L’introduzione deliberata e non intenzionale di diverse specie acquatiche invasive ha spesso provocato effetti avversi sull’intero ecosistema. L’introduzione involontaria di specie aliene all’interno di un sistema naturale acquatico avviene, spesso e volentieri, quando gli organismi riescono a fuggire da allevamenti o da sistemi di produzione. Le specie invasive acquatiche sono particolarmente pericolose in quanto possono minacciare la biodiversità tramite la predazione, competizione e possibile introduzione di malattie “nuove”. Gli ambienti acquatici dolci (la cui conservazione è l’obiettivo finale della Direttiva 2000/60/CE) sono estremamente vulnerabili alle invasioni biologiche, poiché spesso rappresentano corridoi che facilitano la dispersione di specie invasive, quali il Giacinto d’acqua e il Gambero della Louisiana (Holdich et al., 2007). L’interazione tra specie native e specie alloctone può inoltre portare a cambiamenti strutturali e funzionali nell’ecosistema causati da alterazioni nella struttura trofica. Ciò nonostante, alcuni studi hanno dimostrato che alcune specie invasive, quali Pacifastacus leniusculus, Procambarus clarkii, Orconectes Limosus, hanno indotto effetti positivi nell’ambiente supportando la rete trofica e aumentando la biodiversità (Davis, 2011). In altri casi, invece, le specie indigene, quali Austropotamobius pallipes, Astacus astacus, Astacus leptodactylus si sono rilevate resistenti nei confronti delle specie aliene (Dorn et al., 2016). Le specie di gambero aliene (non indigenous crayfish species - NICS) in Europa, al giorno d’oggi, sono numericamente superiori rispetto alle specie di gambero indigene (indigenous crayfish species - ICS) con un rapporto pari a 2:1; è stato inoltre ipotizzato che, potrebbero scomparire completamente, nei successivi dieci anni, senza una corretta procedura di conservazione sia delle specie sia dei loro habitat. Delle dieci specie aliene introdotte in Europa almeno nove si sono stabilite in aree già precedentemente occupate da quattro delle cinque specie indigene presenti; ciò ha provocato un calo nella dimensione delle popolazioni di specie indigene parallelamente ad un aumento delle dimensioni delle popolazioni delle specie alloctone. La maggior parte dei paesi europei conserva ancora un ICS, ma tutti sono minacciati dalla perdita di habitat, dal deterioramento della qualità delle acque, dalla pesca eccessiva, dai cambiamenti climatici e, cosa più importante, dalla peste del gambero veicolata dalle specie alloctone nord-americane. Quest’ultime sono, infatti, portatori sani dell’oomicete Aphanomyces astaci (Schikora 1906), responsabile della peste del gambero (Aquiloni et al., 2011), e di fatto rappresentano una minaccia continua per le specie autoctone. I tre più diffusi NICS sono le specie nord-americane: Pacifastacus leniusculus (Dana, 1852), Orconectes limosus (Rafinesque, 1817) e Procambarus clarkii (Girard, 1852). Queste specie sono considerate come “Vecchie NICS”, in quanto introdotte prima del 1975, rispetto alle “Nuove NICS” introdotte dopo il 1980: Orconectes immunis (Hagen, 1870), Orconectes juvenilis (Hagen, 1870), Orconectes virilis (Hagen, 1870), Procambarus sp. e Procambarus acutus (Girard, 1852); specie australiane: Cherax destructor (Clark, 1836) e Cherax quadricarinatus (Von Martens, 1868). In aggiunta alle NICS già naturalizzate in diversi habitat, un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla possibilità di acquistare via internet o in negozi acquariofili diverse specie americane e australiane. Capita poi che i proprietari, difatti, liberino i gamberi nell’ambiente quando raggiungono dimensioni troppo elevate. Generalmente le “Vecchie NICS” sono molto difficili da controllare e da eradicare una volta divenute stabili; ad ogni modo, sarebbe possibile eliminarle, prima che diventino residenti, non appena rinvenute in una nuova area non ancora colonizzata.

PREFERENZE ALIMENTARI DEL GAMBERO INVASIVO PACIFASTACUS LENIUSCULUS IN SINTOPIA CON L'AUTOCTONO AUSTROPOTAMOBIUS PALLIPES

VENTIMIGLIA, MARTINA
2017/2018

Abstract

L’introduzione deliberata e non intenzionale di diverse specie acquatiche invasive ha spesso provocato effetti avversi sull’intero ecosistema. L’introduzione involontaria di specie aliene all’interno di un sistema naturale acquatico avviene, spesso e volentieri, quando gli organismi riescono a fuggire da allevamenti o da sistemi di produzione. Le specie invasive acquatiche sono particolarmente pericolose in quanto possono minacciare la biodiversità tramite la predazione, competizione e possibile introduzione di malattie “nuove”. Gli ambienti acquatici dolci (la cui conservazione è l’obiettivo finale della Direttiva 2000/60/CE) sono estremamente vulnerabili alle invasioni biologiche, poiché spesso rappresentano corridoi che facilitano la dispersione di specie invasive, quali il Giacinto d’acqua e il Gambero della Louisiana (Holdich et al., 2007). L’interazione tra specie native e specie alloctone può inoltre portare a cambiamenti strutturali e funzionali nell’ecosistema causati da alterazioni nella struttura trofica. Ciò nonostante, alcuni studi hanno dimostrato che alcune specie invasive, quali Pacifastacus leniusculus, Procambarus clarkii, Orconectes Limosus, hanno indotto effetti positivi nell’ambiente supportando la rete trofica e aumentando la biodiversità (Davis, 2011). In altri casi, invece, le specie indigene, quali Austropotamobius pallipes, Astacus astacus, Astacus leptodactylus si sono rilevate resistenti nei confronti delle specie aliene (Dorn et al., 2016). Le specie di gambero aliene (non indigenous crayfish species - NICS) in Europa, al giorno d’oggi, sono numericamente superiori rispetto alle specie di gambero indigene (indigenous crayfish species - ICS) con un rapporto pari a 2:1; è stato inoltre ipotizzato che, potrebbero scomparire completamente, nei successivi dieci anni, senza una corretta procedura di conservazione sia delle specie sia dei loro habitat. Delle dieci specie aliene introdotte in Europa almeno nove si sono stabilite in aree già precedentemente occupate da quattro delle cinque specie indigene presenti; ciò ha provocato un calo nella dimensione delle popolazioni di specie indigene parallelamente ad un aumento delle dimensioni delle popolazioni delle specie alloctone. La maggior parte dei paesi europei conserva ancora un ICS, ma tutti sono minacciati dalla perdita di habitat, dal deterioramento della qualità delle acque, dalla pesca eccessiva, dai cambiamenti climatici e, cosa più importante, dalla peste del gambero veicolata dalle specie alloctone nord-americane. Quest’ultime sono, infatti, portatori sani dell’oomicete Aphanomyces astaci (Schikora 1906), responsabile della peste del gambero (Aquiloni et al., 2011), e di fatto rappresentano una minaccia continua per le specie autoctone. I tre più diffusi NICS sono le specie nord-americane: Pacifastacus leniusculus (Dana, 1852), Orconectes limosus (Rafinesque, 1817) e Procambarus clarkii (Girard, 1852). Queste specie sono considerate come “Vecchie NICS”, in quanto introdotte prima del 1975, rispetto alle “Nuove NICS” introdotte dopo il 1980: Orconectes immunis (Hagen, 1870), Orconectes juvenilis (Hagen, 1870), Orconectes virilis (Hagen, 1870), Procambarus sp. e Procambarus acutus (Girard, 1852); specie australiane: Cherax destructor (Clark, 1836) e Cherax quadricarinatus (Von Martens, 1868). In aggiunta alle NICS già naturalizzate in diversi habitat, un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla possibilità di acquistare via internet o in negozi acquariofili diverse specie americane e australiane. Capita poi che i proprietari, difatti, liberino i gamberi nell’ambiente quando raggiungono dimensioni troppo elevate. Generalmente le “Vecchie NICS” sono molto difficili da controllare e da eradicare una volta divenute stabili; ad ogni modo, sarebbe possibile eliminarle, prima che diventino residenti, non appena rinvenute in una nuova area non ancora colonizzata.
2017
Food selection and co-occurence of non-indigenous crayfish Pacifastacus leniusculus and indigenous crayfish Austropotamobius pallipes
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/24820