Le Partitiones Oratoriae, comunemente annoverate tra le opere retoriche ‘minori’ di Cicerone, dopo essere state oggetto di una fiorente stagione di studi nella Germania dei primi del Novecento, furono in seguito trascurate in favore della ‘triade retorica maggiore’, costituita da de oratore, Brutus e Orator. A dispetto di questa tendenza critica ormai comune, esse rappresentano un momento di riflessione importante per Cicerone, una tappa fondamentale del suo percorso di teorico dell’oratoria, la cui conoscenza merita di essere approfondita. Le Partitiones Oratoriae, infatti, si distinguono nettamente dal resto della produzione ciceroniana — fatta eccezione per i successivi Topica — sia per il contenuto spiccatamente tecnico sia per la forma: un dialogo catechistico ‘amebeo’, quasi lo scheletro di una pièce teatrale, tra lo stesso Cicerone e il figlio Marco, fotografati nell’atto di discutere sulle ripartizioni dell’oratoria. Il lavoro di tesi magistrale, articolato in quattro capitoli, si è posto come obiettivo un’attenta analisi delle Partitiones Oratoriae allo scopo di rivalutarle, riscattandole dall’ingrata definizione di opera ‘minore’ e dimostrandone coerenza e coesione all’interno del più ampio progetto retorico. Dopo aver inquadrato il testo nella vasta produzione ciceroniana (I capitolo) e dopo aver discusso questioni di ordine generale, come la dibattuta cronologia e la tradizione del testo (II capitolo), il commento tematico ha inteso dimostrare l’adesione delle Partitiones Oratoriae al genere letterario della manualistica retorica in lingua latina (III capitolo), in ragione soprattutto del loro contenuto molto tecnico. Visto il problematico rapporto di Cicerone con il genere letterario del manuale, sfiorato in gioventù nel progetto rimasto incompiuto del de inventione e poi completamente ripensato in quel ‘manuale alternativo’ che è il de oratore, la definizione delle Partitiones Oratoriae come manuale di retorica appare per nulla scontata, come sembra suggerire anche Manfred Fuhrmann in Das Systematische Lehrbuch (1960), storico lavoro sul genere manualistico nel quale le Partitiones Oratoriae non furono affrontate. Quanto ai metodi che si sono impiegati nell’analisi, si è proceduto individuando ed esaminando le caratteristiche che consentono di parlare di manuale, in particolare: il debito di riconoscenza verso le dottrine retoriche accademiche (part. 139), il format didattico domanda-risposta, il rilevamento di strutture testuali e spie lessicali tipiche della manualistica, e il confronto con la Rhetorica ad Herennium, il più antico manuale di retorica in lingua latina giuntoci per intero. Una volta dimostrata l’appartenenza al genere manualistico, nel successivo IV capitolo sono stati analizzati l’impiego della forma dialogica e la dedica al figlio Marco, al fine di sostenere la riformulazione del manuale da parte di Cicerone, operata sia tramite la scelta del format domanda-risposta sia tramite il conseguente inserimento delle Partitiones Oratoriae nella tradizione didattica romana, nella quale il pater svolgeva una funzione educativa decisamente rilevante. L’opera infine, precedentemente contestualizzata in rapporto al resto della letteratura latina dedicata dai padri ai figli, è stata messa a confronto con il De officiis, di poco successivo, alla ricerca di un pattern paideutico comune che possa illuminare sul progetto educativo in cui Cicerone sembra essere stato impegnato negli ultimi anni.

Cicerone maestro di Marco. Le Partitiones Oratoriae nel progetto educativo ciceroniano.

OLIVA, MATILDE
2017/2018

Abstract

Le Partitiones Oratoriae, comunemente annoverate tra le opere retoriche ‘minori’ di Cicerone, dopo essere state oggetto di una fiorente stagione di studi nella Germania dei primi del Novecento, furono in seguito trascurate in favore della ‘triade retorica maggiore’, costituita da de oratore, Brutus e Orator. A dispetto di questa tendenza critica ormai comune, esse rappresentano un momento di riflessione importante per Cicerone, una tappa fondamentale del suo percorso di teorico dell’oratoria, la cui conoscenza merita di essere approfondita. Le Partitiones Oratoriae, infatti, si distinguono nettamente dal resto della produzione ciceroniana — fatta eccezione per i successivi Topica — sia per il contenuto spiccatamente tecnico sia per la forma: un dialogo catechistico ‘amebeo’, quasi lo scheletro di una pièce teatrale, tra lo stesso Cicerone e il figlio Marco, fotografati nell’atto di discutere sulle ripartizioni dell’oratoria. Il lavoro di tesi magistrale, articolato in quattro capitoli, si è posto come obiettivo un’attenta analisi delle Partitiones Oratoriae allo scopo di rivalutarle, riscattandole dall’ingrata definizione di opera ‘minore’ e dimostrandone coerenza e coesione all’interno del più ampio progetto retorico. Dopo aver inquadrato il testo nella vasta produzione ciceroniana (I capitolo) e dopo aver discusso questioni di ordine generale, come la dibattuta cronologia e la tradizione del testo (II capitolo), il commento tematico ha inteso dimostrare l’adesione delle Partitiones Oratoriae al genere letterario della manualistica retorica in lingua latina (III capitolo), in ragione soprattutto del loro contenuto molto tecnico. Visto il problematico rapporto di Cicerone con il genere letterario del manuale, sfiorato in gioventù nel progetto rimasto incompiuto del de inventione e poi completamente ripensato in quel ‘manuale alternativo’ che è il de oratore, la definizione delle Partitiones Oratoriae come manuale di retorica appare per nulla scontata, come sembra suggerire anche Manfred Fuhrmann in Das Systematische Lehrbuch (1960), storico lavoro sul genere manualistico nel quale le Partitiones Oratoriae non furono affrontate. Quanto ai metodi che si sono impiegati nell’analisi, si è proceduto individuando ed esaminando le caratteristiche che consentono di parlare di manuale, in particolare: il debito di riconoscenza verso le dottrine retoriche accademiche (part. 139), il format didattico domanda-risposta, il rilevamento di strutture testuali e spie lessicali tipiche della manualistica, e il confronto con la Rhetorica ad Herennium, il più antico manuale di retorica in lingua latina giuntoci per intero. Una volta dimostrata l’appartenenza al genere manualistico, nel successivo IV capitolo sono stati analizzati l’impiego della forma dialogica e la dedica al figlio Marco, al fine di sostenere la riformulazione del manuale da parte di Cicerone, operata sia tramite la scelta del format domanda-risposta sia tramite il conseguente inserimento delle Partitiones Oratoriae nella tradizione didattica romana, nella quale il pater svolgeva una funzione educativa decisamente rilevante. L’opera infine, precedentemente contestualizzata in rapporto al resto della letteratura latina dedicata dai padri ai figli, è stata messa a confronto con il De officiis, di poco successivo, alla ricerca di un pattern paideutico comune che possa illuminare sul progetto educativo in cui Cicerone sembra essere stato impegnato negli ultimi anni.
2017
Cicero as Marcus' teacher. Partitiones Oratoriae in Cicero's educational project.
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