I farmaci chemioterapici antiblastici (CAB) sono utilizzati nel trattamento di diverse patologie oncologiche: nonostante la loro efficacia terapeutica, questi farmaci presentano un elevato rischio di tossicità per chi li manipola, sia durante la fase di preparazione sia durante la somministrazione ai pazienti. È fondamentale adottare pratiche di manipolazione sicura per proteggere gli operatori sanitari da potenziali esposizioni accidentali. Le indagini ambientali sono state effettuate presso gli ospedali di Rimini (Ospedale 1), Ravenna (Ospedale 2), Cattolica (Ospedale 3), Novafeltria (Ospedale 4), Faenza (Ospedale 5) e Lugo (Ospedale 6). Nello studio è stata esaminata la contaminazione superficiale nelle strutture dove si svolgono sia le attività di preparazione dei farmaci sia quelle di somministrazione: nel laboratorio di preparazione antiblastici, nella degenza del reparto Oncologia e nel DH Oncologia. Tra i CAB più utilizzati, quelli presi in considerazione in questo studio sono: - Ciclofosfamide (CP): classificato dalla IARC nel gruppo 1, cancerogeno per l’uomo; - Cisplatino (Pt): classificato dalla IARC nel gruppo 2A, possibile cancerogeno per l’uomo; - 5-Fluorouracile (5-FU): gruppo 3, non classificabile come cancerogeno per l’uomo; - Carboplatino e Gemcitabina (GEM): non sono classificati dalla IARC. I risultati dimostrano che, mentre i reparti di degenza di Ospedale 1 e Ospedale 2 non hanno evidenziato criticità, i reparti di somministrazione evidenziano un trend temporale in lieve aumento in riferimento alla concentrazione di CAB, rilevata sulle superfici oggetto di campionamento. La criticità è emersa a livello delle procedure di pulizia effettuate in reparto: il campionamento effettuato all’inizio del turno ha evidenziato concentrazioni di CAB analiticamente significative, che riconducono a residui di contaminazione non correttamente rimossi dal personale addetto. I livelli di CAB negli ambienti sanitari sono superiori a quelli riportati in altri Paesi europei, ma le tendenze di contaminazione in Italia hanno mostrato un trend in diminuzione nel tempo.
Monitoraggio ambientale per la valutazione della potenziale esposizione a chemioterapici antiblastici del personale addetto alla preparazione e somministrazione
CANELLA, VERONICA
2023/2024
Abstract
I farmaci chemioterapici antiblastici (CAB) sono utilizzati nel trattamento di diverse patologie oncologiche: nonostante la loro efficacia terapeutica, questi farmaci presentano un elevato rischio di tossicità per chi li manipola, sia durante la fase di preparazione sia durante la somministrazione ai pazienti. È fondamentale adottare pratiche di manipolazione sicura per proteggere gli operatori sanitari da potenziali esposizioni accidentali. Le indagini ambientali sono state effettuate presso gli ospedali di Rimini (Ospedale 1), Ravenna (Ospedale 2), Cattolica (Ospedale 3), Novafeltria (Ospedale 4), Faenza (Ospedale 5) e Lugo (Ospedale 6). Nello studio è stata esaminata la contaminazione superficiale nelle strutture dove si svolgono sia le attività di preparazione dei farmaci sia quelle di somministrazione: nel laboratorio di preparazione antiblastici, nella degenza del reparto Oncologia e nel DH Oncologia. Tra i CAB più utilizzati, quelli presi in considerazione in questo studio sono: - Ciclofosfamide (CP): classificato dalla IARC nel gruppo 1, cancerogeno per l’uomo; - Cisplatino (Pt): classificato dalla IARC nel gruppo 2A, possibile cancerogeno per l’uomo; - 5-Fluorouracile (5-FU): gruppo 3, non classificabile come cancerogeno per l’uomo; - Carboplatino e Gemcitabina (GEM): non sono classificati dalla IARC. I risultati dimostrano che, mentre i reparti di degenza di Ospedale 1 e Ospedale 2 non hanno evidenziato criticità, i reparti di somministrazione evidenziano un trend temporale in lieve aumento in riferimento alla concentrazione di CAB, rilevata sulle superfici oggetto di campionamento. La criticità è emersa a livello delle procedure di pulizia effettuate in reparto: il campionamento effettuato all’inizio del turno ha evidenziato concentrazioni di CAB analiticamente significative, che riconducono a residui di contaminazione non correttamente rimossi dal personale addetto. I livelli di CAB negli ambienti sanitari sono superiori a quelli riportati in altri Paesi europei, ma le tendenze di contaminazione in Italia hanno mostrato un trend in diminuzione nel tempo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/28553