Nel corso del XX secolo il processo civile americano è andato incontro a numerosi cambiamenti. In origine tale esperienza processuale era considerata come un unicum nel panorama mondiale, sia per l'importanza che l'iniziativa delle parti private rivestiva in essa e sia, come diretto corollario, per i ridotti poteri di intervento del giudice durante tutta la durata del procedimento, chiamato unicamente a garantirne la legalità ma non in grado di influire sul suo svolgimento, lasciato nella piena disponibilità dei litiganti, liberi di dare ad esso l'impulso iniziale, la direzione intermedia, e, per la maggior parte delle dispute, anche un finale, nella convinzione che la verità sarebbe emersa dal confronto tra questi ultimi. Tuttavia, negli ultimi anni i cambiamenti sostanziali e le riforme legislative sono stati molteplici, rafforzando i poteri di intervento dell'organo giudiziario e avvicinando gli Stati Uniti alle esperienze continentali. Il lavoro si pone come obiettivo lo studio di questi cambiamenti e riforme analizzando una particolare fase del processo, vale a dire la fase introduttiva. Il pleading americano, nato come una concisa e semplice esposizione delle pretese delle parti e non richiedendo dunque alcuna allegazione fattuale, si differenziava enormemente dal corrispettivo atto nei principali ordinamenti di civil law, e rappresentava perfettamente la cultura processuale statunitense. Tale impostazione liberale dell'atto introduttivo, più volte criticata anche alla luce degli effetti distorsivi che aveva sul sistema di giustizia nel suo complesso, è stata messa in discussione con due sentenze della Corte Suprema nel 2006 e 2009. Dopo oltre mezzo secolo la Corte ha mutato il proprio orientamento giurisprudenziale e ha inflitto un duro colpo ad una delle ultime caratteristiche di eccezionalità presenti nell'ordinamento americano. Infine, dopo lo studio dei principali cambiamenti negli Stati Uniti, la tesi si propone di mettere in relazione lordinamento statunitense con l'ordinamento anglosassone e con l'ordinamento italiano, nella consapevolezza che la comparazione tra ordinamenti diversi può favorire la riduzione delle differenze tra i sistemi e l'instaurazione di regole processuali transnazionali, applicabili a tutte le controversie indipendentemente dai confini tra Stati.
Gli atti introduttivi del processo civile nella esperienza statunitense: tendenze evolutive
BENEDINI, LUCA
2018/2019
Abstract
Nel corso del XX secolo il processo civile americano è andato incontro a numerosi cambiamenti. In origine tale esperienza processuale era considerata come un unicum nel panorama mondiale, sia per l'importanza che l'iniziativa delle parti private rivestiva in essa e sia, come diretto corollario, per i ridotti poteri di intervento del giudice durante tutta la durata del procedimento, chiamato unicamente a garantirne la legalità ma non in grado di influire sul suo svolgimento, lasciato nella piena disponibilità dei litiganti, liberi di dare ad esso l'impulso iniziale, la direzione intermedia, e, per la maggior parte delle dispute, anche un finale, nella convinzione che la verità sarebbe emersa dal confronto tra questi ultimi. Tuttavia, negli ultimi anni i cambiamenti sostanziali e le riforme legislative sono stati molteplici, rafforzando i poteri di intervento dell'organo giudiziario e avvicinando gli Stati Uniti alle esperienze continentali. Il lavoro si pone come obiettivo lo studio di questi cambiamenti e riforme analizzando una particolare fase del processo, vale a dire la fase introduttiva. Il pleading americano, nato come una concisa e semplice esposizione delle pretese delle parti e non richiedendo dunque alcuna allegazione fattuale, si differenziava enormemente dal corrispettivo atto nei principali ordinamenti di civil law, e rappresentava perfettamente la cultura processuale statunitense. Tale impostazione liberale dell'atto introduttivo, più volte criticata anche alla luce degli effetti distorsivi che aveva sul sistema di giustizia nel suo complesso, è stata messa in discussione con due sentenze della Corte Suprema nel 2006 e 2009. Dopo oltre mezzo secolo la Corte ha mutato il proprio orientamento giurisprudenziale e ha inflitto un duro colpo ad una delle ultime caratteristiche di eccezionalità presenti nell'ordinamento americano. Infine, dopo lo studio dei principali cambiamenti negli Stati Uniti, la tesi si propone di mettere in relazione lordinamento statunitense con l'ordinamento anglosassone e con l'ordinamento italiano, nella consapevolezza che la comparazione tra ordinamenti diversi può favorire la riduzione delle differenze tra i sistemi e l'instaurazione di regole processuali transnazionali, applicabili a tutte le controversie indipendentemente dai confini tra Stati.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/6502