L’elaborato si pone l’obiettivo di esplorare i riflessi civilistici di un contratto fiscalmente abusato, consistente in un atto di autonomia privata strumentalizzato per il perseguimento di fini illeciti, contrastanti con norme e principi che informano il sistema tributario. La fattispecie realizzata per mezzo dell’impiego distorto e improprio di un negozio giuridico qualifica il c.d. abuso del diritto tributario, o elusione fiscale, avente il prevalente o esclusivo scopo di aggirare la normativa tributaria per beneficiare indebitamente del regime fiscale più favorevole. Il fenomeno delle condotte fiscalmente elusive inizia a manifestarsi in modo più strutturato e consistente a partire dagli anni Sessanta - Settanta, con le operazioni di dividend washing e dividend stripping, relative alla compravendita di titoli azionari. A partire da questo periodo aumenta la produzione dottrinale e giurisprudenziale volta a definire il concetto di abuso del diritto tributario, attese le somiglianze ad altre fattispecie codificate (frode alla legge, simulazione, interposizione fittizia di persona, evasione fiscale e reati penali). Per rafforzare gli strumenti antielusivi disponibili nel nostro ordinamento, a decorrere dagli anni Novanta si registrano diversi interventi del Legislatore nazionale, che culminano con l'introduzione nel 2015 dell'art. 10 bis nello Statuto dei diritti del contribuente, delineato sulla scia della Raccomandazione 2012/772/UE sulla pianificazione fiscale aggressiva, che costituisce la prima clausola antielusiva di portata generale. Il dibattito sull'abuso del diritto tributario ruota in particolare attorno a due questioni: la qualificazione del concetto di “abuso del diritto” e la sua distinzione da simili fattispecie normativamente previste (quali frode alla legge, evasione fiscale, simulazione e interposizione fittizia); la possibilità di applicare i rimedi civilistici dell’invalidità anche ai contratti fiscalmente abusati e, di conseguenza, l'individuazione di adeguati strumenti volti a contrastare l’elusione fiscale. La dottrina civilistica di maggioranza, in linea con l'orientamento prevalente in giurisprudenza, propende verso la non applicabilità dei rimedi civilistici ai negozi fiscalmente abusati, ai quali si applicano solo le sanzioni previste dal diritto tributario. Tuttavia, si ha contezza di un'esigua corrente di pensiero, cui fanno capo alcune storiche sentenze della Corte di cassazione, secondo la quale il contratto asservito al raggiungimento di finalità elusive sia nullo, assunto il carattere imperativo della norma tributaria.
L'ABUSO DEL DIRITTO IN MATERIA TRIBUTARIA: RIFLESSI CIVILISTICI DEL CONTRATTO FISCALMENTE ABUSATO
ZEFFERINI, ALESSIA
2023/2024
Abstract
L’elaborato si pone l’obiettivo di esplorare i riflessi civilistici di un contratto fiscalmente abusato, consistente in un atto di autonomia privata strumentalizzato per il perseguimento di fini illeciti, contrastanti con norme e principi che informano il sistema tributario. La fattispecie realizzata per mezzo dell’impiego distorto e improprio di un negozio giuridico qualifica il c.d. abuso del diritto tributario, o elusione fiscale, avente il prevalente o esclusivo scopo di aggirare la normativa tributaria per beneficiare indebitamente del regime fiscale più favorevole. Il fenomeno delle condotte fiscalmente elusive inizia a manifestarsi in modo più strutturato e consistente a partire dagli anni Sessanta - Settanta, con le operazioni di dividend washing e dividend stripping, relative alla compravendita di titoli azionari. A partire da questo periodo aumenta la produzione dottrinale e giurisprudenziale volta a definire il concetto di abuso del diritto tributario, attese le somiglianze ad altre fattispecie codificate (frode alla legge, simulazione, interposizione fittizia di persona, evasione fiscale e reati penali). Per rafforzare gli strumenti antielusivi disponibili nel nostro ordinamento, a decorrere dagli anni Novanta si registrano diversi interventi del Legislatore nazionale, che culminano con l'introduzione nel 2015 dell'art. 10 bis nello Statuto dei diritti del contribuente, delineato sulla scia della Raccomandazione 2012/772/UE sulla pianificazione fiscale aggressiva, che costituisce la prima clausola antielusiva di portata generale. Il dibattito sull'abuso del diritto tributario ruota in particolare attorno a due questioni: la qualificazione del concetto di “abuso del diritto” e la sua distinzione da simili fattispecie normativamente previste (quali frode alla legge, evasione fiscale, simulazione e interposizione fittizia); la possibilità di applicare i rimedi civilistici dell’invalidità anche ai contratti fiscalmente abusati e, di conseguenza, l'individuazione di adeguati strumenti volti a contrastare l’elusione fiscale. La dottrina civilistica di maggioranza, in linea con l'orientamento prevalente in giurisprudenza, propende verso la non applicabilità dei rimedi civilistici ai negozi fiscalmente abusati, ai quali si applicano solo le sanzioni previste dal diritto tributario. Tuttavia, si ha contezza di un'esigua corrente di pensiero, cui fanno capo alcune storiche sentenze della Corte di cassazione, secondo la quale il contratto asservito al raggiungimento di finalità elusive sia nullo, assunto il carattere imperativo della norma tributaria.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: La tesi si pone l’obiettivo di indagare i riflessi civilistici della conclusione di un contratto fiscalmente abusato.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/27044