Nel dicembre 1909 nella biblioteca del Ministero di Grazia e Giustizia, in piazza Firenze a Roma, iniziavano i lavori della Commissione reale per lo studio dei provvedimenti contro la delinquenza dei minorenni nominata con il Regio Decreto del 7 novembre 1909 «con l’incarico di studiare le cause del progressivo aumento della delinquenza minorile e di proporre quelle riforme legislative che sembrino più adatte a porvi rimedio» presieduta da Oronzo Quarta. La Commissione era costituita da ragguardevoli personalità tra i giuristi, i pedagogisti e gli studiosi o le figure istituzionali più esperte nell’ambito dei sistemi penali destinati agli adulti e ai minori. Venne chiamata a farvi parte anche una rappresentanza di quel mondo che aveva ottenuto un riconoscimento della partecipazione attiva delle donne al progresso politico e culturale delle nuove società che si affacciavano al nuovo secolo: Lucy Re Bartlett ed Ersilia Bronzini Majno, una delle protagoniste del movimento emancipazionista milanese d’ispirazione socialista. Fondatrice dell’Unione Femminile Nazionale e dell’Asilo Mariuccia, ente morale creato per il recupero delle bambine e delle ragazze vittime di abusi sessuali, rappresentava anche a livello internazionale quella filantropia considerata lo strumento strategico che permetteva l’unione delle donne, come confermavano i congressi internazionali che parlavano della loro missione contro i flagelli sociali. La filantropia permetteva di dimostrare le potenzialità e le capacità femminili di svolgere «un’azione utile». La Commissione circoscriveva appieno la combinazione armonica di diverse competenze, da quelle di origine giuridico penale a quelle sociologiche, dalla pedagogia alle discipline carcerarie, auspicata dalla circolare del Ministro Orlando emanata nel maggio 1908, che rappresentò un importante passo avanti verso la concreta individuazione di uno specifico trattamento penale dei minori e verso l’istituzione del Tribunale per i Minorenni. "Monellini, traviati, abbandonati, piccoli randagi" erano definiti i bambini ovvero quei minori, che i sistemi penali avevano ignorato o che, fino ad allora, avevano uniformato la forma di controllo esercitata nei confronti dei minori deviati a quella riservata alla popolazione pericolosa per l’ordine pubblico: gli emarginati, i vagabondi, i folli e gli abbandonati. Dunque, se la giustizia cominciava ad occuparsi di minorenni nell’area penale, ci si rendeva conto che il trattamento non poteva essere equiparato a quello riservato agli adulti. La lettura degli Atti della Commissione e delle carte personali di Ersilia Bronzini Majno conservate nell’archivio dell’Unione Femminile Nazionale a Milano evidenzia i passaggi cruciali riguardanti la questione dei minori devianti a cavallo tra Otto e Novecento. Nel mio studio propedeutico alla stesura e nel lavoro di ricerca bibliografica ho potuto rilevare che proprio in questo arco di tempo vennero poste le basi politiche, socio-culturali, ma soprattutto pedagogiche per la creazione di nuove istituzioni, attente ai bisogni e ai diritti dei minori, che trovarono esito nella creazione del Tribunale per i minori e nei profondi cambiamenti culturali intervenuti, a partire dalla seconda metà del Novecento. Infine ho individuato l’opportunità di una narrazione del percorso storico-giuridico della pena riguardante i minori strettamente intrecciata alla storia dell’infanzia e alla storia delle donne. Infatti i temi di cui si è occupata Ersilia Bronzini Majno e il contributo da lei portato nei lavori della Commissione descrivono in maniera molto chiara la concatenazione delle vicende dell’infanzia e delle donne nel processo di modernizzazione delle società europee.
Assistenza alle fanciulle. Ersilia Bronzini Majno e la Commissione Reale per lo studio dei provvedimenti contro la delinquenza dei minorenni (1909-1911)
PASQUINI, LOREDANA
2019/2020
Abstract
Nel dicembre 1909 nella biblioteca del Ministero di Grazia e Giustizia, in piazza Firenze a Roma, iniziavano i lavori della Commissione reale per lo studio dei provvedimenti contro la delinquenza dei minorenni nominata con il Regio Decreto del 7 novembre 1909 «con l’incarico di studiare le cause del progressivo aumento della delinquenza minorile e di proporre quelle riforme legislative che sembrino più adatte a porvi rimedio» presieduta da Oronzo Quarta. La Commissione era costituita da ragguardevoli personalità tra i giuristi, i pedagogisti e gli studiosi o le figure istituzionali più esperte nell’ambito dei sistemi penali destinati agli adulti e ai minori. Venne chiamata a farvi parte anche una rappresentanza di quel mondo che aveva ottenuto un riconoscimento della partecipazione attiva delle donne al progresso politico e culturale delle nuove società che si affacciavano al nuovo secolo: Lucy Re Bartlett ed Ersilia Bronzini Majno, una delle protagoniste del movimento emancipazionista milanese d’ispirazione socialista. Fondatrice dell’Unione Femminile Nazionale e dell’Asilo Mariuccia, ente morale creato per il recupero delle bambine e delle ragazze vittime di abusi sessuali, rappresentava anche a livello internazionale quella filantropia considerata lo strumento strategico che permetteva l’unione delle donne, come confermavano i congressi internazionali che parlavano della loro missione contro i flagelli sociali. La filantropia permetteva di dimostrare le potenzialità e le capacità femminili di svolgere «un’azione utile». La Commissione circoscriveva appieno la combinazione armonica di diverse competenze, da quelle di origine giuridico penale a quelle sociologiche, dalla pedagogia alle discipline carcerarie, auspicata dalla circolare del Ministro Orlando emanata nel maggio 1908, che rappresentò un importante passo avanti verso la concreta individuazione di uno specifico trattamento penale dei minori e verso l’istituzione del Tribunale per i Minorenni. "Monellini, traviati, abbandonati, piccoli randagi" erano definiti i bambini ovvero quei minori, che i sistemi penali avevano ignorato o che, fino ad allora, avevano uniformato la forma di controllo esercitata nei confronti dei minori deviati a quella riservata alla popolazione pericolosa per l’ordine pubblico: gli emarginati, i vagabondi, i folli e gli abbandonati. Dunque, se la giustizia cominciava ad occuparsi di minorenni nell’area penale, ci si rendeva conto che il trattamento non poteva essere equiparato a quello riservato agli adulti. La lettura degli Atti della Commissione e delle carte personali di Ersilia Bronzini Majno conservate nell’archivio dell’Unione Femminile Nazionale a Milano evidenzia i passaggi cruciali riguardanti la questione dei minori devianti a cavallo tra Otto e Novecento. Nel mio studio propedeutico alla stesura e nel lavoro di ricerca bibliografica ho potuto rilevare che proprio in questo arco di tempo vennero poste le basi politiche, socio-culturali, ma soprattutto pedagogiche per la creazione di nuove istituzioni, attente ai bisogni e ai diritti dei minori, che trovarono esito nella creazione del Tribunale per i minori e nei profondi cambiamenti culturali intervenuti, a partire dalla seconda metà del Novecento. Infine ho individuato l’opportunità di una narrazione del percorso storico-giuridico della pena riguardante i minori strettamente intrecciata alla storia dell’infanzia e alla storia delle donne. Infatti i temi di cui si è occupata Ersilia Bronzini Majno e il contributo da lei portato nei lavori della Commissione descrivono in maniera molto chiara la concatenazione delle vicende dell’infanzia e delle donne nel processo di modernizzazione delle società europee.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/240