’analisi degli elementi tettonici. In particolare è stata trovata, alla base della Zona dei Lembi interposti, una fascia cataclastica associata a un importante thrust che ha condizionato la messa in posto di alcune significative scaglie tettoniche. A partire dai dati raccolti sul terreno e la loro successiva elaborazione si è potuto dimostrare come il modello 2 sia più congruo nel descrivere la genesi dei depositi caotici. L’elaborato è diviso in tre parti, ognuna articolata in diversi capitoli. La prima parte raccoglie l’inquadramento geografico e geologico e la descrizione della stratigrafia dell’area esaminata, focalizzando l’attenzione sulle litologie presenti nell’area di studio e sui loro rapporti. Nella seconda sono riportati i dati strutturali raccolti durante il lavoro sul campo mentre la terza e ultima parte contiene la discussione dei dati stratigrafici e strutturali, la loro interpretazione al fine di definire un modello evolutivo dell’area ed infine le conclusioni derivate.

La Zona dei lembi interposti: rilevamento geologico e considerazioni sulla sua messa in posto.

TOGNOLI, JACOPO
2014/2015

Abstract

The Helminthoid Flysch nappes (HF) of the Ligurian Alps correspond to the uppermost portion of the Alpine accretionary wedge. During the Eocene, they were gravitationally transported from the oceanic realm toward the European foreland. Later, the HF were thrust over both Briançonnais units (Decarlis et al., 2013) and the foreland basin succession deposited onto the Dauphinois (Decarlis et al., 2014). The thrusting phase is well constrained at the Early Oligocene by thermochronometric dating (Maino et al., 2012a; Maino et al., 2015b). Before and during the thrusting, chaotic deposits were emplaced forming the Zona dei Lembi Interposti (Vanossi, 1991). It is constituted by a complex tectono-stratigraphic sequence of shales and sandstones, breccias, olistostromes, and tectonic slices of Briançonnais succession. This chaotic complex is well exposed in the Mt. Saccarello area (Italy-France border). While in the Briançonnais zone a renewed attention resulted in several geological maps (e.g. Maino et al., 2012a; Maino et al., 2015a), in the study area only the work of Perotti et al. (2012) was produced. These Authors interpreted the chaotic deposits as fully generated by sedimentary processes and only successively involved into the thrusting. In the present contribution we present new structural and stratigraphic data that enhance the fundamental role of the HF thrusting phase during the generation of the chaotic deposits.
2014
The "Zona dei lembi interposti": geological survey and considerations on its emplacement.
Il presente lavoro di tesi è incentrato sull’analisi, ricostruzione e interpretazione dell’assetto stratigrafico - strutturale e dei reciproci rapporti di alcuni elementi tettonici affioranti nel settore occidentale dell’entroterra ligure, tra i comuni di Triora e Mendatica. Lo studio è stato condotto nella Zona dei lembi interposti, un corpo roccioso costituito da depositi caotici interposti tra i sedimenti dell’avanfossa delfinese (sotto) e le unità dei Flysch ad Elmintoidi (sopra). Quest’area è stata approfonditamente studiata, soprattutto negli aspetti stratigrafici, negli anni ’60 (Lanteaume et al., 1968) ma recentemente è stata oggetto di un rinnovato interesse da parti di diversi autori (Perotti et al., 2012; Maino et al., 2014). Sulla base di tali ricerche due modelli di genesi dei depositi caotici sono stati presentati: 1) un’origine essenzialmente sedimentaria, seppur controllata dalle dinamiche tettoniche (Perotti et al., 2012), 2) un’origine mista, tettono-sedimentaria strettamente legata alla propagazione del thrust basale dei Flysch ad Elmintoidi (Vanossi, 1991). Il riconoscimento tra quale di questi due modelli meglio descrive la genesi dei depositi caotici può essere risolto attraverso la definizione dell’assetto strutturale e lo studio delle deformazioni che però sono tutt’oggi incompleti. La presente tesi si prefigura l’obiettivo di colmare parte di queste lacune affrontando un’analisi strutturale della Zona dei Lembi interposti. Lo strumento fondamentale utilizzato è quello del rilevamento geologico eseguito tramite l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi stratigrafici, dei loro limiti e l’analisi degli elementi tettonici. In particolare è stata trovata, alla base della Zona dei Lembi interposti, una fascia cataclastica associata a un importante thrust che ha condizionato la messa in posto di alcune significative scaglie tettoniche. A partire dai dati raccolti sul terreno e la loro successiva elaborazione si è potuto dimostrare come il modello 2 sia più congruo nel descrivere la genesi dei depositi caotici. L’elaborato è diviso in tre parti, ognuna articolata in diversi capitoli. La prima parte raccoglie l’inquadramento geografico e geologico e la descrizione della stratigrafia dell’area esaminata, focalizzando l’attenzione sulle litologie presenti nell’area di studio e sui loro rapporti. Nella seconda sono riportati i dati strutturali raccolti durante il lavoro sul campo mentre la terza e ultima parte contiene la discussione dei dati stratigrafici e strutturali, la loro interpretazione al fine di definire un modello evolutivo dell’area ed infine le conclusioni derivate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/18897