Il mio lavoro verte sulla storia della Milano romana e, in particolare, sull’Afrodite-Musa del Civico Museo Archeologico di Milano. Questa è una statua di epoca romana (II-I secolo a.C.), ritrovata nel 1951 negli scavi urbani di via Nerino, traversa della più nota via Torino, l’antico cardo maximus della città antica. Dopo una breve descrizione della situazione archeologica dell’antica Mediolanum e delle sculture rinvenute nei secoli, la mia attenzione si è spostata sulla statua dell’Afrodite-Musa e sulla sua identità. L’unico studio finora dedicato alla statua è quello scritto dall’archeologo Antonio Frova intorno al 1956; in esso egli afferma che l’opera potrebbe essere un originale greco, di epoca tardo ellenistica, rappresentante o la dea Afrodite o una delle nove Muse. La mia analisi inizia proprio da queste affermazioni e analizza le possibili iconografie della statua: Artemide, l’Amazzone, Afrodite e la Musa. A queste si aggiungono considerazioni e ipotesi personali che si orientano verso il soggetto della Nike/Aura. L’opera si presenta come una figura femminile stante, coperta dall’himation in corrispondenza delle gambe e con il busto nudo. Ad oggi è priva di entrambe le braccia, piedi e della testa, rimosse già al momento del suo reimpiego in antico. Il principale problema della statua risulta essere il balteo, una fascia di stoffa che, verosimilmente, doveva reggere una spada. Questo è normalmente legato a divinità guerriere come Artemide o Ares, tuttavia, è possibile ritrovarlo anche per Afrodite, nella sua inconsueta veste di dea armata. Chiarita la natura di pastiche della scultura di via Nerino, lo studio si conclude con un’analisi sul possibile contesto di provenienza dell’opera, passando in rassegna alcuni degli edifici romani meglio noti nel tessuto urbano dell’antica Milano, in particolare il teatro. In conclusione, ritengo che l’opera possa essere un pastiche tardo ellenistico che unisce in sé sia le caratteristiche di Afrodite (balteo, torso nudo) che quelle di un’Aura, divinità del vento caratterizzata da un rapido movimento delle gambe e del gioco dell’himation.
LA STATUA DELL'AFRODITE-MUSA DI MILANO: NUOVE CONSIDERAZIONI STILISTICHE E ICONOGRAFICHE PER UN TENTATIVO DI CONTESTAUALIZZAZIONE
ROSELLI, DAVIDE
2021/2022
Abstract
Il mio lavoro verte sulla storia della Milano romana e, in particolare, sull’Afrodite-Musa del Civico Museo Archeologico di Milano. Questa è una statua di epoca romana (II-I secolo a.C.), ritrovata nel 1951 negli scavi urbani di via Nerino, traversa della più nota via Torino, l’antico cardo maximus della città antica. Dopo una breve descrizione della situazione archeologica dell’antica Mediolanum e delle sculture rinvenute nei secoli, la mia attenzione si è spostata sulla statua dell’Afrodite-Musa e sulla sua identità. L’unico studio finora dedicato alla statua è quello scritto dall’archeologo Antonio Frova intorno al 1956; in esso egli afferma che l’opera potrebbe essere un originale greco, di epoca tardo ellenistica, rappresentante o la dea Afrodite o una delle nove Muse. La mia analisi inizia proprio da queste affermazioni e analizza le possibili iconografie della statua: Artemide, l’Amazzone, Afrodite e la Musa. A queste si aggiungono considerazioni e ipotesi personali che si orientano verso il soggetto della Nike/Aura. L’opera si presenta come una figura femminile stante, coperta dall’himation in corrispondenza delle gambe e con il busto nudo. Ad oggi è priva di entrambe le braccia, piedi e della testa, rimosse già al momento del suo reimpiego in antico. Il principale problema della statua risulta essere il balteo, una fascia di stoffa che, verosimilmente, doveva reggere una spada. Questo è normalmente legato a divinità guerriere come Artemide o Ares, tuttavia, è possibile ritrovarlo anche per Afrodite, nella sua inconsueta veste di dea armata. Chiarita la natura di pastiche della scultura di via Nerino, lo studio si conclude con un’analisi sul possibile contesto di provenienza dell’opera, passando in rassegna alcuni degli edifici romani meglio noti nel tessuto urbano dell’antica Milano, in particolare il teatro. In conclusione, ritengo che l’opera possa essere un pastiche tardo ellenistico che unisce in sé sia le caratteristiche di Afrodite (balteo, torso nudo) che quelle di un’Aura, divinità del vento caratterizzata da un rapido movimento delle gambe e del gioco dell’himation.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.
https://hdl.handle.net/20.500.14239/2764