Despite being commonly used in day-to-day language, the concept of “identity” is easily ambiguous in the actual meaning. This study carries out a brief survey of identity notions in academic dissertations: for the purpose of analysis, the distinguishing features in the theory, phenomenology and methodology were considered as well as the terminological propensities embraced in the authors’ writing style. Identity, in the examined literature, emerges both as a definition and self-representation process, thanks to which the actor –either being an individual or a collective- refines the idea of who he is. Moreover, the agent’s experience implies constant and unceasing dynamics, conceiving a celebrated and transcended continuity in space and time. The first chapter of this evaluation is going to discuss the theoretical approaches to the identity, which outline the source of the self-conception in social interactions, specifically in the vertical relationships. In the “Phenomena of Power”, the German sociologist Heinrich Popitz argues that identity takes shape through recognition in the authority bond; the Italian political scientist Mario Stoppino suggests likewise the formalizing role of recognition, even though he appraises the connection within the so-called symbolic power. This perceived interweaving may offer an original perspective in the traditional debate on this subject matter, as it probes the subordinate’s degree of discretion and active participation. Testing whether the ascribable dimensions nor the cognitive skills involved in the recognition act, a more comprehensive understanding of the followers’ state of mind was tried to grasp. An attempt to come up with a formal categorization scheme of identity has been made too. The dialectical nature of the phenomenon has also been pointed out in the last section, which further explores the spectrum of investigation by drawing attention to how identity tends to be declined in practice. Samuel P. Huntington’s “Who Are We?” gives a detailed description of how American Identity has been created through the national discourse in the last four centuries: the Harvard political professor summarizes the widely-referred quality factors and sketches out the changing positions in the substance and relevance proprieties. Another reference in the delineation efforts is the alter, a key-figure in the socio-psychological interpretations on the identity claims. According to Manuel O. Castells, the self-conception is affected by the way we explain –and imagine- the relationship with the alter. Finally, this study focuses on the social and cultural influences on individual or collective representations faced by the actor in the definition of who he is.

Il presente elaborato ha l'intento di proporre una disamina di opere, in cui l’identità –termine d’uso popolare e disinvolto, ancorché evanescente nel concetto- sia stata scorta e pungolata. Avendo cura di evidenziare le peculiarità teoriche, fenomenologiche e metodologiche dei manuali considerati, ne sono stati esplorati i tracciati esplicativi, più o meno battuti od appena imboccati dagli autori, e si è dedicata altresì attenzione alle propensioni terminologiche approntate. Nella valutazione dei contributi l’identità emerge come una dinamica continua ed incessante di definizione e di auto-concezione di ciò che un attore, individuale o collettivo, è; tale rappresentazione è atta, inoltre, a garantire una trascendenza avvalorata ed una continuità spazio-temporale del soggetto coinvolto. Il capitolo iniziale si è premurato di riportare gli apporti maggiormente teoretici, ove si dà conto dell’insorgenza e della manifestazione identitaria all’interno di interazioni sociali, con specifico riferimento a quelle di tipo verticale. L’individuazione e la sussistenza dell’identità in rapporti di potere e d’autorità, oltre a testimoniarne la natura relazionale, presenta per alcune esposizioni la possibilità di rinfocolare l’analisi di tali legami, oggetti tradizionali di studio nelle scienze sociali: baluardo di questa interpretazione è stato Heinrich Popitz, il quale ritiene come la soggettività sociale –ovvero l’identità nella propria narrativa- trovi una sede privilegiata nell’autorità con il processo di riconoscimento da essa contemplato; benché iscritto in una dinamica di potere sostanziale, precisata come simbolica, tale fenomeno è altrettanto recuperato da Mario Stoppino ed analogamente inteso come attività di formulazione e convalida dell’identità etico-sociale. Configurandosi come ciò che viene posto in gioco ed agognato nella relazione, il riconoscimento concede l’opportunità, per Popitz, di investigare l’ambito di discrezionalità di chi accetti, al fine del conseguimento, di sottomettersi ad un rapporto verticale, certamente oneroso. La stesura ha ereditato la necessità di procedere con questa apertura nell’interrogazione, non disdegnata nemmeno da Stoppino, e ha soppesato, nel singolare bene perseguito, la fondatezza di una duplice dimensione: le componenti normative e catettiche suggeriscono la concretizzazione di un’esperienza di sé celebrata ed integrata, corrispondendo al bisogno motivato alla base dell’aspirazione autoritaria. L’inchiesta si è focalizzata ulteriormente sull’esame dello stato mentale del sottoposto, osservando le facoltà cognitive coinvolte nel fenomeno; allo stesso tempo, il quadro vede aggiungere un elemento di complessità nell’ipotesi di una classificazione formale dell’identità, nonché del riconoscimento che ad essa da corpo. Ad articolare successivamente lo spettro di indagine con cui sondare l’identità, sono le riflessioni che hanno ispirato la sezione conclusiva della ricerca, in cui approccio è stato teso a problematizzare come, nella pratica, l’identità sia stata o tenda ad essere declinata. Ci si è concentrati sulle qualità descrittive tipicamente richiamate nelle rivendicazioni identitarie, nonché sulle proprietà, di sostanza e di rilevanza, che esse manifestano. Questa visione viene osservata da Samuel Huntington, mentre a Manuel Castells si deve la menzione di una figura tipica della letteratura sull’identità, sebbene attraverso una prospettiva peculiare: a concorrere nella modulazione della concezione di sé non sarebbero solamente i tratti attribuiti e percepiti nell’alter, ma anche il rapporto che con esso si instaura nell’interpretazione dell’attore. Infine si è valutata la proposta di tenere conto, nella selezione degli attributi e dell’ottica con cui trattarli, delle sollecitazioni d’ordine culturale o sociale, comunque ponderate dal singolo e dai gruppi.

Lo Spettro dell'Identità

ROSSI, CAMILLA
2019/2020

Abstract

Despite being commonly used in day-to-day language, the concept of “identity” is easily ambiguous in the actual meaning. This study carries out a brief survey of identity notions in academic dissertations: for the purpose of analysis, the distinguishing features in the theory, phenomenology and methodology were considered as well as the terminological propensities embraced in the authors’ writing style. Identity, in the examined literature, emerges both as a definition and self-representation process, thanks to which the actor –either being an individual or a collective- refines the idea of who he is. Moreover, the agent’s experience implies constant and unceasing dynamics, conceiving a celebrated and transcended continuity in space and time. The first chapter of this evaluation is going to discuss the theoretical approaches to the identity, which outline the source of the self-conception in social interactions, specifically in the vertical relationships. In the “Phenomena of Power”, the German sociologist Heinrich Popitz argues that identity takes shape through recognition in the authority bond; the Italian political scientist Mario Stoppino suggests likewise the formalizing role of recognition, even though he appraises the connection within the so-called symbolic power. This perceived interweaving may offer an original perspective in the traditional debate on this subject matter, as it probes the subordinate’s degree of discretion and active participation. Testing whether the ascribable dimensions nor the cognitive skills involved in the recognition act, a more comprehensive understanding of the followers’ state of mind was tried to grasp. An attempt to come up with a formal categorization scheme of identity has been made too. The dialectical nature of the phenomenon has also been pointed out in the last section, which further explores the spectrum of investigation by drawing attention to how identity tends to be declined in practice. Samuel P. Huntington’s “Who Are We?” gives a detailed description of how American Identity has been created through the national discourse in the last four centuries: the Harvard political professor summarizes the widely-referred quality factors and sketches out the changing positions in the substance and relevance proprieties. Another reference in the delineation efforts is the alter, a key-figure in the socio-psychological interpretations on the identity claims. According to Manuel O. Castells, the self-conception is affected by the way we explain –and imagine- the relationship with the alter. Finally, this study focuses on the social and cultural influences on individual or collective representations faced by the actor in the definition of who he is.
2019
Identity Spectra
Il presente elaborato ha l'intento di proporre una disamina di opere, in cui l’identità –termine d’uso popolare e disinvolto, ancorché evanescente nel concetto- sia stata scorta e pungolata. Avendo cura di evidenziare le peculiarità teoriche, fenomenologiche e metodologiche dei manuali considerati, ne sono stati esplorati i tracciati esplicativi, più o meno battuti od appena imboccati dagli autori, e si è dedicata altresì attenzione alle propensioni terminologiche approntate. Nella valutazione dei contributi l’identità emerge come una dinamica continua ed incessante di definizione e di auto-concezione di ciò che un attore, individuale o collettivo, è; tale rappresentazione è atta, inoltre, a garantire una trascendenza avvalorata ed una continuità spazio-temporale del soggetto coinvolto. Il capitolo iniziale si è premurato di riportare gli apporti maggiormente teoretici, ove si dà conto dell’insorgenza e della manifestazione identitaria all’interno di interazioni sociali, con specifico riferimento a quelle di tipo verticale. L’individuazione e la sussistenza dell’identità in rapporti di potere e d’autorità, oltre a testimoniarne la natura relazionale, presenta per alcune esposizioni la possibilità di rinfocolare l’analisi di tali legami, oggetti tradizionali di studio nelle scienze sociali: baluardo di questa interpretazione è stato Heinrich Popitz, il quale ritiene come la soggettività sociale –ovvero l’identità nella propria narrativa- trovi una sede privilegiata nell’autorità con il processo di riconoscimento da essa contemplato; benché iscritto in una dinamica di potere sostanziale, precisata come simbolica, tale fenomeno è altrettanto recuperato da Mario Stoppino ed analogamente inteso come attività di formulazione e convalida dell’identità etico-sociale. Configurandosi come ciò che viene posto in gioco ed agognato nella relazione, il riconoscimento concede l’opportunità, per Popitz, di investigare l’ambito di discrezionalità di chi accetti, al fine del conseguimento, di sottomettersi ad un rapporto verticale, certamente oneroso. La stesura ha ereditato la necessità di procedere con questa apertura nell’interrogazione, non disdegnata nemmeno da Stoppino, e ha soppesato, nel singolare bene perseguito, la fondatezza di una duplice dimensione: le componenti normative e catettiche suggeriscono la concretizzazione di un’esperienza di sé celebrata ed integrata, corrispondendo al bisogno motivato alla base dell’aspirazione autoritaria. L’inchiesta si è focalizzata ulteriormente sull’esame dello stato mentale del sottoposto, osservando le facoltà cognitive coinvolte nel fenomeno; allo stesso tempo, il quadro vede aggiungere un elemento di complessità nell’ipotesi di una classificazione formale dell’identità, nonché del riconoscimento che ad essa da corpo. Ad articolare successivamente lo spettro di indagine con cui sondare l’identità, sono le riflessioni che hanno ispirato la sezione conclusiva della ricerca, in cui approccio è stato teso a problematizzare come, nella pratica, l’identità sia stata o tenda ad essere declinata. Ci si è concentrati sulle qualità descrittive tipicamente richiamate nelle rivendicazioni identitarie, nonché sulle proprietà, di sostanza e di rilevanza, che esse manifestano. Questa visione viene osservata da Samuel Huntington, mentre a Manuel Castells si deve la menzione di una figura tipica della letteratura sull’identità, sebbene attraverso una prospettiva peculiare: a concorrere nella modulazione della concezione di sé non sarebbero solamente i tratti attribuiti e percepiti nell’alter, ma anche il rapporto che con esso si instaura nell’interpretazione dell’attore. Infine si è valutata la proposta di tenere conto, nella selezione degli attributi e dell’ottica con cui trattarli, delle sollecitazioni d’ordine culturale o sociale, comunque ponderate dal singolo e dai gruppi.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/576