Purpose: Peripheral perfusion index (PI) derived from the pulse oximetry signal has been proposed for different clinical uses, particularly for critically ill patients. Furthermore, prognostication after out of hospital cardiac arrest is still now an open issue. Our aim was to assess whether PI values measured after the return of spontaneous circulation (ROSC) could predict survival at thirty days. Materials and methods: We retrospectively evaluated the reports generated by the manual monitor/defibrillator (Corpuls by GS Elektromedizinische Geräte G. Stemple GmbH, Germany) used for cases of out of hospital cardiac arrest in which return of spontaneous circulation was achieved, from January 2015 to December 2016. The mean values of PI were automatically provided in the report every minute after ROSC and the mean value of 30 minutes of monitoring (MPI30) was calculated. The duration of cardiac arrest, the type of presenting rhythm (shockable or not shockable) and the total amount of epinephrine administered were also computed. Results: 1501 patients have been enrolled in our OHCA registry (Pavia CARe); in 931 patients, cardiopulmonary resuscitation was attempted and 156 patients showed a prehospital return of spontaneous circulation. Among these patients with prehospital return of spontaneous circulation, PI values were available every minute for a total of thirty minutes monitoring in 76 patients. MPI30 was higher in survived patients (1.9 ± 1.5 vs 1.2 ± 0.9 p = 0.02). At univariable Cox regression model, the length of resuscitation expressed in minutes[HR 1.03 (95%CI 1.01–1.05) p = 0.008], a non-shockable presenting rhythm [HR 5.63 (95%CI 2.87–11.04) p < 0.001] and MPI30 [HR 0.73(95%CI 0.55–0.98) p = 0.02] were predictor of thirty days mortality.When inserted in a multivariable Cox regression model together with the length of resuscitation and the kind of presenting rhythm, MPI30 was confirmed to be an independent predictor of thirty days mortality [HR 0.67 (95%CI 0.49–0.93) p = 0.016]. MPI30 values higher than 2.5 discriminate patients with a significantly higher thirty days survival. Conclusions: The post ROSC perfusion index could be a promising, easy and inexpensive prognostication tool for patients with out of hospital cardiac arrest.

Obiettivo: l'indice di perfusione periferica (PI) derivato dal segnale del pulsossimetro, è stato proposto per diversi usi clinici, in particolare per i pazienti gravemente malati. Inoltre, la prognosi dopo un arresto cardiaco extraospedaliero è ancora un problema aperto. Il nostro scopo è stato quello di stabilire se i valori di PI misurati dopo il ritorno alla circolazione spontanea (ROSC) potessero predire la sopravvivenza a trenta giorni. Materiali e metodi: Abbiamo valutato in modo retrospettivo i report generati da monitor/defibrillatore manuale (Corpuls by GS Elektromedizinische Geräte G. Stemple GmbH, Germany) usato per i casi di arresto cardiaco extraospedaliero in cui si è verificato il ritorno alla circolazione spontanea, da Gennaio 2015 a Dicembre 2016. I valori medi del PI sono stati forniti automaticamente dal report ogni minuto dopo il ritorno alla circolazione spontanea ed è stato calcolato il valore medio (MPI30) dei trenta minuti di monitoraggio. Sono stati valutati anche la durata dell'arresto cardiaco, il tipo di ritmo di presentazione (defibrillabile o non defibrillabile) e la quantità totale di adrenalina somministrata. Risultati: 1501 pazienti sono stati iscritti nel nostro registro degli arresti cardiaci extraospedalieri Pavia CARe; su 931 pazienti è stata tentata la rianimazione cardiopolmonare e 156 pazienti hanno mostrato il ritorno alla circolazione spontanea prima di raggiungere l'ospedale. Tra questi 156 pazienti, i valori di PI sono risultati disponibili ogni minuto per un totale di trenta minuti di monitoraggio in 76 pazienti. Il valore di PI medio dei trenta minuti (MPI30) è risultato più alto nei pazienti sopravvissuti (1.9 ± 1.5 vs 1.2 ± 0.9 p = 0.02). All'analisi con la regressione univariata di Cox, la durata della rianimazione espressa in minuti [HR 1.03 (95%CI 1.01–1.05) p = 0.008], un ritmo di presentazione non defibrillabile [HR 5.63 (95%CI 2.87–11.04) p < 0.001] e MPI30 [HR 0.73(95%CI 0.55–0.98) p = 0.02] erano predittori di mortalità a trenta giorni. Quando MPI30 è stato inserito nella regressione multivariata di Cox assieme alla durata della rianimazione e al tipo di ritmo di presentazione, è stato confermato essere un predittore indipendente di mortalità a trenta giorni [HR 0.67 (95%CI 0.49–0.93) p = 0.016]. I valori di MPI30 maggiori di 2.5 discriminano i pazienti con una sopravvivenza a trenta giorni significativamente più alta. Conclusioni: il PI dopo il ritorno alla circolazione spontanea potrebbe essere uno strumento di prognosi promettente, semplice ed economico per i pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero.

Indice di perfusione periferica e sopravvivenza a trenta giorni nei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero

CORAZZA, VALENTINA
2016/2017

Abstract

Purpose: Peripheral perfusion index (PI) derived from the pulse oximetry signal has been proposed for different clinical uses, particularly for critically ill patients. Furthermore, prognostication after out of hospital cardiac arrest is still now an open issue. Our aim was to assess whether PI values measured after the return of spontaneous circulation (ROSC) could predict survival at thirty days. Materials and methods: We retrospectively evaluated the reports generated by the manual monitor/defibrillator (Corpuls by GS Elektromedizinische Geräte G. Stemple GmbH, Germany) used for cases of out of hospital cardiac arrest in which return of spontaneous circulation was achieved, from January 2015 to December 2016. The mean values of PI were automatically provided in the report every minute after ROSC and the mean value of 30 minutes of monitoring (MPI30) was calculated. The duration of cardiac arrest, the type of presenting rhythm (shockable or not shockable) and the total amount of epinephrine administered were also computed. Results: 1501 patients have been enrolled in our OHCA registry (Pavia CARe); in 931 patients, cardiopulmonary resuscitation was attempted and 156 patients showed a prehospital return of spontaneous circulation. Among these patients with prehospital return of spontaneous circulation, PI values were available every minute for a total of thirty minutes monitoring in 76 patients. MPI30 was higher in survived patients (1.9 ± 1.5 vs 1.2 ± 0.9 p = 0.02). At univariable Cox regression model, the length of resuscitation expressed in minutes[HR 1.03 (95%CI 1.01–1.05) p = 0.008], a non-shockable presenting rhythm [HR 5.63 (95%CI 2.87–11.04) p < 0.001] and MPI30 [HR 0.73(95%CI 0.55–0.98) p = 0.02] were predictor of thirty days mortality.When inserted in a multivariable Cox regression model together with the length of resuscitation and the kind of presenting rhythm, MPI30 was confirmed to be an independent predictor of thirty days mortality [HR 0.67 (95%CI 0.49–0.93) p = 0.016]. MPI30 values higher than 2.5 discriminate patients with a significantly higher thirty days survival. Conclusions: The post ROSC perfusion index could be a promising, easy and inexpensive prognostication tool for patients with out of hospital cardiac arrest.
2016
Peripheral perfusion index and thirty days survival in patients with out of hospital cardiac arrest
Obiettivo: l'indice di perfusione periferica (PI) derivato dal segnale del pulsossimetro, è stato proposto per diversi usi clinici, in particolare per i pazienti gravemente malati. Inoltre, la prognosi dopo un arresto cardiaco extraospedaliero è ancora un problema aperto. Il nostro scopo è stato quello di stabilire se i valori di PI misurati dopo il ritorno alla circolazione spontanea (ROSC) potessero predire la sopravvivenza a trenta giorni. Materiali e metodi: Abbiamo valutato in modo retrospettivo i report generati da monitor/defibrillatore manuale (Corpuls by GS Elektromedizinische Geräte G. Stemple GmbH, Germany) usato per i casi di arresto cardiaco extraospedaliero in cui si è verificato il ritorno alla circolazione spontanea, da Gennaio 2015 a Dicembre 2016. I valori medi del PI sono stati forniti automaticamente dal report ogni minuto dopo il ritorno alla circolazione spontanea ed è stato calcolato il valore medio (MPI30) dei trenta minuti di monitoraggio. Sono stati valutati anche la durata dell'arresto cardiaco, il tipo di ritmo di presentazione (defibrillabile o non defibrillabile) e la quantità totale di adrenalina somministrata. Risultati: 1501 pazienti sono stati iscritti nel nostro registro degli arresti cardiaci extraospedalieri Pavia CARe; su 931 pazienti è stata tentata la rianimazione cardiopolmonare e 156 pazienti hanno mostrato il ritorno alla circolazione spontanea prima di raggiungere l'ospedale. Tra questi 156 pazienti, i valori di PI sono risultati disponibili ogni minuto per un totale di trenta minuti di monitoraggio in 76 pazienti. Il valore di PI medio dei trenta minuti (MPI30) è risultato più alto nei pazienti sopravvissuti (1.9 ± 1.5 vs 1.2 ± 0.9 p = 0.02). All'analisi con la regressione univariata di Cox, la durata della rianimazione espressa in minuti [HR 1.03 (95%CI 1.01–1.05) p = 0.008], un ritmo di presentazione non defibrillabile [HR 5.63 (95%CI 2.87–11.04) p < 0.001] e MPI30 [HR 0.73(95%CI 0.55–0.98) p = 0.02] erano predittori di mortalità a trenta giorni. Quando MPI30 è stato inserito nella regressione multivariata di Cox assieme alla durata della rianimazione e al tipo di ritmo di presentazione, è stato confermato essere un predittore indipendente di mortalità a trenta giorni [HR 0.67 (95%CI 0.49–0.93) p = 0.016]. I valori di MPI30 maggiori di 2.5 discriminano i pazienti con una sopravvivenza a trenta giorni significativamente più alta. Conclusioni: il PI dopo il ritorno alla circolazione spontanea potrebbe essere uno strumento di prognosi promettente, semplice ed economico per i pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero.
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