Climate change has been widely recognized as one of the greatest threats the humankind will have to face in the coming decades. However, being subject to concerns of extra-territoriality and potential free-riding behaviors, it does not undergo standard forms of global political governance. Furthermore, the anthropogenic causes of the problem have not been recognized by the totality of the bodies which should cooperate to protect humankind from such a threat. In this context, the role played by the United States assume particular significance: in fact, if it is true that the United States is the world’s major power, it should be added that, until recently, it was also the largest emitter of greenhouse gases. In addition to this, although it could reach the economic status it has today thanks to unlimited carbon emissions more than any other country, man-made causes of climate change are not officially recognized by a significant portion of American citizens, and Washington policy-makers do not intend to bear the blame for global warming alone. In light of the above, it is our aim to analyze US approach towards international commitments of reducing greenhouse gas emissions and see how this has varied under subsequent administrations. In this context, we will see how the White House has alternated presidents who wanted to leave a mark in the battle against climate change – in spite of strong opposition to the implementation of green policies - and administrations in which sceptic voices prevailed, hence making the United States “retrench” from international commitments. In particular, our analysis will start from the years of the landmark conference in Rio de Janeiro in 1992 and conclude with the more recent summit in Paris in 2015 – i.e. the summit at the base of the widely-debated Paris Agreement from which President Trump dramatically announced to withdraw as soon as he entered the White House.

Il riscaldamento globale è stato recentemente riconosciuto come una delle maggiori minacce a cui l’umanità dovrà far fronte nei prossimi anni. Nonostante ciò, al cambiamento climatico non possono essere applicate le normali forme di governance politica globale, in quanto si tratta di un fenomeno extra-territoriale e si presta a comportamenti di “free-riding”. Inoltre, le cause antropogeniche del fenomeno non sono state riconosciute dalla totalità degli attori che dovrebbero cooperare per proteggere l’umanità da tale minaccia. In tale contesto, il ruolo degli Stati Uniti assume particolare rilevanza: infatti, Washington non solo è la maggiore potenza mondiale ma è anche stato, fino a pochi anni fa, il paese ad emettere la maggior quantità dei cosiddetti gas serra. In aggiunta a ciò, si ritiene che negli Stati Uniti, nonostante abbiano potuto raggiungere il loro livello di sviluppo economico attuale grazie alla quantità praticamente illimitata di emissioni più di qualsiasi altro attore nazionale, una parte rilevante dei cittadini non riconosca le cause artificiali del riscaldamento globale e che anche i suoi decisori politici non si siano dimostrati disponibili a riconoscere le proprie colpe come maggiori responsabili del fenomeno. Alla luce di quanto esposto, il nostro obbiettivo è quello di analizzare l’approccio degli Stati Uniti nei confronti degli impegni internazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra e vedere come tale strategia è cambiata durante le varie amministrazioni. Infatti, si vedrà come alla Casa Bianca si sono alternati Presidenti determinati a combattere il problema del cambiamento climatico – nonostante le forti opposizioni all’implementazione di politiche “verdi” – ad altri che si rassegnarono a correnti più scettiche e conservatrici, di fatto isolando la nazione nel processo di mitigazione di tale fenomeno. In particolare, la nostra analisi prenderà in considerazione gli anni compresi tra la storica conferenza svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992 e il summit di Parigi del 2015 – ovvero l’incontro che ha dato origine al celebre Accordo di Parigi da cui il Presidente Trump ha annunciato con clamore di ritirarsi pochi mesi dopo essere stato eletto.

Global Climate Governance and the United States: Unstable Commitments from Rio to Paris

CALDERONI, PAOLO
2017/2018

Abstract

Climate change has been widely recognized as one of the greatest threats the humankind will have to face in the coming decades. However, being subject to concerns of extra-territoriality and potential free-riding behaviors, it does not undergo standard forms of global political governance. Furthermore, the anthropogenic causes of the problem have not been recognized by the totality of the bodies which should cooperate to protect humankind from such a threat. In this context, the role played by the United States assume particular significance: in fact, if it is true that the United States is the world’s major power, it should be added that, until recently, it was also the largest emitter of greenhouse gases. In addition to this, although it could reach the economic status it has today thanks to unlimited carbon emissions more than any other country, man-made causes of climate change are not officially recognized by a significant portion of American citizens, and Washington policy-makers do not intend to bear the blame for global warming alone. In light of the above, it is our aim to analyze US approach towards international commitments of reducing greenhouse gas emissions and see how this has varied under subsequent administrations. In this context, we will see how the White House has alternated presidents who wanted to leave a mark in the battle against climate change – in spite of strong opposition to the implementation of green policies - and administrations in which sceptic voices prevailed, hence making the United States “retrench” from international commitments. In particular, our analysis will start from the years of the landmark conference in Rio de Janeiro in 1992 and conclude with the more recent summit in Paris in 2015 – i.e. the summit at the base of the widely-debated Paris Agreement from which President Trump dramatically announced to withdraw as soon as he entered the White House.
2017
Global Climate Governance and the United States: Unstable Commitments from Rio to Paris
Il riscaldamento globale è stato recentemente riconosciuto come una delle maggiori minacce a cui l’umanità dovrà far fronte nei prossimi anni. Nonostante ciò, al cambiamento climatico non possono essere applicate le normali forme di governance politica globale, in quanto si tratta di un fenomeno extra-territoriale e si presta a comportamenti di “free-riding”. Inoltre, le cause antropogeniche del fenomeno non sono state riconosciute dalla totalità degli attori che dovrebbero cooperare per proteggere l’umanità da tale minaccia. In tale contesto, il ruolo degli Stati Uniti assume particolare rilevanza: infatti, Washington non solo è la maggiore potenza mondiale ma è anche stato, fino a pochi anni fa, il paese ad emettere la maggior quantità dei cosiddetti gas serra. In aggiunta a ciò, si ritiene che negli Stati Uniti, nonostante abbiano potuto raggiungere il loro livello di sviluppo economico attuale grazie alla quantità praticamente illimitata di emissioni più di qualsiasi altro attore nazionale, una parte rilevante dei cittadini non riconosca le cause artificiali del riscaldamento globale e che anche i suoi decisori politici non si siano dimostrati disponibili a riconoscere le proprie colpe come maggiori responsabili del fenomeno. Alla luce di quanto esposto, il nostro obbiettivo è quello di analizzare l’approccio degli Stati Uniti nei confronti degli impegni internazionali per la riduzione delle emissioni di gas serra e vedere come tale strategia è cambiata durante le varie amministrazioni. Infatti, si vedrà come alla Casa Bianca si sono alternati Presidenti determinati a combattere il problema del cambiamento climatico – nonostante le forti opposizioni all’implementazione di politiche “verdi” – ad altri che si rassegnarono a correnti più scettiche e conservatrici, di fatto isolando la nazione nel processo di mitigazione di tale fenomeno. In particolare, la nostra analisi prenderà in considerazione gli anni compresi tra la storica conferenza svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992 e il summit di Parigi del 2015 – ovvero l’incontro che ha dato origine al celebre Accordo di Parigi da cui il Presidente Trump ha annunciato con clamore di ritirarsi pochi mesi dopo essere stato eletto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14239/7334