Gli habitat seminaturali, come l’habitat 6210(*), rivestono un’importanza ecologica fondamentale per la conservazione della biodiversità. Tuttavia, sono minacciati da cambiamenti nell’uso del suolo, invasioni di specie aliene e dinamiche di successione naturale che ne compromettono la stabilità. L’habitat 6210(*), caratterizzato da praterie secche su substrati calcarei, è un ecosistema prioritario tutelato dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE). Per contrastarne il degrado, è stato avviato il Progetto LIFE DRYLANDS, finanziato dall’Unione Europea, che mira a ripristinare e mantenere le condizioni ottimali di questo habitat attraverso interventi di gestione mirati. Il Progetto DRYLANDS ha interessato 8 Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Pianura Padana occidentale tra cui la ZSC Boschi della Fagiana, situata nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, in Lombardia e la ZSC Valle del Ticino, situata nelle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, in Piemonte. L’habitat 6210* presente in entrambe le ZSC è stato oggetto di interventi straordinari di ripristino mediante azioni di sfalcio e taglio delle specie legnose autoctone e alloctone. Nella ZSC Valle del Ticino è stata anche effettuata, in un’area esterna all’habitat 6210* (area ex-parcheggio), una scarificatura del terreno finalizzata a ripristinare le condizioni ecologiche favorevoli allo sviluppo dell’habitat. Per valutare l’impatto degli interventi di ripristino, sono stati effettuati monitoraggi ripetuti nei periodi pre-intervento (ex-ante, 2020) e post-intervento (ex-post, 2023 e 2024). In particolare sono stati eseguiti dei rilievi vegetazionali in plot circolari di 3 mq. I dati raccolti hanno permesso un’analisi della composizione floristica tramite il calcolo delle forme biologiche e corologiche e un’analisi ecologica indiretta tramite gli indici di Ellenberg. Dal confronto tra i monitoraggi ex-ante ed ex-post sono emersi dei chiari impatti positivi degli interventi di ripristino. Infatti è stata osservata sia una riduzione delle fanerofite alloctone invasive (come Robinia pseudoacacia e Prunus serotina) sia un miglioramento della copertura delle specie tipiche dell’habitat 6210*, soprattutto delle emicriptofite, segno di una parziale ripresa della comunità erbacea. L’incremento delle terofite, purtroppo, come era auspicabile è frutto della comparsa di suolo nudo in seguito alla rimozione della biomassa legnosa. Sicuramente positiva è però la loro riduzione già durante il secondo monitoraggio post-intervento indice di una maggior stabilità della comunità erbacea. Dal punto di vista corologico si è registrato un aumento delle specie mediterranee e ovest-europee e una riduzione di quelle europee e sud-europee. Complessivamente gli interventi di ripristino dell’habitat 6210* hanno avuto effetti positivi nel breve periodo, contribuendo alla riduzione delle specie invasive e al recupero della vegetazione erbacea tipica. Tuttavia, alcune criticità restano aperte, come la necessità di un monitoraggio a lungo termine per verificare la stabilizzazione dell’habitat e il rischio di nuove invasioni da parte di specie alloctone. Il progetto ha dimostrato che il ripristino degli habitat degradati è possibile, ma richiede strategie di gestione adattive e interventi periodici. Il monitoraggio proseguirà per valutare l’efficacia delle azioni nel tempo e definire nuove strategie di conservazione, con l’obiettivo di garantire la tutela dell’habitat 6210(*) e della sua biodiversità.
Monitoraggio degli interventi di ripristino ecologico realizzati nell’habitat 6210 (Direttiva 92/43/CEE) nelle ZSC Boschi della Fagiana e Valle del Ticino (Trecate)
CALLEGARI, ALESSIA
2023/2024
Abstract
Gli habitat seminaturali, come l’habitat 6210(*), rivestono un’importanza ecologica fondamentale per la conservazione della biodiversità. Tuttavia, sono minacciati da cambiamenti nell’uso del suolo, invasioni di specie aliene e dinamiche di successione naturale che ne compromettono la stabilità. L’habitat 6210(*), caratterizzato da praterie secche su substrati calcarei, è un ecosistema prioritario tutelato dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE). Per contrastarne il degrado, è stato avviato il Progetto LIFE DRYLANDS, finanziato dall’Unione Europea, che mira a ripristinare e mantenere le condizioni ottimali di questo habitat attraverso interventi di gestione mirati. Il Progetto DRYLANDS ha interessato 8 Zone Speciali di Conservazione (ZSC) della Pianura Padana occidentale tra cui la ZSC Boschi della Fagiana, situata nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, in Lombardia e la ZSC Valle del Ticino, situata nelle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, in Piemonte. L’habitat 6210* presente in entrambe le ZSC è stato oggetto di interventi straordinari di ripristino mediante azioni di sfalcio e taglio delle specie legnose autoctone e alloctone. Nella ZSC Valle del Ticino è stata anche effettuata, in un’area esterna all’habitat 6210* (area ex-parcheggio), una scarificatura del terreno finalizzata a ripristinare le condizioni ecologiche favorevoli allo sviluppo dell’habitat. Per valutare l’impatto degli interventi di ripristino, sono stati effettuati monitoraggi ripetuti nei periodi pre-intervento (ex-ante, 2020) e post-intervento (ex-post, 2023 e 2024). In particolare sono stati eseguiti dei rilievi vegetazionali in plot circolari di 3 mq. I dati raccolti hanno permesso un’analisi della composizione floristica tramite il calcolo delle forme biologiche e corologiche e un’analisi ecologica indiretta tramite gli indici di Ellenberg. Dal confronto tra i monitoraggi ex-ante ed ex-post sono emersi dei chiari impatti positivi degli interventi di ripristino. Infatti è stata osservata sia una riduzione delle fanerofite alloctone invasive (come Robinia pseudoacacia e Prunus serotina) sia un miglioramento della copertura delle specie tipiche dell’habitat 6210*, soprattutto delle emicriptofite, segno di una parziale ripresa della comunità erbacea. L’incremento delle terofite, purtroppo, come era auspicabile è frutto della comparsa di suolo nudo in seguito alla rimozione della biomassa legnosa. Sicuramente positiva è però la loro riduzione già durante il secondo monitoraggio post-intervento indice di una maggior stabilità della comunità erbacea. Dal punto di vista corologico si è registrato un aumento delle specie mediterranee e ovest-europee e una riduzione di quelle europee e sud-europee. Complessivamente gli interventi di ripristino dell’habitat 6210* hanno avuto effetti positivi nel breve periodo, contribuendo alla riduzione delle specie invasive e al recupero della vegetazione erbacea tipica. Tuttavia, alcune criticità restano aperte, come la necessità di un monitoraggio a lungo termine per verificare la stabilizzazione dell’habitat e il rischio di nuove invasioni da parte di specie alloctone. Il progetto ha dimostrato che il ripristino degli habitat degradati è possibile, ma richiede strategie di gestione adattive e interventi periodici. Il monitoraggio proseguirà per valutare l’efficacia delle azioni nel tempo e definire nuove strategie di conservazione, con l’obiettivo di garantire la tutela dell’habitat 6210(*) e della sua biodiversità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/28591