Negli ultimi anni, la così definita "cancel culture" si è trovata al centro di numerosi dibattiti di natura culturale, politica e sociale. La notizia che un personaggio è stato "cancellato" ha frantumato l’opinione pubblica e polarizzato il sistema, coinvolgendo anche i media come il cinema e la televisione. Nel primo capitolo della tesi percorro la storia della cancel culture, per poi fornirne una definizione e approfondire come i media tradizionali trattano il fenomeno e costruiscono frame distorti. Nel secondo capitolo verifico se le soluzioni che le piattaforme e le case di produzione mettono in atto per evitare ogni potenziale offesa verso categorie di persone o culture rientrano nella definizione di "cancel culture". Per farlo analizzo quattro fenomeni: rimozione di personaggi pubblici, rimozione di contenuti, aggiunta di disclaimer e adozione di soluzioni inclusive, con un focus sulle pratiche del blackwashing e del color blind casting. Per ogni fenomeno propongo una panoramica di casi studio, scelti sulla base della copertura mediatica che hanno ottenuto, per poi domandarmi se essi siano o meno esempi di “cancel culture” applicando uno schema strutturato quadripartito creato a partire dalla definizione proposta nel primo capitolo. Il mio obiettivo non è di negare l’esistenza del fenomeno, ma dimostrare che alcuni casi che la stampa etichetta come esempi di "cancel culture" in realtà hanno bisogno di una definizione nuova, che chiarisca il processo ed esemplifichi cause e soluzioni.
Cancel culture e cultura popolare contemporanea. Analisi di quattro fenomeni tra cinema e televisione
ZOPPI, CHIARA
2022/2023
Abstract
Negli ultimi anni, la così definita "cancel culture" si è trovata al centro di numerosi dibattiti di natura culturale, politica e sociale. La notizia che un personaggio è stato "cancellato" ha frantumato l’opinione pubblica e polarizzato il sistema, coinvolgendo anche i media come il cinema e la televisione. Nel primo capitolo della tesi percorro la storia della cancel culture, per poi fornirne una definizione e approfondire come i media tradizionali trattano il fenomeno e costruiscono frame distorti. Nel secondo capitolo verifico se le soluzioni che le piattaforme e le case di produzione mettono in atto per evitare ogni potenziale offesa verso categorie di persone o culture rientrano nella definizione di "cancel culture". Per farlo analizzo quattro fenomeni: rimozione di personaggi pubblici, rimozione di contenuti, aggiunta di disclaimer e adozione di soluzioni inclusive, con un focus sulle pratiche del blackwashing e del color blind casting. Per ogni fenomeno propongo una panoramica di casi studio, scelti sulla base della copertura mediatica che hanno ottenuto, per poi domandarmi se essi siano o meno esempi di “cancel culture” applicando uno schema strutturato quadripartito creato a partire dalla definizione proposta nel primo capitolo. Il mio obiettivo non è di negare l’esistenza del fenomeno, ma dimostrare che alcuni casi che la stampa etichetta come esempi di "cancel culture" in realtà hanno bisogno di una definizione nuova, che chiarisca il processo ed esemplifichi cause e soluzioni.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/3127