Da svariati anni ormai, l’istituto della class action è al centro di un acceso dibattito dottrinale e legislativo, sia in Italia che nel loro luogo di nascita, gli Stati Uniti. In questo ordinamento, infatti, tale strumento processuale fa ormai parte del patrimonio legislativo nazionale, rappresentando un efficace strumento di tutela accessibile ad ogni cittadino. Pur non mancando esempi della travolgente efficacia del rimedio in esame (alcuni casi hanno portato i cittadini ricorrenti ad ottenere risarcimenti da capogiro e i dirigenti di società a condanne più che esemplari) è d’obbligo ammettere che talvolta l’istituto della class action ha prestato il fianco ad abusi e distorsioni da parte dei suoi fruitori. Ciononostante, il sistema legislativo italiano, come spesso accade, ha aperto le sue porte alla class action solo di recente, frustrandone tuttavia l’operatività con l’introduzione di stringenti limiti (primo tra tutti, quello soggettivo) che hanno, de facto, svuotato l’istituto di una reale ed effettiva funzione risarcitoria nei confronti dei soggetti lesi. La normativa nazionale, infatti, pur ispirandosi (almeno nelle intenzioni) a quella statunitense, risente in modo sensibile dello scetticismo comunitario, che ancora non sembra vedere di buon occhio tale istituto. La dottrina e il mondo politico-legislativo nazionale sono divisi, infatti, tra coloro che auspicano una fedele importazione del modello statunitense, in virtù della menzionata rilevanza giuridica e sociale dell’istituto, e coloro che invece, forse proprio temendo gli effetti di un così rilevante potere nelle mani dei singoli cittadini, ritengono che l’azione individuale sia di per sé sufficiente ad assicurare al singolo la tutela dei propri diritti. Tra coloro che caldeggiano una reale introduzione della class action negli ordinamenti comunitari merita particolare attenzione il lavoro del prof. Antonio Gidi, ordinario negli Stati Uniti, che con il suo “Codice del processo civile collettivo” offre uno strumento organico ed efficace ai fini dell’introduzione a tutti gli effetti della class action nei sistemi di civil law.

LIMITS AND FUTURE ASPIRATIONS OF THE ITALIAN CLASS ACTION: A COMPARATIVE STUDY OF CLASS ACTIONS IN THE UNITED STATES OF AMERICA, EUROPE AND ITALY.

DI FONZO, CAMILLA
2014/2015

Abstract

Da svariati anni ormai, l’istituto della class action è al centro di un acceso dibattito dottrinale e legislativo, sia in Italia che nel loro luogo di nascita, gli Stati Uniti. In questo ordinamento, infatti, tale strumento processuale fa ormai parte del patrimonio legislativo nazionale, rappresentando un efficace strumento di tutela accessibile ad ogni cittadino. Pur non mancando esempi della travolgente efficacia del rimedio in esame (alcuni casi hanno portato i cittadini ricorrenti ad ottenere risarcimenti da capogiro e i dirigenti di società a condanne più che esemplari) è d’obbligo ammettere che talvolta l’istituto della class action ha prestato il fianco ad abusi e distorsioni da parte dei suoi fruitori. Ciononostante, il sistema legislativo italiano, come spesso accade, ha aperto le sue porte alla class action solo di recente, frustrandone tuttavia l’operatività con l’introduzione di stringenti limiti (primo tra tutti, quello soggettivo) che hanno, de facto, svuotato l’istituto di una reale ed effettiva funzione risarcitoria nei confronti dei soggetti lesi. La normativa nazionale, infatti, pur ispirandosi (almeno nelle intenzioni) a quella statunitense, risente in modo sensibile dello scetticismo comunitario, che ancora non sembra vedere di buon occhio tale istituto. La dottrina e il mondo politico-legislativo nazionale sono divisi, infatti, tra coloro che auspicano una fedele importazione del modello statunitense, in virtù della menzionata rilevanza giuridica e sociale dell’istituto, e coloro che invece, forse proprio temendo gli effetti di un così rilevante potere nelle mani dei singoli cittadini, ritengono che l’azione individuale sia di per sé sufficiente ad assicurare al singolo la tutela dei propri diritti. Tra coloro che caldeggiano una reale introduzione della class action negli ordinamenti comunitari merita particolare attenzione il lavoro del prof. Antonio Gidi, ordinario negli Stati Uniti, che con il suo “Codice del processo civile collettivo” offre uno strumento organico ed efficace ai fini dell’introduzione a tutti gli effetti della class action nei sistemi di civil law.
2014
LIMITS AND FUTURE ASPIRATIONS OF THE ITALIAN CLASS ACTION: A COMPARATIVE STUDY OF CLASS ACTIONS IN THE UNITED STATES OF AMERICA, EUROPE AND ITALY.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
Per maggiori informazioni e per verifiche sull'eventuale disponibilità del file scrivere a: unitesi@unipv.it.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/6636