È POSSIBILE RICONOSCERE LA SOGGETTIVITÀ DESIDERANTE NELLA DEBILITÀ MENTALE?

Intellectual disability is a topic that has undergone transformations in the attempt to give a definition that nevertheless remains stigmatizing, as it presumes a condition of missing abilities compared to a presumed normality. Tracing the historical evolution of the issue initially named as Mental Retardation, one can note that Child Neuropsychiatry deals with it until the age of majority and then the Mental Health Services and Psychiatry no longer consider it their responsibility. If with minors the NPI tries to establish agreements and collaborations with the welfare system which is in any case the chosen field for the treatment of those with a low IQ, with the age of majority Psychiatry essentially delegates the care and assistance to the social welfare system tout court. In investigating contemporaneity, we have arrived at the current Intellectual Development Disorder, included in the broad classification of Neurodevelopmental Disorders in the DSM 5, proceeding to consider both the etiological factors and the value that is assigned to the evaluation of IQ. In the analysis, we note that the discussion remains anchored to a medical and functional-rehabilitative orientation, that is, it remains in terms of a behavioral re-education adaptive to the needs of society if it is not substantially delegated to the welfare system with the paradoxical objective of working with "rehabilitative" tools substantially for autonomy. By questioning the issue from the point of view not of functional and behavioral rehabilitation, the intent is to ask what remains of the child's desire beyond the ascertained deficit. To be able to do so, we turned to psychoanalytic investigation which, however, does not consider the mentally deficient as a subject affected by a deficit. Following the Lacanian theory that assumes the symptom as a word that can say something about the subject when questioned, it has been seen that what revolves around disability is unconsciously maintained as an object of enjoyment. The underlying unconscious mechanisms and those that lead to the subjective restitution or rectification of both the mentally deficient and the mother have therefore been investigated, passing through the function of the Name of the Father that allows, in the function of a third party, not to make the child the object of enjoyment of the mother. The final part is oriented to the question of childhood debility from mental asylum segregation to the current inclusion of the school institution that remains in the tendency of a homologation that abolishes diversity and occludes the expression of discomfort in those who are bearers of it. The use of day centres as expressive ateliers for children and adolescents, based on the psychiatric and psychoanalytic experience of Maud Mannoni, has found different evolutions today as the possibility, subordinated to the institutions, of positioning oneself as a third party, or Name of the Father, giving the possibility to the subject's desire to be able to express itself and then also to circulate.

La Disabilità intellettiva è un argomento che ha subito trasformazioni nel tentativo di darne una definizione che tuttavia rimane stigmatizzante, in quanto presume una condizione di abilità mancanti rispetto a una presunta normalità. Percorrendo l’evoluzione storica della questione inizialmente nominata come Ritardo Mentale, si può notare che la Neuro Psichiatria Infantile se ne occupa fino alla maggiore età e poi i Servizi di Salute Mentale e dalla Psichiatria non la considerano più di loro pertinenza. Se con i minorenni la NPI cerca di stabilire accordi e collaborazioni con il sistema assistenziale che è comunque l’ambito di elezione per il trattamento di chi ha un basso QI, con la maggiore età la Psichiatria delega sostanzialmente la cura e l’assistenza al sistema socioassistenziale tout court. Nell’indagare la contemporaneità si è pervenuti all’attuale Disturbo dello sviluppo intellettivo, racchiuso nell’ampia classificazione dei Disturbi del neurosviluppo nel DSM 5, procedendo a considerare sia i fattori eziologici sia il valore che viene assegnato alla valutazione del QI. Nell’analisi si nota che il discorso resta ancorato a un orientamento medico e riabilitativo-funzionale rimane, cioè, nei termini di una rieducazione comportamentale adattiva alle esigenze della società se non viene delegato sostanzialmente al sistema assistenziale con l’obiettivo, paradossale, di lavorare con strumenti “riabilitanti” sostanzialmente per l’autonomia. Interpellando la questione dal punto di vista non della riabilitazione funzionale e comportamentale, l’intento è quello di domandare cosa resta del desiderio del bambino al di là del deficit accertato. Per poterlo fare, ci si è rivolti all’indagine psicoanalitica che non considera, però, il debile mentale come un soggetto colpito da un deficit. Seguendo la teoria lacaniana che assume il sintomo come parola che può dire qualcosa del soggetto quando interpellato, si è visto che ciò che ruota attorno alla disabilità è mantenuto inconsciamente come oggetto di godimento. Si sono quindi indagati i meccanismi inconsci sottostanti e quelli che portano alla restituzione o rettifica soggettiva sia del debile mentale sia della madre, passando per la funzione del Nome del Padre che consente, in funzione di terzo, di non fare del figlio l’oggetto di godimento della madre. La parte conclusiva è orientata alla questione della debilità infantile dalla segregazione manicomiale fino all’attuale inclusione dell’Istituzione scolastica che rimane nella tendenza di una omologazione che abolisce la diversità e occlude l’espressione del disagio in chi ne è portatore. L’affiancamento di centri diurni come atelier espressivi per bambini e adolescenti, sulla base dell’esperienza psichiatrica e psicoanalitica di Maud Mannoni, hanno trovato differenti evoluzioni odierne come possibilità, subordinata alle istituzioni, di posizionarsi in funzione di terzo, ovvero Nome del Padre, dando la possibilità al desiderio del soggetto di potersi esprime e poi anche di circolare.