La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più comune di demenza ed è una patologia estremamente complessa, che si caratterizza principalmente per l’anomalo ripiegamento e deposito di proteine normalmente solubili, neuroinfiammazione e progressivo deterioramento delle funzioni cognitive. Attualmente, le cause della malattia non sono ancora state chiarite, nonostante siano stati individuati numerosi fattori di rischio, e i trattamenti disponibili non sono ancora in grado di arrestare il declino e la progressione della patologia. Le ultime ricerche si sono dunque focalizzate su nuovi e inesplorati meccanismi che potrebbero essere coinvolti nei processi patogenetici, scoprendo così una possibile e determinante implicazione del microbiota intestinale nell’insorgenza e nell’avanzamento della malattia di Alzheimer. Condizioni di disbiosi intestinale e dunque di alterazione quali-quantitativa della composizione del microbiota sono infatti state associate a malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Tale elaborato si propone quindi di analizzare il coinvolgimento della flora batterica intestinale nella fisiopatologia della malattia, approfondire le vie che consentono la comunicazione tra intestino e cervello, ed esplorare i diversi mediatori coinvolti, offrendo successivamente la possibilità di esaminare il potenziale terapeutico dei probiotici, considerati ad oggi una plausibile via di intervento alternativa. In particolare, vengono raccolti e analizzati gli studi attualmente disponibili riguardo il ruolo dei probiotici nella prevenzione e nel trattamento della malattia di Alzheimer, e viene condotta una ricerca approfondita dei ceppi con maggiore rilevanza ed evidenze scientifiche. I probiotici hanno infatti dimostrato numerosi effetti benefici nei modelli animali, nonostante sia doveroso sottolineare la necessità di trasferire e confermare questi risultati attraverso studi clinici. La malattia di Alzheimer rappresenta una grande sfida per la sanità attuale, alimentata dall’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione, rendendo quindi necessaria la ricerca volta alla scoperta di nuovi metodi, primariamente preventivi e, in secondo luogo, terapeutici, al fine di contrastare la diffusione della malattia.
La malattia di Alzheimer e il microbiota intestinale: potenziale ruolo dei probiotici
CAGNOLI, CHIARA
2023/2024
Abstract
La malattia di Alzheimer rappresenta la forma più comune di demenza ed è una patologia estremamente complessa, che si caratterizza principalmente per l’anomalo ripiegamento e deposito di proteine normalmente solubili, neuroinfiammazione e progressivo deterioramento delle funzioni cognitive. Attualmente, le cause della malattia non sono ancora state chiarite, nonostante siano stati individuati numerosi fattori di rischio, e i trattamenti disponibili non sono ancora in grado di arrestare il declino e la progressione della patologia. Le ultime ricerche si sono dunque focalizzate su nuovi e inesplorati meccanismi che potrebbero essere coinvolti nei processi patogenetici, scoprendo così una possibile e determinante implicazione del microbiota intestinale nell’insorgenza e nell’avanzamento della malattia di Alzheimer. Condizioni di disbiosi intestinale e dunque di alterazione quali-quantitativa della composizione del microbiota sono infatti state associate a malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Tale elaborato si propone quindi di analizzare il coinvolgimento della flora batterica intestinale nella fisiopatologia della malattia, approfondire le vie che consentono la comunicazione tra intestino e cervello, ed esplorare i diversi mediatori coinvolti, offrendo successivamente la possibilità di esaminare il potenziale terapeutico dei probiotici, considerati ad oggi una plausibile via di intervento alternativa. In particolare, vengono raccolti e analizzati gli studi attualmente disponibili riguardo il ruolo dei probiotici nella prevenzione e nel trattamento della malattia di Alzheimer, e viene condotta una ricerca approfondita dei ceppi con maggiore rilevanza ed evidenze scientifiche. I probiotici hanno infatti dimostrato numerosi effetti benefici nei modelli animali, nonostante sia doveroso sottolineare la necessità di trasferire e confermare questi risultati attraverso studi clinici. La malattia di Alzheimer rappresenta una grande sfida per la sanità attuale, alimentata dall’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione, rendendo quindi necessaria la ricerca volta alla scoperta di nuovi metodi, primariamente preventivi e, in secondo luogo, terapeutici, al fine di contrastare la diffusione della malattia.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/28292