Lo scopo di questo lavoro è analizzare il tema dell’identità irlandese e il valore che ha assunto nella vita e nelle opere dello scrittore Hugo Hamilton. Nato a Dublino nel 1953 con il nome di Johannes Ó hUrmoltaigh da padre nazionalista irlandese, Jack Hamilton, che cambiò il suo nome nel gaelico Séan Ó hUrmoltaigh, e madre tedesca, Irmgard Kaiser, una donna cattolica sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale, Hamilton crebbe in un ambiente multiculturale, parlando tedesco con la madre e gaelico irlandese con il padre. Quest’ultimo, a causa del suo fervente nazionalismo, proibì ai figli di comunicare in inglese sia in casa che fuori, facendo frequentare loro scuole in lingua gaelica, in un contesto in cui la maggior parte della popolazione parlava ormai esclusivamente inglese, mentre l’antica lingua celtica era relegata a poche contee e villaggi del Gaeltacht (regione che comprende le aree in cui tradizionalmente la lingua gaelica è la lingua madre parlata dalla maggioranza della popolazione, rispetto all’inglese che è attestata come lingua seconda, situata nell’Irlanda occidentale e comprendente le contee di Donegal, Mayo, Kerry, Galway, Cork e due piccole oasi linguistiche nelle contee di Meath e Waterford). Hamilton visse la propria identità personale e il suo essere poliglotta come un fardello, specialmente negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, fatto che lo portò, in seguito, a scegliere l’inglese come lingua della propria scrittura e a prendere il nome di un amico di famiglia, il vescovo Hugo Liedmann, inglesizzando nuovamente il proprio cognome. L’Irlanda in cui egli crebbe era profondamente diversa, da un punto di vista culturale, economico e sociale, rispetto a quella odierna. Il paese, pur non avendo preso parte al secondo conflitto mondiale, era pervaso da sentimenti antitedeschi, condivisi da tutta l’Europa post-bellica, i quali contribuirono a rendere Hamilton e i suoi fratelli vittime di bullismo e a farli sentire emarginati dai propri coetanei, sebbene i genitori cercassero di instillare nei figli l’orgoglio di essere diversi dalla massa. Dal punto di vista economico, l’Irlanda non aveva ancora conosciuto il boom degli anni novanta e duemila, che la rese nota con l’appellativo di “tigre celtica” e la trasformò in breve tempo in uno dei paesi più sviluppati d’Europa, perciò risultava ancora un luogo povero da cui emigrare in cerca di migliori prospettive di vita. Dal punto di vista sociale, la popolazione irlandese era estremamente omogenea: secoli di dominazione britannica non avevano scalfito la fede cattolica degli irlandesi, ma non fu così per la lingua. Nel XIX e il XX secolo, infatti, il paese perse la maggior parte dei parlanti di lingua gaelica a favore dell’inglese: la Grande carestia del 1846-1851 portò alla morte di quasi un milione e mezzo di irlandesi, mentre altrettanti migrarono all’estero, soprattutto dal Gaeltacht verso gli Stati Uniti, dove non conservarono la propria lingua madre; il crescente ruolo economico che l’inglese stava assumendo, così come l’egemonia culturale di Gran Bretagna e Stati Uniti nel Novecento, portarono a una progressiva perdita di parlanti di gaelico irlandese. Allo stesso tempo, vennero messe in atto una serie di politiche linguistiche che non incoraggiarono il bilinguismo: la progressiva diminuzione delle scuole di lingua irlandese, l’eliminazione delle università preparatorie di lingua gaelica per gli insegnanti e nel 1973 l’eliminazione dell’obbligo del superamento dell’esame di lingua gaelica per l’ottenimento del diploma, prerequisito fondamentale per accedere alla pubblica amministrazione, fecero sì che la percentuale di popolazione in grado di usare il gaelico come lingua di comunicazione quotidiana scendesse al 4% del totale.
“Your language is your home and your country is your language.” Irish language and culture in Hugo Hamilton’s work
CRITELLI, CRISTINA
2022/2023
Abstract
Lo scopo di questo lavoro è analizzare il tema dell’identità irlandese e il valore che ha assunto nella vita e nelle opere dello scrittore Hugo Hamilton. Nato a Dublino nel 1953 con il nome di Johannes Ó hUrmoltaigh da padre nazionalista irlandese, Jack Hamilton, che cambiò il suo nome nel gaelico Séan Ó hUrmoltaigh, e madre tedesca, Irmgard Kaiser, una donna cattolica sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale, Hamilton crebbe in un ambiente multiculturale, parlando tedesco con la madre e gaelico irlandese con il padre. Quest’ultimo, a causa del suo fervente nazionalismo, proibì ai figli di comunicare in inglese sia in casa che fuori, facendo frequentare loro scuole in lingua gaelica, in un contesto in cui la maggior parte della popolazione parlava ormai esclusivamente inglese, mentre l’antica lingua celtica era relegata a poche contee e villaggi del Gaeltacht (regione che comprende le aree in cui tradizionalmente la lingua gaelica è la lingua madre parlata dalla maggioranza della popolazione, rispetto all’inglese che è attestata come lingua seconda, situata nell’Irlanda occidentale e comprendente le contee di Donegal, Mayo, Kerry, Galway, Cork e due piccole oasi linguistiche nelle contee di Meath e Waterford). Hamilton visse la propria identità personale e il suo essere poliglotta come un fardello, specialmente negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, fatto che lo portò, in seguito, a scegliere l’inglese come lingua della propria scrittura e a prendere il nome di un amico di famiglia, il vescovo Hugo Liedmann, inglesizzando nuovamente il proprio cognome. L’Irlanda in cui egli crebbe era profondamente diversa, da un punto di vista culturale, economico e sociale, rispetto a quella odierna. Il paese, pur non avendo preso parte al secondo conflitto mondiale, era pervaso da sentimenti antitedeschi, condivisi da tutta l’Europa post-bellica, i quali contribuirono a rendere Hamilton e i suoi fratelli vittime di bullismo e a farli sentire emarginati dai propri coetanei, sebbene i genitori cercassero di instillare nei figli l’orgoglio di essere diversi dalla massa. Dal punto di vista economico, l’Irlanda non aveva ancora conosciuto il boom degli anni novanta e duemila, che la rese nota con l’appellativo di “tigre celtica” e la trasformò in breve tempo in uno dei paesi più sviluppati d’Europa, perciò risultava ancora un luogo povero da cui emigrare in cerca di migliori prospettive di vita. Dal punto di vista sociale, la popolazione irlandese era estremamente omogenea: secoli di dominazione britannica non avevano scalfito la fede cattolica degli irlandesi, ma non fu così per la lingua. Nel XIX e il XX secolo, infatti, il paese perse la maggior parte dei parlanti di lingua gaelica a favore dell’inglese: la Grande carestia del 1846-1851 portò alla morte di quasi un milione e mezzo di irlandesi, mentre altrettanti migrarono all’estero, soprattutto dal Gaeltacht verso gli Stati Uniti, dove non conservarono la propria lingua madre; il crescente ruolo economico che l’inglese stava assumendo, così come l’egemonia culturale di Gran Bretagna e Stati Uniti nel Novecento, portarono a una progressiva perdita di parlanti di gaelico irlandese. Allo stesso tempo, vennero messe in atto una serie di politiche linguistiche che non incoraggiarono il bilinguismo: la progressiva diminuzione delle scuole di lingua irlandese, l’eliminazione delle università preparatorie di lingua gaelica per gli insegnanti e nel 1973 l’eliminazione dell’obbligo del superamento dell’esame di lingua gaelica per l’ottenimento del diploma, prerequisito fondamentale per accedere alla pubblica amministrazione, fecero sì che la percentuale di popolazione in grado di usare il gaelico come lingua di comunicazione quotidiana scendesse al 4% del totale.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/2989