Il diritto sommerso all’affettività in carcere: dalla negazione alla svolta costituzionale. Analisi giuridica e comparata a partire dalla sentenza n. 10/2024.

This thesis explores the right to affection for incarcerated individuals, understood as the possibility of maintaining meaningful, familial, and sexual relationships even during the deprivation of personal liberty. Long ignored by legislation and prison practice, this right remained “submerged” despite its constitutional foundation and its relevance to human dignity and the rehabilitative function of punishment. A jurisprudential turning point came with Constitutional Court judgment no. 10/2024, which recognized intramural affection as an inviolable right, prompting a profound rethinking of the prison system. The thesis is divided into four chapters: the first analyzes the Italian legal framework and key judicial decisions; the second examines the contribution of the European Court of Human Rights and the ECHR; the third offers a comparative analysis of European and non-European models; the fourth investigates the psychological and social consequences of affective deprivation, including the extreme case of suicide. The interdisciplinary approach integrates legal, bioethical, psychological, and social perspectives, highlighting how the denial of sexuality and intimacy in prison negatively affects the psychological well-being of detainees and hinders their reintegration. Through critical and comparative analysis, this research aims to contribute to the debate on prison reform, advocating for the full implementation of the right to affection as an essential component of constitutionally oriented punishment.

La presente tesi affronta il tema del diritto all’affettività delle persone detenute, inteso come possibilità di mantenere relazioni significative, familiari e sessuali anche durante la privazione della libertà personale. A lungo ignorato dalla normativa e dalla prassi penitenziaria, questo diritto è rimasto “sommerso”, nonostante il suo fondamento costituzionale e la sua rilevanza per la dignità umana e la funzione rieducativa della pena. La svolta giurisprudenziale è giunta con la sentenza n. 10/2024 della Corte costituzionale, che ha riconosciuto l’affettività intramuraria come diritto inviolabile, imponendo un ripensamento profondo del sistema penitenziario. La tesi si articola in quattro capitoli: il primo analizza il quadro normativo italiano e le principali pronunce giurisprudenziali; il secondo approfondisce il contributo della Corte europea dei diritti dell’uomo e della CEDU; il terzo propone un confronto comparatistico con modelli europei ed extraeuropei; il quarto esamina le conseguenze psicologiche e sociali della privazione affettiva, fino al limite estremo del suicidio. L’approccio interdisciplinare integra prospettive giuridiche, bioetiche, psicologiche e sociali, evidenziando come la negazione della sessualità e dell’intimità in carcere incida negativamente sul benessere psico-fisico del detenuto e ostacoli il suo reinserimento. Attraverso un’analisi critica e comparata, la ricerca intende contribuire al dibattito sulla riforma del sistema penitenziario, auspicando una piena attuazione del diritto all’affettività come componente essenziale della pena costituzionalmente orientata.