Questo studio sperimentale ha come obiettivo primario la valutazione delle potenzialità, degli ambiti di applicabilità e dell’integrabilità all’interno della pratica odontoiatrica del sistema Velscope®, ai fini della rilevazione e della prevenzione dei tumori e delle lesioni potenzialmente maligne del cavo orale. Il campione dello studio, composto da 29 pazienti, afferisce a due strutture ospedaliere (Reparto di Odontostomatologia, S. Luigi Gonzaga, Orbassano e Reparto di chirurgia maxillo-facciale, San Matteo, Pavia). In un primo momento, dopo aver raccolto i dati anamnestici del paziente, sono stati eseguiti esami clinici ambulatoriali per analizzare le lesioni della mucosa della cavità orale, che sono state fotografate sia tramite ispezione visiva a luce bianca sia tramite sistema Velscope. Le lesioni meritevoli di ulteriori accertamenti diagnostici sono state associate ad un aumento o diminuzione della fluorescenza tissutale tramite analisi Velscope. Il prelievo bioptico e l’esame istologico, gold standard della diagnosi, hanno in seguito approfondito e confermato o no l’ipotesi individuata tramite esame clinico. Il paziente, sulla base della gravità della lesione individuata, è stato poi inserito all’interno di programmi di follow-up oppure in percorsi terapeutici più specifici. In conclusione dopo la valutazione dei criteri di sensibilità e specificità, si può affermare che Velscope® può essere un utile strumento di ausilio all’intercettazione di lesioni potenzialmente maligne del cavo orale. L’autofluorescenza tissutale può essere inoltre impiegata per la mappatura di lesioni molto estese o plurifocali al fine di individuare le aree più rappresentative dove effettuare le biopsie incisionali per la diagnosi. Infine non va tralasciata la possibilità di effettuare reiterati followup di pazienti con lesioni a rischio o con storia di carcinoma o altre lesioni precancerose precedentemente asportate, al fine di controllare in modo non invasivo lo stato di salute o recidiva della mucosa, alla stessa stregua di altre metodiche diagnostiche non invasive quali, ad esempio, ecografia e NBI imaging. Tuttavia è bene chiarire che la valutazione dell’autofluorescenza tissutale è, allo stato attuale, un sistema complementare da utilizzare unitamente all‘esame tradizionale della mucosa orale tramite luce bianca e non sminuisce in alcun modo l‘importanza di un esame tradizionale, né tantomeno la necessità di un riscontro istopatologico tramite biopsia per una conferma diagnostica definitiva. Va quindi ribadito che l‘esame istologico resta tuttora lo standard di riferimento, nonché l’unica metodica riconosciuta dalla comunità scientifica per la diagnosi definitiva di patologia delle mucose orali.
"STUDIO SPERIMENTALE SUL SISTEMA VELSCOPE® COME AUSILIO PER L’INTERCETTAZIONE DI LESIONI POTENZIALMENTE MALIGNE DEL CAVO ORALE"
MIEGGE, MATTEO
2016/2017
Abstract
Questo studio sperimentale ha come obiettivo primario la valutazione delle potenzialità, degli ambiti di applicabilità e dell’integrabilità all’interno della pratica odontoiatrica del sistema Velscope®, ai fini della rilevazione e della prevenzione dei tumori e delle lesioni potenzialmente maligne del cavo orale. Il campione dello studio, composto da 29 pazienti, afferisce a due strutture ospedaliere (Reparto di Odontostomatologia, S. Luigi Gonzaga, Orbassano e Reparto di chirurgia maxillo-facciale, San Matteo, Pavia). In un primo momento, dopo aver raccolto i dati anamnestici del paziente, sono stati eseguiti esami clinici ambulatoriali per analizzare le lesioni della mucosa della cavità orale, che sono state fotografate sia tramite ispezione visiva a luce bianca sia tramite sistema Velscope. Le lesioni meritevoli di ulteriori accertamenti diagnostici sono state associate ad un aumento o diminuzione della fluorescenza tissutale tramite analisi Velscope. Il prelievo bioptico e l’esame istologico, gold standard della diagnosi, hanno in seguito approfondito e confermato o no l’ipotesi individuata tramite esame clinico. Il paziente, sulla base della gravità della lesione individuata, è stato poi inserito all’interno di programmi di follow-up oppure in percorsi terapeutici più specifici. In conclusione dopo la valutazione dei criteri di sensibilità e specificità, si può affermare che Velscope® può essere un utile strumento di ausilio all’intercettazione di lesioni potenzialmente maligne del cavo orale. L’autofluorescenza tissutale può essere inoltre impiegata per la mappatura di lesioni molto estese o plurifocali al fine di individuare le aree più rappresentative dove effettuare le biopsie incisionali per la diagnosi. Infine non va tralasciata la possibilità di effettuare reiterati followup di pazienti con lesioni a rischio o con storia di carcinoma o altre lesioni precancerose precedentemente asportate, al fine di controllare in modo non invasivo lo stato di salute o recidiva della mucosa, alla stessa stregua di altre metodiche diagnostiche non invasive quali, ad esempio, ecografia e NBI imaging. Tuttavia è bene chiarire che la valutazione dell’autofluorescenza tissutale è, allo stato attuale, un sistema complementare da utilizzare unitamente all‘esame tradizionale della mucosa orale tramite luce bianca e non sminuisce in alcun modo l‘importanza di un esame tradizionale, né tantomeno la necessità di un riscontro istopatologico tramite biopsia per una conferma diagnostica definitiva. Va quindi ribadito che l‘esame istologico resta tuttora lo standard di riferimento, nonché l’unica metodica riconosciuta dalla comunità scientifica per la diagnosi definitiva di patologia delle mucose orali.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/25479