In the present essay it is addressed the topic of the use of language as an instrument of action. This is done by introducing a detailed definition of language and specifying its attribution to the category of institutional facts, which allows language to be interpreted as a social structure able to create and modify the world. Based on this conception the main theories supporting the hypothesis that a speech act can operate on social, and then economic reality, are presented. These theories are inserted in the context of analytic philosophy and are elaborated following the advent of the “linguistic turn”, which individuates the ordinary language as the main tool of analysis to study social world. Within this framework, an in-depth analysis is done regarding the speech act theory and pragmatics, concepts, especially in the first case, taken and highlighted from the thoughts of scholars of the philosophy of language such as John R. Searle and John L. Austin. More relevance is given to the vision of language as having the meaning of performativity, other than force and intentionality, to show the most of its uses. Regarding the discussion on principles of pragmatics, they are handled to propaedeutically give the means of context needed to conceive language as an instrument of action. The final part of the essay is aimed at applying the concepts explained through the analysis of three iconic speeches that have changed the course of events thanks to their linguistic force. These are: the «New Deal» speech by Frank Delano Roosevelt, the speech of presentation of the Marshall Plan by George C. Marshall, and the «Whatever it takes» speech by Mario Draghi.

Nel presente elaborato viene affrontato il tema riguardante l'utilizzo del linguaggio come strumento d'azione. Ciò viene fatto introducendo una dettagliata definizione del linguaggio e specificandone l’attribuzione alla categoria dei fatti istituzionali, la quale si presta a interpretare il linguaggio come una struttura sociale in grado di definire e regolare il mondo reale. Sulla base di tale concezione vengono presentate le principali teorie a sostegno dell’ipotesi per la quale un atto linguistico può agire sulla realtà sociale, e quindi anche economica, creandola o modificandola. Queste teorie si inseriscono nel contesto della filosofia analitica e vengono elaborate a seguito della “svolta linguistica”, che elegge il linguaggio ordinario a principale strumento di analisi per lo studio del mondo sociale. In tale cornice viene effettuato un approfondimento riguardante la teoria degli atti linguistici e la pragmatica, concetti, in particolare nel primo caso, tratti dal pensiero di esponenti della filosofia del linguaggio quali John R. Searle e John L. Austin. Maggiore rilevanza viene data alla visione del linguaggio in quanto dotato di caratteri di performatività, oltre che di forza e intenzionalità, al fine di mostrare al meglio i suoi usi. Per quanto riguarda la trattazione dei principi della pragmatica, essa è propedeutica a fornire gli strumenti di contesto utili a concepire il linguaggio come mezzo d’azione. La parte finale dell'elaborato si propone di applicare i concetti spiegati attraverso l'analisi di tre discorsi iconici, i quali hanno cambiato il corso degli eventi grazie alla loro forza linguistica. Questi sono: il discorso del «New Deal» di Frank Delano Roosevelt, il discorso di presentazione del piano Marshall di George C. Marshall, e il discorso del «Whatever it takes» di Mario Draghi.

Il potere del linguaggio: dalla prospettiva concettuale della teoria degli atti linguistici e della pragmatica alle applicazioni sul discorso economico istituzionale

COSENZA, CATERINA
2021/2022

Abstract

In the present essay it is addressed the topic of the use of language as an instrument of action. This is done by introducing a detailed definition of language and specifying its attribution to the category of institutional facts, which allows language to be interpreted as a social structure able to create and modify the world. Based on this conception the main theories supporting the hypothesis that a speech act can operate on social, and then economic reality, are presented. These theories are inserted in the context of analytic philosophy and are elaborated following the advent of the “linguistic turn”, which individuates the ordinary language as the main tool of analysis to study social world. Within this framework, an in-depth analysis is done regarding the speech act theory and pragmatics, concepts, especially in the first case, taken and highlighted from the thoughts of scholars of the philosophy of language such as John R. Searle and John L. Austin. More relevance is given to the vision of language as having the meaning of performativity, other than force and intentionality, to show the most of its uses. Regarding the discussion on principles of pragmatics, they are handled to propaedeutically give the means of context needed to conceive language as an instrument of action. The final part of the essay is aimed at applying the concepts explained through the analysis of three iconic speeches that have changed the course of events thanks to their linguistic force. These are: the «New Deal» speech by Frank Delano Roosevelt, the speech of presentation of the Marshall Plan by George C. Marshall, and the «Whatever it takes» speech by Mario Draghi.
2021
The power of language: from the conceptual framework of speech act theory and pragmatics to the applications on institutional economic discourse
Nel presente elaborato viene affrontato il tema riguardante l'utilizzo del linguaggio come strumento d'azione. Ciò viene fatto introducendo una dettagliata definizione del linguaggio e specificandone l’attribuzione alla categoria dei fatti istituzionali, la quale si presta a interpretare il linguaggio come una struttura sociale in grado di definire e regolare il mondo reale. Sulla base di tale concezione vengono presentate le principali teorie a sostegno dell’ipotesi per la quale un atto linguistico può agire sulla realtà sociale, e quindi anche economica, creandola o modificandola. Queste teorie si inseriscono nel contesto della filosofia analitica e vengono elaborate a seguito della “svolta linguistica”, che elegge il linguaggio ordinario a principale strumento di analisi per lo studio del mondo sociale. In tale cornice viene effettuato un approfondimento riguardante la teoria degli atti linguistici e la pragmatica, concetti, in particolare nel primo caso, tratti dal pensiero di esponenti della filosofia del linguaggio quali John R. Searle e John L. Austin. Maggiore rilevanza viene data alla visione del linguaggio in quanto dotato di caratteri di performatività, oltre che di forza e intenzionalità, al fine di mostrare al meglio i suoi usi. Per quanto riguarda la trattazione dei principi della pragmatica, essa è propedeutica a fornire gli strumenti di contesto utili a concepire il linguaggio come mezzo d’azione. La parte finale dell'elaborato si propone di applicare i concetti spiegati attraverso l'analisi di tre discorsi iconici, i quali hanno cambiato il corso degli eventi grazie alla loro forza linguistica. Questi sono: il discorso del «New Deal» di Frank Delano Roosevelt, il discorso di presentazione del piano Marshall di George C. Marshall, e il discorso del «Whatever it takes» di Mario Draghi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/2240