Il Digital Product Passport e il suo impatto sulla trasparenza e il reporting

This thesis explores the need for transparency and sustainability in the global textile supply chain, highlighting traceability as a core concept and the Digital Product Passport (DPP) as a transformative regulatory solution. The textile industry, with its complex and geographically dispersed supply chains, has historically missed adequate product monitoring, contributing to environmental harm such as CO₂ emissions, water pollution, microplastic release, and social issues like worker exploitation. Rising product recalls in the EU further emphasize the importance of comprehensive traceability. The European Union’s Green Deal and the Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR), aim to address these challenges. The DPP acts as a digital identity for products, components, and materials, providing access to lifecycle data to promote sustainable production, circular business models, informed consumer choices, and regulatory compliance. However, implementing the DPP poses significant challenges for European small and medium enterprises, including regulatory complexity, high costs, non-standardized data from suppliers, limited internal expertise, and integration issues with IT systems. Despite these challenges, the DPP offers clear benefits, including improved transparency, support for circular business models, regulatory compliance, competitive advantages through verified sustainability credentials, and operational efficiencies. This research employs a qualitative, exploratory approach through case studies of two Italian enterprises: Monobi, a clothing brand, and Renoon, an IT company providing DPP solutions. Findings show interesting and material considerations: Monobi relies on manual data collection and NFC tags for customer access, whereas Renoon uses APIs and GS1 standards for automated, decentralized data management. Both report that the DPP improves communication across supply chains and encourages accountability among suppliers. The study concludes that the Digital Product Passport should be seen not merely as a regulatory requirement but as a strategic investment supporting the shift toward a sustainable and circular economy. Widespread adoption of the DPP is expected to normalize traceability and transparency, enabling better decision-making for businesses and consumers and fostering a more responsible, resource-efficient textile industry.

Questa tesi approfondisce la necessità di trasparenza e sostenibilità nella filiera tessile globale, evidenziando la tracciabilità come concetto centrale e il Digital Product Passport (DPP) come soluzione normativa trasformativa. L’industria tessile, con catene di approvvigionamento complesse e geograficamente disperse, ha storicamente mostrato carenze nel monitoraggio dei prodotti, contribuendo a danni ambientali come emissioni di CO₂, inquinamento idrico, rilascio di microplastiche e problemi sociali quali lo sfruttamento dei lavoratori. L’aumento dei richiami di prodotti nell’UE sottolinea ulteriormente l’importanza della tracciabilità. Il Green Deal dell’Unione Europea e il Regolamento Ecodesign per Prodotti Sostenibili (ESPR), mirano a rispondere a queste sfide. Il DPP funge da identità digitale per prodotti, componenti e materiali, fornendo accesso ai dati sul ciclo di vita per promuovere la produzione sostenibile, modelli di business circolari, scelte informate dei consumatori e conformità normativa. Tuttavia, l’implementazione del DPP comporta sfide significative per le PMI europee, tra cui complessità normativa, costi elevati, dati non standardizzati dai fornitori, limitata competenza interna e difficoltà di integrazione con sistemi IT. Nonostante queste difficoltà, il DPP offre benefici evidenti, tra cui maggiore trasparenza, supporto ai modelli circolari, conformità normativa, vantaggi competitivi attraverso credenziali di sostenibilità verificate ed efficienza operativa. La ricerca adotta un approccio qualitativo ed esplorativo, basato su studi di caso di due imprese italiane: Monobi, un brand di abbigliamento, e Renoon, un’azienda IT che fornisce soluzioni DPP. I risultati mostrano importanti considerazioni: Monobi utilizza raccolta dati manuale e tag NFC per l’accesso dei clienti, mentre Renoon sfrutta API e standard GS1 per una gestione automatizzata e decentralizzata dei dati. Entrambe le realtà rilevano che il DPP migliora la comunicazione lungo la filiera e incentiva la responsabilità dei fornitori. La tesi conclude che il Digital Product Passport non va considerato solo un obbligo normativo, ma un investimento strategico che supporta la transizione verso un’economia sostenibile e circolare. La sua adozione diffusa dovrebbe normalizzare tracciabilità e trasparenza, favorendo decisioni migliori per imprese e consumatori e promuovendo un’industria tessile più responsabile ed efficiente sotto il profilo delle risorse.