La tesi si ripropone di indagare il ruolo del negativo nella filosofia di Merleau-Ponty, e in particolare nella costruzione della sua ontologia della carne. L’obiettivo è quello di far emergere come, proprio attorno al ruolo della negatività, si giochi il rapporto dialettico tra Merleau-Ponty e Hegel. Nel comune intento di superare i limiti e il dogmatismo delle filosofie sia realiste che idealiste, Hegel e Merleau-Ponty utilizzano come arma teorica il ripensamento del ruolo del negativo nella struttura dell’essere. Entrambi, contro le filosofie della riflessione, intendono opporsi all’idea di un essere positivo e chiuso in sé stesso, raggiungibile o meno dalla conoscenza soggettiva, qui intesa come mero strumento. Entrambi vogliono, invece, mostrare come il negativo, l’apparente frattura creata dallo sguardo soggettivo sul mondo e le dinamiche di alterità siano costitutive dell’essere stesso, il quale per essere inteso come Assoluto deve essere pensato nell’unione di positivo e negativo, attivo e passivo. Il rapporto tra Merleau-Ponty e Hegel, però, come si è detto, va inteso in modo dialettico: sul tema del negativo, oltre al loro incontro, si gioca anche il loro allontanamento. Si potrebbe anzi dire che l’ontologia merleau-pontiana si costruisca come radicalizzazione del pensiero dialettico hegeliano. Non a caso, Merleau-Ponty introduce la nozione di iperdialettica per superare i limiti della dialettica hegeliana, e non solo. La dialettica, per essere veramente tale, per essere, cioè, costante dinamismo, reiterazione della domanda filosofica, essere in movimento, non deve ambire ad assumere nessuna forma definitiva, nessuna caratterizzazione formale. Deve, al contrario, mantenersi nel suo stato di perpetuo accadimento, ammettendo come costitutiva la sua propria incompletezza. Il superamento di Hegel sta dunque in questo, nel portare alle sue estreme conseguenze un pensiero dialettico che voglia cogliere l’essere nella sua costitutiva alterità, nel suo essere poliforme, identico a sé proprio in quanto attraversato dalla differenza. Il pensiero sull’essere, dunque, per essere davvero radicale deve rinunciare a qualsiasi pretesa di completezza, farsi non-filosofia, ontologia indiretta, teologia negativa.
Il pensiero fondamentale. Il negativo da Merleau-Ponty a Hegel (e ritorno)
ORLANDO, CINZIA
2017/2018
Abstract
La tesi si ripropone di indagare il ruolo del negativo nella filosofia di Merleau-Ponty, e in particolare nella costruzione della sua ontologia della carne. L’obiettivo è quello di far emergere come, proprio attorno al ruolo della negatività, si giochi il rapporto dialettico tra Merleau-Ponty e Hegel. Nel comune intento di superare i limiti e il dogmatismo delle filosofie sia realiste che idealiste, Hegel e Merleau-Ponty utilizzano come arma teorica il ripensamento del ruolo del negativo nella struttura dell’essere. Entrambi, contro le filosofie della riflessione, intendono opporsi all’idea di un essere positivo e chiuso in sé stesso, raggiungibile o meno dalla conoscenza soggettiva, qui intesa come mero strumento. Entrambi vogliono, invece, mostrare come il negativo, l’apparente frattura creata dallo sguardo soggettivo sul mondo e le dinamiche di alterità siano costitutive dell’essere stesso, il quale per essere inteso come Assoluto deve essere pensato nell’unione di positivo e negativo, attivo e passivo. Il rapporto tra Merleau-Ponty e Hegel, però, come si è detto, va inteso in modo dialettico: sul tema del negativo, oltre al loro incontro, si gioca anche il loro allontanamento. Si potrebbe anzi dire che l’ontologia merleau-pontiana si costruisca come radicalizzazione del pensiero dialettico hegeliano. Non a caso, Merleau-Ponty introduce la nozione di iperdialettica per superare i limiti della dialettica hegeliana, e non solo. La dialettica, per essere veramente tale, per essere, cioè, costante dinamismo, reiterazione della domanda filosofica, essere in movimento, non deve ambire ad assumere nessuna forma definitiva, nessuna caratterizzazione formale. Deve, al contrario, mantenersi nel suo stato di perpetuo accadimento, ammettendo come costitutiva la sua propria incompletezza. Il superamento di Hegel sta dunque in questo, nel portare alle sue estreme conseguenze un pensiero dialettico che voglia cogliere l’essere nella sua costitutiva alterità, nel suo essere poliforme, identico a sé proprio in quanto attraversato dalla differenza. Il pensiero sull’essere, dunque, per essere davvero radicale deve rinunciare a qualsiasi pretesa di completezza, farsi non-filosofia, ontologia indiretta, teologia negativa.È consentito all'utente scaricare e condividere i documenti disponibili a testo pieno in UNITESI UNIPV nel rispetto della licenza Creative Commons del tipo CC BY NC ND.
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https://hdl.handle.net/20.500.14239/7017