Sin dall'antichità, la ricerca della società perfetta ha occupato un posto di rilievo nell'immaginario della letteratura Occidentale. Filosofi e scrittori hanno da sempre immaginato mondi diversi, nei quali la vita potesse essere più facile o più giusta, o che si adattavano alle mancanze e alle necessità degli uomini del loro tempo. Il 1492 fu un anno di svolta per la produzione di testi il cui obiettivo era rappresentare una società ideale. Infatti, la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo diede il via ad una cospicua produzione di diari di bordo e resoconti di viaggio che vennero largamente diffusi sul territorio europeo e che diventarono il genere letterario più popolare durante il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo. Le meraviglie e le assurdità descritte in questi racconti, insieme alle strane abitudini e usanze degli indigeni, furono di grande ispirazione per gli scrittori utopici e fornirono il giusto contesto in cui queste società ideali potevano prendere vita. Difatti, l'emergente letteratura utopica, composta da società e popolazioni immaginarie, dovette farsi strada in questo contesto letterario basato su eventi reali e sull'esplorazione di posti sconosciuti. Nonostante il carattere fittizio dei racconti utopici, lo scopo che gli scrittori dovevano prefiggersi era quello di mantenere la credibilità in modo che le loro opero potessero essere scambiate per veri racconti di viaggio. Il primo scrittore che riuscì in questo intento fu Tommaso Moro che con la pubblicazione di Utopia (1516) diede ufficialmente vita alla letteratura utopica inglese. Lo scrittore riuscì a conciliare realtà e finzione ambientando il suo racconto su un'isola remota, la cui conformazione geografica impediva un approdo sicuro per mercanti e esploratori, ma che, allo stesso tempo, condivideva molteplici caratteristiche con i luoghi descritti dalla letteratura di viaggio contemporanea. Essendo un'utopia, per definizione, un non-luogo e un luogo felice, la scelta dell'isola come ambientazione del racconto risultò vincente. Infatti, la lontananza dalla terraferma permetteva alla società utopica di essere esente dalla corruzione e dai vizi della società contemporanea favorendo al contempo la credibilità che la società descritta non fosse conosciuta al causa della sua lontananza. Nei secoli successivi alla pubblicazione di Utopia di Tommaso Moro molti altri racconti utopici vennero pubblicati nel continente insulare, ognuno dei quali rispecchiava e denunciava i difetti e le imperfezioni della propria società. Nonostante la società, e quindi i suoi vizi, siano in continua evoluzione, il filo comune che lega tra di loro queste opere è la necessità di ambientare le società alternative su delle isole, dove la società perfetta non può essere contaminata. Lo scopo di questa tesi è dunque quello di sottolineare le caratteristiche delle utopie inglesi ideate nel periodo compreso tra la scoperta dell'America e la prima metà del Diciottesimo secolo, mettendo in rilievo il legame tra le società utopiche e l'insularità delle loro sedi e analizzando il contesto storico in cui vengono create. A tal fine verranno presi in considerazione: Utopia di Tommaso Moro, La Tempesta di Shakespeare, Nuova Atlantide di Francesco Bacone, Robinson Crusoe di Daniel Defoe e I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.

The Insularity of Early English Utopias

D'ELIA, LUCREZIA
2019/2020

Abstract

Sin dall'antichità, la ricerca della società perfetta ha occupato un posto di rilievo nell'immaginario della letteratura Occidentale. Filosofi e scrittori hanno da sempre immaginato mondi diversi, nei quali la vita potesse essere più facile o più giusta, o che si adattavano alle mancanze e alle necessità degli uomini del loro tempo. Il 1492 fu un anno di svolta per la produzione di testi il cui obiettivo era rappresentare una società ideale. Infatti, la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo diede il via ad una cospicua produzione di diari di bordo e resoconti di viaggio che vennero largamente diffusi sul territorio europeo e che diventarono il genere letterario più popolare durante il Sedicesimo e Diciassettesimo secolo. Le meraviglie e le assurdità descritte in questi racconti, insieme alle strane abitudini e usanze degli indigeni, furono di grande ispirazione per gli scrittori utopici e fornirono il giusto contesto in cui queste società ideali potevano prendere vita. Difatti, l'emergente letteratura utopica, composta da società e popolazioni immaginarie, dovette farsi strada in questo contesto letterario basato su eventi reali e sull'esplorazione di posti sconosciuti. Nonostante il carattere fittizio dei racconti utopici, lo scopo che gli scrittori dovevano prefiggersi era quello di mantenere la credibilità in modo che le loro opero potessero essere scambiate per veri racconti di viaggio. Il primo scrittore che riuscì in questo intento fu Tommaso Moro che con la pubblicazione di Utopia (1516) diede ufficialmente vita alla letteratura utopica inglese. Lo scrittore riuscì a conciliare realtà e finzione ambientando il suo racconto su un'isola remota, la cui conformazione geografica impediva un approdo sicuro per mercanti e esploratori, ma che, allo stesso tempo, condivideva molteplici caratteristiche con i luoghi descritti dalla letteratura di viaggio contemporanea. Essendo un'utopia, per definizione, un non-luogo e un luogo felice, la scelta dell'isola come ambientazione del racconto risultò vincente. Infatti, la lontananza dalla terraferma permetteva alla società utopica di essere esente dalla corruzione e dai vizi della società contemporanea favorendo al contempo la credibilità che la società descritta non fosse conosciuta al causa della sua lontananza. Nei secoli successivi alla pubblicazione di Utopia di Tommaso Moro molti altri racconti utopici vennero pubblicati nel continente insulare, ognuno dei quali rispecchiava e denunciava i difetti e le imperfezioni della propria società. Nonostante la società, e quindi i suoi vizi, siano in continua evoluzione, il filo comune che lega tra di loro queste opere è la necessità di ambientare le società alternative su delle isole, dove la società perfetta non può essere contaminata. Lo scopo di questa tesi è dunque quello di sottolineare le caratteristiche delle utopie inglesi ideate nel periodo compreso tra la scoperta dell'America e la prima metà del Diciottesimo secolo, mettendo in rilievo il legame tra le società utopiche e l'insularità delle loro sedi e analizzando il contesto storico in cui vengono create. A tal fine verranno presi in considerazione: Utopia di Tommaso Moro, La Tempesta di Shakespeare, Nuova Atlantide di Francesco Bacone, Robinson Crusoe di Daniel Defoe e I Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.
2019
The Insularity of Early English Utopias
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/461