Lo stupro è sempre stato considerato effetto collaterale dei conflitti armati. Già l’Iliade narra che il bottino di guerra preferito dai vincitori erano le donne del nemico; la stessa fondazione di Roma, stando alla leggenda, si impernia sul Ratto delle Sabine. Un rapporto del 1998 dell’ONU riporta che da sempre i militari hanno considerato lo stupro come il legittimo bottino di guerra, anche per ulteriormente umiliare e sopraffare gli sconfitti. È più recente tuttavia la sua evoluzione in specifica tattica bellica ed ancor più recente è il suo riconoscimento in quanto tale a livello giuridico. Il presente lavoro analizza proprio tale utilizzo, che paradossalmente è contemporaneo ad una maggior presa di coscienza dei diritti umani e della donna, la quale tuttavia risulta la vittima prediletta delle violenze sessuali nei conflitti armati. Molteplici sono gli scopi e le modalità di tale violenza, molteplici le conseguenze. La dissertazione si sviluppa concentrandosi sul diritto internazionale e la giurisprudenza in materia che scaturisce prevalentemente dai Tribunali Penali Internazionali; un punto centrale è la definizione stessa di violenza sessuale nel contesto considerato. Seguono la trattazione delle forme di tutela preventiva e successiva delle vittime, e del sistema costruito dalle Nazioni Unite per affrontare il problema, a cui si collega dunque una disamina delle prospettive future. Se è vero che la violenza sessuale è sempre stata considerata effetto collaterale necessitato dei conflitti armati, è altrettanto vero, come vuole dimostrare questo lavoro, che non lo è. Dunque anche la sua recente caratterizzazione in chiave bellica va estirpata alla radice.

"La violenza sessuale: un crimine internazionale." Sottotitolo: "I crimini di genere nei conflitti armati."

PESCHIERA, ALESSIA
2016/2017

Abstract

Lo stupro è sempre stato considerato effetto collaterale dei conflitti armati. Già l’Iliade narra che il bottino di guerra preferito dai vincitori erano le donne del nemico; la stessa fondazione di Roma, stando alla leggenda, si impernia sul Ratto delle Sabine. Un rapporto del 1998 dell’ONU riporta che da sempre i militari hanno considerato lo stupro come il legittimo bottino di guerra, anche per ulteriormente umiliare e sopraffare gli sconfitti. È più recente tuttavia la sua evoluzione in specifica tattica bellica ed ancor più recente è il suo riconoscimento in quanto tale a livello giuridico. Il presente lavoro analizza proprio tale utilizzo, che paradossalmente è contemporaneo ad una maggior presa di coscienza dei diritti umani e della donna, la quale tuttavia risulta la vittima prediletta delle violenze sessuali nei conflitti armati. Molteplici sono gli scopi e le modalità di tale violenza, molteplici le conseguenze. La dissertazione si sviluppa concentrandosi sul diritto internazionale e la giurisprudenza in materia che scaturisce prevalentemente dai Tribunali Penali Internazionali; un punto centrale è la definizione stessa di violenza sessuale nel contesto considerato. Seguono la trattazione delle forme di tutela preventiva e successiva delle vittime, e del sistema costruito dalle Nazioni Unite per affrontare il problema, a cui si collega dunque una disamina delle prospettive future. Se è vero che la violenza sessuale è sempre stata considerata effetto collaterale necessitato dei conflitti armati, è altrettanto vero, come vuole dimostrare questo lavoro, che non lo è. Dunque anche la sua recente caratterizzazione in chiave bellica va estirpata alla radice.
2016
"Sexual violence: an international crime." Subheading:"Gender crimes in armed conflicts."
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