La crescente disuguaglianza di reddito e il continuo deterioramento dell’ambiente rappresentano due tra le più pressanti questioni della nostra epoca. Le due tematiche non sono certamente indipendenti, e, in molti casi, per arrivare a comprendere le cause dell’aumento sproporzionato di temperatura del nostro pianeta negli ultimi decenni, bisogna proprio fare riferimento alle modalità di crescita e di sviluppo del sistema produttivo e del tessuto sociale, sia a livello globale, sia all’interno degli stati stessi. Lo studio della relazione tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale ha fino ad ora prodotto come principale risultato lo sviluppo di una curva di Kuznets “Ambientale”, la quale mostra come nelle prime fasi dello sviluppo l’impatto delle attività produttive sull’ambiente continui a crescere, fino al punto in cui, una volta oltrepassata una certa soglia di benessere, il tutto diventa sempre più sostenibile. Questo approccio rappresenta una base interessante per lo studio della materia, ma ha subito varie critiche, soprattutto riguardo alle fragili basi statistiche su cui si fonda dimostrate per altro dai risultati di molti paesi in via di sviluppo che riescono ad essere più performanti di alcuni paesi sviluppati. Si ha dunque necessita di considerare più variabili per studiare come la crescita di uno stato impatti sull’ambiente.Come John K. Boyce scriveva già nel 1994 , una sempre maggiore concentrazione della ricchezza porta ad una conseguente crescita dell’accentramento del potere decisionale, facendo sì che i cosiddetti “vincitori” del sistema possano continuare ad arrichirsi, attraverso attività insostenibili per il pianeta, senza doverne pagare i costi, ovvero le conseguenze negative delle loro decisioni, che vengono invece sobbarcate sulle spalle dei cosiddetti “sconfitti”. In quest’opera l’autore portava evidenza di come, appunto, il sistema fosse imperfetto e di come la crescente disuguaglianza economica e, di conseguenza decisionale, comporti un sempre crescente deterioramento dell’ambiente. Venivano individuate 3 ragioni principali : 1. L’eccessivo impatto ambientale delle attività dei “vincitori” non è compensato dalle decisioni preservatrici degli “sconfitti”, che non hanno la possibilità e il potere per far valere le loro posizioni; 2. La disuguaglianza accresce il valore dei guadagni ottenuti dai ricchi rispetto ai costi imposti ai poveri; 3. La disuguaglianza porta, sia da parte dei “vincitori” che da parte degli “sconfitti”, ad uno scostamento della variabile del tempo dalla situazione ideale. Entrambe le categorie saranno infatti portate a prediligere decisioni che migliorino il breve periodo creando danno nel lungo, piuttosto che il contrario. Boyce sostiene dunque, seppur senza mai citare la curva di Kuznets, che la sostenibilità ambientale di un sistema non possa essere spiegata solo dal suo livello di benessere generale, ma, soprattutto, dalla distribuzione di questo benessere, che, a sua volta, influisce sulle modalità di crescita e sviluppo del sistema stesso . Questa riflessione appare oggi più attuale che mai e pone in primo piano l’importanza di politiche che rendano più equo il sistema e la distribuzione del potere e della ricchezza, al fine di garantire uno sviluppo che possa essere più sostenibile e, perciò, duraturo.

Disuguaglianze e ambiente: studio della relazione tra disuguaglianze socio-economiche e cambiamento climatico

STEFANELLI, FEDERICO
2019/2020

Abstract

La crescente disuguaglianza di reddito e il continuo deterioramento dell’ambiente rappresentano due tra le più pressanti questioni della nostra epoca. Le due tematiche non sono certamente indipendenti, e, in molti casi, per arrivare a comprendere le cause dell’aumento sproporzionato di temperatura del nostro pianeta negli ultimi decenni, bisogna proprio fare riferimento alle modalità di crescita e di sviluppo del sistema produttivo e del tessuto sociale, sia a livello globale, sia all’interno degli stati stessi. Lo studio della relazione tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale ha fino ad ora prodotto come principale risultato lo sviluppo di una curva di Kuznets “Ambientale”, la quale mostra come nelle prime fasi dello sviluppo l’impatto delle attività produttive sull’ambiente continui a crescere, fino al punto in cui, una volta oltrepassata una certa soglia di benessere, il tutto diventa sempre più sostenibile. Questo approccio rappresenta una base interessante per lo studio della materia, ma ha subito varie critiche, soprattutto riguardo alle fragili basi statistiche su cui si fonda dimostrate per altro dai risultati di molti paesi in via di sviluppo che riescono ad essere più performanti di alcuni paesi sviluppati. Si ha dunque necessita di considerare più variabili per studiare come la crescita di uno stato impatti sull’ambiente.Come John K. Boyce scriveva già nel 1994 , una sempre maggiore concentrazione della ricchezza porta ad una conseguente crescita dell’accentramento del potere decisionale, facendo sì che i cosiddetti “vincitori” del sistema possano continuare ad arrichirsi, attraverso attività insostenibili per il pianeta, senza doverne pagare i costi, ovvero le conseguenze negative delle loro decisioni, che vengono invece sobbarcate sulle spalle dei cosiddetti “sconfitti”. In quest’opera l’autore portava evidenza di come, appunto, il sistema fosse imperfetto e di come la crescente disuguaglianza economica e, di conseguenza decisionale, comporti un sempre crescente deterioramento dell’ambiente. Venivano individuate 3 ragioni principali : 1. L’eccessivo impatto ambientale delle attività dei “vincitori” non è compensato dalle decisioni preservatrici degli “sconfitti”, che non hanno la possibilità e il potere per far valere le loro posizioni; 2. La disuguaglianza accresce il valore dei guadagni ottenuti dai ricchi rispetto ai costi imposti ai poveri; 3. La disuguaglianza porta, sia da parte dei “vincitori” che da parte degli “sconfitti”, ad uno scostamento della variabile del tempo dalla situazione ideale. Entrambe le categorie saranno infatti portate a prediligere decisioni che migliorino il breve periodo creando danno nel lungo, piuttosto che il contrario. Boyce sostiene dunque, seppur senza mai citare la curva di Kuznets, che la sostenibilità ambientale di un sistema non possa essere spiegata solo dal suo livello di benessere generale, ma, soprattutto, dalla distribuzione di questo benessere, che, a sua volta, influisce sulle modalità di crescita e sviluppo del sistema stesso . Questa riflessione appare oggi più attuale che mai e pone in primo piano l’importanza di politiche che rendano più equo il sistema e la distribuzione del potere e della ricchezza, al fine di garantire uno sviluppo che possa essere più sostenibile e, perciò, duraturo.
2019
inequality and environment: relationship between global inequalities and climate change
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